Oggi la Danimarca ha uno dei programmi di biosicurezza più completi e di successo per la protezione degli animali da allevamento dalle malattie trasmissibili ed è particolarmente nota per le sue popolazioni di suini sani. Ricercatori e allevatori nel Regno Unito e altrove hanno guardato alla Danimarca come modello per l’allevamento del suino almeno dall’inizio del Ventesimo Secolo. Negli anni tra le due guerre, la pratica danese di ospitare i maiali in edifici appositamente progettati sembrava produrre animali più sani e di qualità superiore rispetto ai suini di altri Paesi che vivevano all’aperto o in ambienti interni meno regolamentati. La salute dei suini può essere minacciata da una serie di malattie trasmissibili, tra cui la dissenteria suina, la Prrs e la pleuropolmonite, e queste malattie hanno dimostrato di diffondersi più rapidamente in spazi con scarsa ventilazione e interazione non regolamentata tra diversi gruppi di animali. La Danimarca ha ridotto significativamente l’incidenza di queste malattie senza ricorrere all’utilizzo di antibiotici. Infatti, il sistema di biosicurezza danese si basa in gran parte sul controllo dello spazio, attraverso una rigida separazione delle popolazioni di suini all’interno dello spazio di un singolo allevamento e attraverso il trasporto monitorato tra allevamenti e tra la Danimarca e altri Paesi. Come illustrato in figura 1, ogni punto di contatto tra e all’interno degli allevamenti ha il potenziale per diffondere agenti patogeni. Persone, camion, trattori e animali stessi possono essere considerati dei vettori.
Analisi dei flussi
Uno degli obiettivi delle misure di biosicurezza è prevenire l’introduzione di organismi patogeni in un’azienda e controllare la diffusione delle malattie tra i diversi capannoni di uno stesso allevamento e tra diversi allevamenti in caso di focolai.
L’analisi del flusso in azienda è un modo sistematico per pianificare, disporre e progettare aziende e stalle per migliorare il movimento di persone, animali, mangimi, forniture, materiali, attrezzature e aria di ventilazione dentro, attraverso e fuori dalle stalle e dai capannoni. Le cinque fasi di analisi del flusso (tabella 1) possono essere utilizzate per valutare e mantenere il livello di biosicurezza desiderato e facilitare in modo efficiente e sicuro la gestione dell’operazione e i piani operativi.
Con la dicitura “confini del sistema” si indicano sia i confini esterni di una azienda che quelli dei singoli capannoni. Strade, confini di proprietà, cancelli e recinzioni possono essere utilizzati per definire un confine di un’azienda.
I confini del capannone definiscono la linea di separazione tra aree pulite e sporche, che in molti casi coincidono con l’interno e l’esterno della stalla rispettivamente. Capannoni collegati da corridoi chiusi possono essere considerati un’unica unità, in cui come interno si considera la superficie dei capannoni e quella dei corridoi stessi.
I flussi possono descrivere il movimento di tutto ciò che attraversa un confine ed è essenziale compilare un elenco completo di persone, oggetti e macchinari che oltrepassano tali confini. L’elenco delle persone comprende proprietari, dirigenti, addetti alla cura degli animali, altri dipendenti, consulenti e visitatori. Oggetti e macchinari includono strumenti, forniture, oggetti personali, camion, animali vivi, mangime, acqua, aria, attrezzature, provviste, lettiere e letame.
Le ultime due fasi dell’analisi del flusso consistono nel valutare il rischio di biosicurezza associato a ciascun flusso ed elemento che deve entrare o uscire dal capannone o dall’azienda e sviluppare protocolli per la gestione del rischio.
La panca danese
La panca danese è un elemento del sistema “Danish Specific Pathogen Free” che è stato creato nel 1971 per prevenire il trasferimento di parassiti, batteri e virus patogeni all’interno o tra gli spazi di stabulazione degli animali (figura 2). L’ingresso danese è ora un metodo standard per controllare il rischio di ingresso di malattie nelle aziende di Stati Uniti, Regno Unito e Scandinavia, e i progettatori di aziende zootecniche hanno propagandato il “concetto di fattoria danese” come strategia di progettazione ideale per progetti in Cina e altrove. Questi spazi di transizione gestiscono il passaggio delle persone da ambienti sporchi a ambienti puliti e fungono da dispositivi mnemonici per guidare i comportamenti sanitari sulla soglia tra esterno e interno.
