Riduzione delle soglie per l’autorizzazione ambientale

Rudy Milani: nessuno è in grado di comunicare quanto la normativa sulle emissioni industriali abbia ridotto l’inquinamento

Forte dissenso dalla delegazione di Confagricoltura riunita a Strasburgo fuori dal Parlamento Europeo, a margine del voto in sessione plenaria che ha confermato la decisione del trilogo riducendo le soglie per l’applicazione della Aia (autorizzazione integrata ambientale) per le imprese suinicole e avicole.

Finora erano soggetti all’Aia solo due tipi di allevamento:

  • quelli di pollame con potenzialità produttiva massima superiore a 40mila posti
  • e quelli di suini con potenzialità produttiva massima superiore a duemila posti da ingrasso (di oltre 30kg) o 750 posti scrofe.

L’intesa politica ha escluso per ora gli allevamenti di bovini, che invece erano stati inclusi nella proposta della Commissione europea e la cui inclusione sarà “valutata” in un secondo momento a partire dal 2026.

Anche i medi e piccoli allevamenti dovranno richiedere l’Aia

Quando entrerà in vigore la direttiva appena approvata, le soglie per essere obbligati a richiedere l’autorizzazione integrata ambientale (Aia) verranno dimezzate.
Una delegazione di Confagricoltura era presente nella cittadina francese in occasione del voto con gli agricoltori europei di Cia, Codiretti e di Copa Cogeca, tra questi Rudy Milani, Presidente Fnp suini Confagricoltura. «Un risultato che abbiamo perso con 306 voti a favore e 293 contrari, veramente una manciata di voti, a pesare ancora di più sono state le assenze e le astensioni alcune delle quali sicuramente volute per evitare le direttive di partito da un lato e la rabbia degli allevatori dall’altro».

«Un esito quello uscito dall’aula, che è fortemente negativo per le nostre aziende. Sebbene la misura nascesse con l’intento di prevenire e ridurre le emissioni del settore industriale e agricolo - a cui è stata estesa - per come è stata pensata, non lo potrà mai essere. Il risultato è un ulteriore carico burocratico per le nostre imprese agricole le quali, invece, chiedono da tempo uno snellimento degli impegni amministrativi che frenano la produttività» - continua Milani.

«Ci auguriamo che nelle prossime elezioni europee entrino candidati che siano più aperti al dialogo e che sappiano discernere tra demagogia e dati scientifici. Nonostante le proteste che abbiamo messo in campo, tutti compatti (Cia – Coldiretti – Confagricoltura) e in tutta Europa, siamo stati inascoltati».

Passo non positivo per il tessuto rurale

Ad essere colpiti saranno numerosi allevamenti di suini e di pollame di medie e piccole dimensioni, con il risultato che a sopravvivere saranno soprattutto le aziende di grandi o grandissime dimensioni, continuando quel processo di polarizzazione delle imprese agricole (molto grandi o molto piccole), contrario agli obiettivi della Commissione Ue e non positivo per la tenuta del tessuto rurale italiano e, più in generale, europeo. Penalizzate tra l’altro le aziende suinicole coinvolte nelle produzioni Dop.

L’allevamento italiano nel suo complesso è un importante comparto economico che rappresenta il 35% dell’intera agricoltura nazionale, per una filiera che vale circa 55 miliardi di euro, con un impatto rilevante dal punto di vista occupazionale dove sono circa 800mila le persone al lavoro sull’intera filiera zootecnica.

Forte preoccupazione per le piccole aziende

Forte la preoccupazione per il futuro del settore, e in particolare per le piccole aziende «la difficoltà maggiore sarà per gli allevamenti che con meno di 2.000 capi all’ingrasso e sotto le 750 scrofe in quanto con l’aumento della burocrazia richiesta dalla nuova normativa, dovranno sobbarcarsi oneri molto pesanti e di conseguenza molti di loro saranno a rischio chiusura».
Un pericolo che potrebbe coinvolgere un quarto delle aziende presenti oggi sul mercato, una conseguenza che impatterebbe su tutta la filiera.


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Cos’è l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia)

L’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) è richiesta ad alcune tipologie di aziende per autorizzare, a determinate condizioni, l’esercizio di un impianto o di parte di esso.

In questo modo, le imprese soggette possono uniformarsi ai principi di Ippc (Integrated Pollution Prevention and Control): dettati dall’Unione Europea, e introdotti per la prima volta nel 1996, riguardano il controllo e la prevenzione integrata dell’inquinamento.

Come specificato nella definizione di AIA (art. 5, comma 1, lettera o-bis del D.Lgs. 152/2006, poi modificato dal D.Lgs. 46/2014), un’Autorizzazione Integrata Ambientale “può valere per una o più installazioni o parti di esse che siano localizzate sullo stesso sito e gestite dal medesimo gestore. Nel caso in cui diverse parti di una installazione siano gestite da gestori differenti, le relative autorizzazioni integrate ambientali sono opportunamente coordinate a livello istruttorio”.

Attività soggette ad Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia)

A specificare quali sono le attività soggette ad Autorizzazione Integrata Ambientale sono due allegati alla parte seconda del D.Lgs. 152/2006.

Per quanto riguarda le attività di competenza regionale/provinciale, il riferimento è l’allegato VIII, dove vengono citate:

  • attività energetiche;
  • produzione e trasformazione dei metalli;
  • industria die prodotti minerari;
  • industria chimica;
  • gestione dei rifiuti;
  • altre attività (es. produzione di carta, industrie tessili, allevamenti intensivi di pollame o suini, concia delle pelli, ecc).
Riduzione delle soglie per l’autorizzazione ambientale - Ultima modifica: 2024-04-23T11:53:05+02:00 da Annalisa Scollo

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