Dallo scorso 10 settembre (leggi la notizia), in cui i servizi veterinari ufficiali della Germania hanno notificato un primo caso di Peste suina africana (Psa), dopo aver trovato il cadavere di una femmina di 2-3 anni a circa 7 km dal confine con la Polonia, nello Stato Federale di Brandeburgo, sono stati segnalati un totale di 32 casi di Psa tra i cinghiali. Si tratta per la maggior parte di animali trovati morti in natura, ma anche alcuni cinghiali vivi che mostravano sintomi compatibili con la malattia.
Tutti questi casi sono stati trovati all'interno del distretto di Spree-Neiße, in cui è stato trovato il primo caso notificato, e nel vicino distretto di Oder-Spree, nello stato federale del Brandeburgo. Non è stata rilevata la presenza della malattia in altri distretti.
Nessun caso di Peste suina negli allevamenti domestici
I servizi veterinari tedeschi hanno rafforzato la sorveglianza all'interno degli allevamenti di suini domestici situati nell'area colpita e, fino al 25 settembre, non è stato rilevato alcun caso di Psa.
Dopo la notifica ufficiale dei primi focolai, un team di esperti veterinari della Commissione europea, del team Health Emergencies, ha effettuato una valutazione delle misure adottate in Germania per limitare la diffusione della malattia.
Il ministro tedesco dell'agricoltura, Julia Klöckner, ha assicurato - dopo la riunione del Consiglio dei ministri dell'agricoltura del 21 settembre scorso - che l'area geografica in cui si trovano i casi di Psa continua a essere limitata dal momento che nessun suino domestico è stato colpito dalla Psa.
La chiusura delle importazioni
Diversi paesi, tra cui Cina, Corea del Sud, Giappone e Argentina, hanno recentemente annunciato il divieto delle importazioni di carne suina dalla Germania. Si stima che circa 800mila tonnellate saranno reindirizzate al mercato dell'Ue, principalmente a causa della chiusura del mercato cinese, dove la Germania ha esportato 603mila tonnellate nel 2019.
Tuttavia, con le esportazioni di carne suina tedesca bloccate, altri grandi fornitori del mercato cinese e del resto dei paesi asiatici, come Stati Uniti, Spagna, Danimarca o Paesi Bassi, potrebbero beneficiarne.
L'assessore Mammi: pronti ad intervenire in caso di necessità
E' alta l'attenzione anche in Italia dove sono state adottate dagli assessorati regionali all'Agricoltura e alla Sanità le linee guida che recepiscono il piano nazionale di sorveglianza e prevenzione. In via di costituzione un nucleo di coordinamento tecnico tra assessorati, allargato anche ad altre istituzioni, che affiancherà l'unita di crisi per le emergenze veterinarie epidemiche nella messa a punto delle procedure di intervento.
E' massima l'allerta per scongiurare il rischio che il virus della Peste suina africana, che sta colpendo duramente gli allevamenti tedeschi, si diffonda anche in Emilia-Romagna. Ma finora non è stato segnalato alcun caso di contagio negli allevamenti presenti sul territorio regionale. Il punto della situazione arriva dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, dopo le notizie provenienti dalla Germania, che registrano alcuni casi.
«E’ importante che gli allevatori zootecnici e i cittadini – spiega Mammi - sappiano che stiamo adottando le misure necessarie a intervenire se dovessero verificarsi delle emergenze».
Ciò a partire dall’adozione delle linee guida regionali per l’applicazione del piano nazionale di sorveglianza e prevenzione della Pesta suina sia negli animali d’allevamento sia in quelli selvatici (cinghiali).
Il ruolo fondamentale delle aziende venatorie per prevenire e contenere la Peste suina
Considerato che le Linee guida nazionali e regionali prevedono, quale misura preventiva di diffusione della Peste suina, un contenimento dei cinghiali soprattutto dove sono presenti allevamenti di suini allo stato semibrado, l'Assessore Mammi, alla vigilia dell'apertura della caccia collettiva, è in procinto di inviare a tutti gli Ambiti territoriali di caccia, alle squadre e alle Aziende venatorie, una lettera per sottolineare l'importanza del lavoro che sono chiamati a svolgere in una fase tanto delicata per l'economia della Regione.
Per rafforzare la rete di sorveglianza e garantire la messa in campo di azioni tempestive e puntuali in caso di necessità è inoltre in via di costituzione un apposito nucleo di coordinamento tecnico che affiancherà l’Unità di crisi regionale già insediata nella messa a punto delle procedure di intervento in caso di emergenze veterinarie epidemiche.
Dell’organismo, in base a un provvedimento regionale che ha recepito le linee guida nazionali, faranno parte 5 membri di quattro Direzioni generali della stessa Regione (1 per la Sanità pubblica, 1 Territorio e Ambiente, 2 Agricoltura e 1 Lavoro e Impresa), oltre a 1 componente dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, 1 referente dell’Anci Emilia-Romagna, 1 rappresentante del Comando regionale dei carabinieri forestali e i referenti dei Comandi della polizia provinciale.