L’azienda Ca' Lumaco è nata nel 2001 per volontà di Massimo Ferri, padre dell’attuale titolare, Emanuele. All’inizio i Ferri allevavano suini tradizionali, ben presto integrati da esemplari di Mora romagnola parallelamente a un processo di ristrutturazione aziendale che ha portato Cà Lumaco alle attuali caratteristiche produttive.
Se, infatti, nel 2010, una volta realizzato ex novo il macello aziendale e un piccolo laboratorio, venivano ancora lavorate entrambe le razze, nel 2015 Emanuele rileva il ramo d’azienda dedicato alla lavorazione delle carni costituendo una unica azienda agricola dedicata all’allevamento, lavorazione e produzione solo della Mora romagnola.
Nel 2017 entra in funzione la nuova sala parto climatizzata e la produzione aumenta sino a raggiungere nel 2019, prima del lockdown, una lusinghiera dimensione qualitativa, apprezzata anche da grandi marchi usi alla distribuzione di linee di prodotto
d’eccellenza.
Oggi quindi Cà Lumaco si caratterizza per aver mantenuto la conduzione familiare, in quanto vi operano Emanuele e il padre Giuseppe, assistiti unicamente dalla madre e dallo zio, unitamente ad un elevato livello tecnologico che consente all’azienda di operare a ciclo chiuso, sfruttando così al meglio la qualità intrinseca delle carni della Mora romagnola allevata allo stato semi brado sino a occupare una nicchia di mercato
che l’allevamento del suino pesante tradizionale non avrebbe assolutamente garantito.
Allevamento su due siti Cuore dell’azienda è il centro aziendale di Zocca, dove insistono
il macello con il laboratorio di trasformazione e due strutture dedicate all’allevamento, rispettivamente la scrofaia e il post svezzamento/rimonta. A questo compendio si accompagna l’appezzamento in affitto destinato esclusivamente all’ingrasso dei suini a Castel d’Aiano, per un totale di 22 ettari di terreno.
Nei pochi terreni non destinati ai suini (3 ha) si produce poco orzo; la maggior parte delle materie prime che compongono la semplice razione (orzo, mais, soia, crusca) sono infatti acquistate intere presso la sede locale del vicino consorzio agrario, rigorosamente no Ogm nel rispetto del disciplinare del marchio regionale QC (Qualità
certificata), per essere poi macinate e miscelate in sede.
Una azienda integrata
I potenziali limiti della ridotta dimensione aziendale sono stati superati cogliendo le opportunità di rinnovamento e integrazione offerte dagli ultimi cicli di programmazione del Piano di sviluppo rurale della Regione Emilia-Romagna.
A valere sulle misure del Psr 2007/2013, Cà Lumaco si è proposta quale capofila di un
progetto integrato di filiera che ha coinvolto, attraverso la costituzione di un raggruppamento temporaneo di imprese, 4 aziende agricole e un salumificio nella fissazione di quantitativi e prezzi di acquisto delle granaglie destinate a mangime e degli animali da macellare. Il carattere innovativo e imprenditoriale del progetto è stato premiato durante la manifestazione Oscar Green 2011 della Coldiretti nella categoria “Stile e cultura d’impresa” che ne ha riconosciuto la capacità di fare della tracciabilità dei prodotti il marchio distintivo dell’azienda.
A valere invece sul Psr 2014/020 (misura 4, operazione 4.1.01) è stato ottenuto un consistente finanziamento Ue per la realizzazione di un innovativo ricovero dedicato al parto e allo svezzamento dei suinetti, votato anche al benessere animale, che ha comportato un complessivo investimento di 350mila euro.
Tracciabilità intelligente
Dal 2010 l’azienda lavora con un sistema di tracciabilità intelligente frutto della partnership con Tenenga Alliance Group, importante azienda bolognese che si occupa di identificazione, automazione e gestione aziendale. Emanuele voleva un sistema che consentisse la completa gestione della filiera dei capi nelle fasi di allevamento, riproduzione e parto, macellazione, sezionamento, lavorazione: "Lavorando in quest’ottica otteniamo due risultati: da un lato la completa rintracciabilità delle carni a tutela della massima sicurezza dei nostri clienti; dall’altro si migliora l’efficienza dell’allevamento, evitando, a esempio, che per monitorare tutti i capi e, in particolare, le scrofe pronte per il parto e i suinetti in svezzamento, il per sonale dell’azienda debba recarsi ripetutamente nei luoghi del pascolo sia di giorno che di notte╗.
Il sistema PigTrace
La soluzione studiata assieme a Tenenga consente di tracciare i suini all’interno dell’azienda grazie a un tag Rfid auricolare dove è memorizzato un codice che identifica univocamente l’animale, applicato al momento della marcatura per l’iscrizione al Libro genealogico entro i primi 45 giorni di vita. La matricola del capo, insieme ad altri dati significativi, viene poi memorizzata nella banca dati del sito aziendale, parallelo alla sezione aziendale presente nel sito nazionale Anas.
Attraverso la lettura del tag auricolare, il sistema hardware/software appositamente sviluppato consente di identificare il capo nelle fasi di sviluppo, riproduzione, svezzamento e di identificarne la posizione all’interno dell’allevamento mediante antenne Rfid e lettori Rfid portatili.
Nelle fasi di macellazione, sezionamento e produzione, l’integrazione di soluzioni Rfid e barcode consente in tutte le fasi di poter risalire in ogni momento ai dati sul capo (lotto) utilizzato per la produzione.
Trasparenza per il consumatore
Le informazioni ottenute tramite il Pigtrace sono riportate sulle etichette che accompagnano i prodotti mediante un Qr code.
In questo modo il consumatore, usando uno smartphone, un tablet o accedendo direttamente alla pagina web del sito aziendale, è in grado di visualizzare tutte le informazioni sul prodotto acquistato.
Controllo dell'allevamento da remoto
Un sistema di videocamere installate in sala parto consente un controllo da remoto dei capi nei vari box. Su un display sinottico l’operatore può verificare in tempo reale la situazione dei capi nel macello, le presenze in sala parto e le altre immagini provenienti dalle videocamere, con un notevole risparmio di tempo e un significativo aumento dell’efficienza generale.
Benessere della scrofa e dei suinetti
La struttura è composta da 24 box parto suddivisi in 6 sale. I box parto e allattamento sono di tipo Ffs (free farrowing systems) con contenimento della scrofa solamente in concomitanza del parto, per limitare il più possibile il rischio di schiacciamento.
Dopo il parto le pareti laterali del box vengono allargate in modo tale da garantire maggiore libertà di movimento alla scrofa.
In alternativa alle classiche lampade, i suinetti usufruiscono di un sistema di riscaldamento a pavimento allocato nella zona del nido e costituito da un tappetino scaldato attraverso ricircolo di acqua calda generata dai pannelli solari installati sul tetto.
Sei abbonato? Leggi l'articolo completo su Rivista di suinicoltura n. 4