Coldiretti Mantova e il futuro della suinicoltura

futuro suinicoltura
Il convegno si è tenuto lo scorso 20 gennaio a Corte Peron
Si è tenuto a Marmirolo il convegno sulle prospettive del settore, con l’obiettivo di tracciare le basi per costruire una filiera in grado di garantire qualità, valorizzare le produzioni Dop della salumeria Made in Italy e tutti i tagli dell’animale

Come sarà il 2023 per la suinicoltura italiana? Sarà un anno di transizione, un’ultima chiamata alle armi intesa come la necessaria riorganizzazione del settore per la valorizzazione delle carni fresche, così da tentare di recuperare terreno nei confronti della fortissima concorrenza estera, che ad oggi risulta vincente per vantaggi di natura economica in primis e organolettica (maggiore tenerezza) in seconda battuta?
Oppure la riduzione del numero di capi allevati in Italia (-2,7% le stime di Anas) e in Europa (-0,7%) previste per il 2023 e di cosce inviate alla stagionatura saranno un viatico sufficiente per mantenere comunque a galla il settore, seppure fiaccato da costi di produzione cresciuti del 30-35% nel 2022 e con la prospettiva di non rientrare più di tanto per l’anno in corso? E che peso avranno le epizoozie e come sarà opportuno difendersi? A quale prezzo? E ancora: l’apertura della Politica agricola comune alla suinicoltura, dopo anni di esclusione arbitraria, consentirà alle imprese zootecniche di compiere quel salto di qualità verso il benessere animale, la riduzione del farmaco e una produzione più efficiente? Domande alle quali ha cercato di dare risposta il convegno organizzato da Coldiretti Mantova e dall’allevatore Claudio Veronesi a Corte Peron di Marmirolo, in provincia di Mantova, al quale ha preso parte anche il presidente nazionale Ettore Prandini, che ha battezzato la suinicoltura come «uno dei pilastri dell’agricoltura italiana», in particolare in una regione come la Lombardia, che produce il 49% di tutti i capi a livello nazionale.

È tempo di agire

Per il direttore della cooperativa Opas, Valerio Pozzi, non è più tempo di tergiversare: «Serve un progetto coordinato e puntuale, così da valorizzare non solo le cosce per i prosciutti Dop come Parma e San Daniele, ma anche la carne fresca italiana, perché anche quella è collegata a un suino Dop, allevato secondo standard precisi e restrittivi e pertanto con opportunità di essere venduta a un prezzo adeguato».

futuro suinicoltura

futuro suinicoltura
Alcuni momenti dell'incontro

Certo, resta la sfida di convincere la filiera. Non tanto i produttori o i macelli, quanto la grande distribuzione organizzata. «Dobbiamo quindi fare in modo di allargare la Dop a tutta la carcassa e convincere la gdo a prendere parte a un progetto di valorizzazione per incentivare i consumi di carne Made in Italy – ha invitato Pozzi –. Convincere le catene della distribuzione è necessario perché oggi dobbiamo fare i conti con realtà della gdo di casa nostra, che comprano meno del 10% di carne italiana mentre paradossalmente tutte le gdo estere valorizzano la carne italiana e la cercano come elemento distintivo».
Certo, almeno sulla carta l’anno in corso non dovrebbe causare particolari choc per i grandi gruppi integrati, è convinto Pozzi, ma sarà necessario trovare strade efficaci per rafforzare le organizzazioni di produttori.
Il 2023, grazie alla riforma della Pac entrata in vigore dal 1° gennaio scorso e all’Eco-schema 1, mette a disposizione risorse specifiche per i suinicoltori, sostenendo percorsi dedicati al benessere animale, con particolare riferimento al contrasto all’antimicrobico resistenza. Fondi che per Loris Alborali, dirigente dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia ed Emilia-Romagna, «dovrebbero essere intercettati dal settore senza particolari difficoltà, ma solo con l’impegno a migliorare alcune fasi dell’allevamento per ridurre l’utilizzo di farmaci». Insomma, sforzi alla portata delle porcilaie («In tre anni abbiamo eradicato la malattia di Aujeszky, dobbiamo metterci la medesima convinzione», ha insistito Alborali), che potrebbero restituire un po’ di ossigeno e fronteggiare una ondata di rincari che in parte accompagnerà tutto il 2023, tra inflazione (almeno fino alla fine di giugno, secondo gli economisti), prezzi elevati delle commodity cerealicole e dei semi oleosi e costi significativi dei fertilizzanti che, per quanto siano diminuiti rispetto ai mesi scorsi, si mantengono comunque su valori più che doppi rispetto ai listini del primo semestre del 2021.

