Occorre uno stop immediato alla carne di maiale importata dal Belgio dopo la scoperta di due casi di peste suina africana rilevati dalle autorità sanitaria belghe nella città di Etalle, a circa dieci chilometri dalla Francia.
A chiederlo è la Coldiretti, sottolineando la necessità di adottare misure urgenti per tutelare gli allevamenti nazionali e garantire al consumatore la fornitura di carni provenienti da animali sani. Tra l’altro – sottolinea Coldiretti – l’Italia importa dal Belgio suini vivi e carni fresche e lavorate per un valore di oltre 52 milioni, in crescita nel 2017 del 4% rispetto all’anno precedente.
Le misure d'urgenza non bastano
Dopo la scoperta, l’Autorità per la sicurezza alimentare del Belgio (Afsca) si è subito attivata con i ministeri competenti per stabilire misure d’urgenza per evitare l’estendersi della malattia agli animali allevati.
Francia e Lussemburgo hanno già chiesto misure di protezione allertando i propri servizi di sicurezza alimentare e i ministeri competenti, anche in considerazione del fatto che il Belgio mantiene in questo momento lo status di “indenne da malattia” per quanto riguarda gli allevamenti suinicoli e non è dunque sottoposto ad alcun vincolo.
«Ma l’allarme scattato in Belgio conferma ancora una volta – dichiara il vicepresidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini - la necessità di introdurre subito l’obbligo dell’etichetta d’origine su tutti i salumi e i prodotti trasformati, che abbiamo più volte chiesto alle istituzioni, in una situazione che vede oggi due prosciutti su tre venduti in Italia provenienti dall’estero. Ma occorre anche togliere il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione pubblica delle aziende che importano prodotti per consentire interventi rapidi e mirati».
Cos'è la peste suina africana
La peste suina africana – ricorda la Coldiretti - è una malattia virale contagiosa che colpisce suini e cinghiali, ma non gli esseri umani.
Questo virus può essere trasmesso facilmente da un animale all'altro attraverso stretti contatti tra individui, con attrezzature contaminate (camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali, ecc.) o attraverso resti di cibo che trasportano il virus e che vengono abbandonati dall'uomo.
Considerata dunque la facilità di trasmissione – conclude Coldiretti – il rischio che il contagio possa essere esteso agli allevamenti italiani rappresenterebbe un gravissimo danno economico per le imprese e per la pubblica amministrazione, con costi di decine di milioni di euro per procedere ai necessari interventi di prevenzione.