Per capire il concetto di panca danese facciamo un esempio comprensibile a tutti alla luce della recente pandemia di Covid-19. Sono le prime settimane di pandemia e siamo nel pieno del lock down, ci viene voglia di ordinare una pizza d’asporto e la procedura che elaboriamo per far arrivare la pizza nei nostri piatti è un puzzle spaziale per gestire un evento ad alto rischio per la biosicurezza della casa. Le scatole vengono lasciate dal fattorino sulla nostra veranda. Una persona della famiglia indossa scarpe da esterno e guanti di lattice e porta le scatole in garage senza passare per la casa. All’interno della casa, una seconda persona accende il forno e porta una teglia fino alla porta tra la cucina e il garage. Sulla soglia tra cucina e garage, il cartone della pizza viene aperto. Dal lato cucina della porta, la seconda persona fa scivolare la pizza sulla teglia. Le sue mani non possono toccare la scatola, la scatola non può entrare in cucina e la pizza non può toccare l’esterno della scatola. Alla fine, il rischio viene ridotto al minimo inserendo la pizza in forno per la sanificazione.
Le panche danesi sono progettate per rendere più facile per le persone rimuovere indumenti e stivali esterni potenzialmente contaminati e indossare indumenti e stivali specifici per la stalla per prevenire l’ingresso di patogeni attraversando una linea di demarcazione tra esterno ed interno di una stalla. La linea di separazione tra uno spazio potenzialmente infetto e uno spazio occupato da una popolazione di animali non infetta è il concetto chiave per sviluppare una panca danese, che può essere sviluppata in maniera diversa seguendo approcci a due o tre zone.
Panca danese a due zone
La panca danese a due zone consiste in un’area sporca e un’area pulita interfacciate da un’unica linea di separazione e viene principalmente utilizzata quando lo spazio a disposizione è limitato. Il principale limite di questo tipo di panca danese è che area pulita e sporca sono adiacenti e questa caratteristica rende possibile il passaggio accidentale di materiali contaminati attraverso la linea di demarcazione e verso l’interno della struttura (Figura 3).
Con un ingresso danese a due zone, la persona che arriva in stalla per prima cosa immerge le scarpe in una vaschetta disinfettante e poi si siede su una panca o su una sedia posta sulla linea di demarcazione interno/esterno, tenendo gli stivali sporchi sul lato esterno della linea di separazione. La persona toglie gli stivali da esterno e li posiziona nell’area appositamente destinata agli stivali sporchi, si lava le mani con un disinfettante per le mani e, evitando che piedi e calze tocchino il pavimento, fa passare i piedi oltre la linea di separazione e indossa un paio di stivali puliti. Quindi, la persona si lava nuovamente le mani all’apposita stazione di lavaggio e firma il registro prima di entrare nell’area di stabulazione degli animali.
Panca danese a tre zone
L’ingresso danese a tre zone è costituito da un’area sporca e un’area pulita, separate da una zona grigia che rappresenta lo spazio destinato al cambio di stivali e tute e alla disinfezione delle mani. Gli ingressi danesi a tre zone generalmente richiedono strutture più attrezzate, spazi più grandi e pavimenti con scarichi (Figura 4).
Esistono diverse opzioni che possono essere implementate nella porta esterna e nell’area grigia. In alcune aziende, alle persone in ingresso nella zona pulita vengono fatti indossare calzari di plastica usa e getta sopra le scarpe da esterno, senza mai lasciare che i calzari tocchino il terreno all’esterno. Altre aziende utilizzano vaschette disinfettanti, come avviene nell’ingresso danese a due zone.
Le prime fasi di ingresso in una panca danese a tre zone corrispondono a quelle per la panca danese a due zone, con la differenza che le operazioni di cambio calzatura e disinfezione mani vengono ripetute due volte.
In particolare, la persona in ingresso immerge le calzature da esterno in una vaschetta con disinfettante e si siede su una panca posta sulla linea di separazione tra esterno-sporco e zona grigia, dove lascia gli stivali da esterno e indossa stivali specifici per la zona grigia, posti all’interno di questa. La persona disinfetta le mani e firma il registro all’interno della zona grigia, raggiunge una seconda panca posta sulla linea di separazione tra zona grigia e interno-pulito e ripete le stesse operazioni effettuate sulla prima panca, per poi entrare nella zona di stabulazione degli animali.