Vietato demonizzare la zootecnia

Vietato demonizzare la zootecnia, da troppo tempo nel mirino delle fake news di animalisti, ambientalisti, vegani e visioni distopiche e di parte.
Senza la zootecnia, ha ribadito il presidente Prandini, «l’Italia non ha futuro, perché è attraverso la valorizzazione delle nostre produzioni Made in Italy che l’agroalimentare può competere sul mercato, non certo concentrandosi sulle commodity, per le quali usciremmo rapidamente dal mercato». Ed è la zootecnia di qualità, come quella italiana, che ha il compito di «contribuire ad affermare un modello alimentare che è innanzitutto di natura culturale, contro il rischio della diffusione delle carni sintetiche, prodotte in laboratorio e dietro le quali si celano interessi nascosti».
È necessario, per il rilancio della suinicoltura, realtà alle prese come altri comparti con i forti rincari (circa il +30-35%) dei costi di produzione, poter mettere a frutto una visione condivisa in grado di migliorare le esportazioni e rafforzare le produzioni interne.
Per fare questo, secondo il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra, «è necessario che allevatori, istituzioni, pubblica amministrazione, veterinari, collaborino insieme per non perdere le opportunità offerte dalla Pac. Servono risposte veloci, al passo con la rapidità decisionale delle imprese agricole».

futuro suinicoltura

Ma serve anche il coraggio di guardare a fondo il mercato e rispondere alle esigenze della società, attraverso un dialogo costruttivo coi consumatori. «Produrre non è più sufficiente. Servono idee per rimanere sul mercato e le proposte devono partire dagli allevatori e dalla filiera, sulla base di una visione lungimirante – ha specificato Carra –. L’associazione poi vi potrà accompagnare, seguire, suggerire strategie o agevolare percorsi, ma non potrà mai sostituirsi agli imprenditori».
Nessuna paura del futuro, magari traendo ispirazione dai grandi casi di successo che altri hanno anticipato nel mondo agricolo. «Dobbiamo imparare dalla viticoltura, che dopo la crisi del metanolo nella metà degli anni Ottanta ha costruito una propria strada – ha esortato Carra –. Al punto che oggi i grandi marchi sono usciti dalle Dop, che restano marchi ombrello, ma che non debbono essere percepiti come un vincolo, bensì come un’opportunità».
La sfida del futuro per il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra, è quella di «creare le condizioni perché il sistema non perda allevatori e animali allevati, come è avvenuto in passato, perché non è sulla pelle degli altri che si rende efficiente un sistema. Semmai, la suinicoltura come la zootecnia in generale gioca una partita sul terreno della qualità e attraverso il legame col territorio. Bisogna quindi saper avviare una proficua interlocuzione anche coi cittadini».

Un po’ di numeri

Lo scenario, in termini numerici, è stato inquadrato da Thomas Ronconi, presidente dell’Associazione nazionale allevatori di suini (Anas). «Nel 2023 la produzione europea di maiali è prevista in calo dello 0,7%, con una contrazione dell’export del 3%», ha osservato Ronconi. «A livello nazionale i suini allevati sono stimati in flessione del 2,7% rispetto all’annata precedente, con una riduzione delle scrofe per il circuito Dop in calo di 20mila unità, un trend che si aggiunge a una perdita di animali per la salumeria Dop di 458.000 unità nei primi 11 mesi del 2022, che significa una diminuzione del 4,8% su base tendenziale».
La suinicoltura è alle prese anche con un altro problema: la Peste suina africana, per ora circoscritta in aree determinate del Paese, che – ha specificato Valerio Pozzi di Opas – «non rappresentano un ostacolo all’export, purché si faccia capire all’estero, in Paesi ad alta potenzialità come Cina e Giappone, che con la regionalizzazione è possibile garantire standard di sicurezza certificati per le nostre produzioni».
Per superare il problema, ha affermato il veterinario Antonio Caleffi, è necessario «alzare barriere di biosicurezza, ben sapendo che tale difesa non può mai essere assoluta. È importante, però, che sia tecnicamente fattibile ed economicamente sostenibile».
Accorgimento fondamentale, onde evitare una diffusione incontrollata dell’epidemia di Peste suina africana, secondo Caleffi, è il divieto di caccia nelle zone infette.


La Spagna punta sulla comunicazione della sostenibilità della filiera suinicola

Da tempo additati come paradigma di una suinicoltura che ha saputo puntare su una profonda ristrutturazione, sul dialogo di filiera e sulla valorizzazione di tutte le tipologie di carne suina e di salumeria di qualità, con un’aggressività all’export che li ha portati ai vertici delle rotte internazionali, gli spagnoli fanno da apripista anche per una strategia di comunicazione qualificata e orientata a sostenere la zootecnia come modello efficiente, produttivo, ambientalmente, economicamente e socialmente sostenibile, in grado di tutelare il benessere animale.
Lo ha spiegato molto efficacemente Interporc, l’associazione interprofessionale della filiera suinicola spagnola, che ha menzionato attraverso una campagna di comunicazione ad hoc il rispetto di 14 principi ufficiali degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Il messaggio è immediato: siamo sostenibili e lo dimostriamo attraverso parametri reali e misurabili oggettivamente.
Un esempio? Riduzione del 50% delle emissioni di azoto, aumento dell’occupazione per garantire la tenuta sociale e contrastare lo spopolamento delle aree rurali, senza per questo diminuire i parametri economici e produttivi.
Così la Spagna è diventata il primo produttore europeo di carni suine e il secondo esportatore mondiale. Cercando nell’opinione pubblica un alleato fondamentale per sostenere consumi, export, prezzi.

Coldiretti Mantova e il futuro della suinicoltura - Ultima modifica: 2023-02-21T22:35:29+01:00 da Lucia Berti

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome