La termocamera in ambito zootecnico e veterinario è utilizzata da alcuni anni con risultati sempre più promettenti. Secondo Mitchell (2013) la termocamera può essere utilizzata per quattro specifiche ragioni:
- monitorare l’impatto sull’animale di una temperatura ambientale molto alta;
- controllare l’effetto del trasporto e delle manipolazioni sulla temperatura corporea e sulla superficie della pelle;
- valutare lesioni, patologie e processi infiammatori;
- conoscere la risposta cardiovascolare a seguito di un evento stressante.
Fino a oggi, la maggior parte degli studi sperimentali o applicati in contesti commerciali hanno utilizzato la termocamera sull’animale singolo, molto spesso contenuto.
In ambito di ricerca, la termocamera è anche stata impiegata in alcune specie e nell’uomo stesso per ottenere informazioni sulle emozioni, cosa che interessa particolarmente in allevamento perché non solo le emozioni negative indicano uno scarso benessere, ma possono anche causare stress negli animali e una catena di effetti avversi.
I problemi di aggressività
L’aggressività tra suini è problema comune. Le cause scatenanti sono molte, ambientali e genetiche oltre che dipendenti dal sesso. Un sistema di monitoraggio che permetta all’allevatore di prevenire e controllare l’insorgenza di fenomeni di aggressività è utile, ma meno facile è trovarne uno che non sia invasivo sugli animali e dia risultati corretti. La termocamera è proprio quel tipo di strumento che può servire a questo scopo anche se fino a oggi è stata impiegata soprattutto per ragioni sanitarie e meno per problemi legati al comportamento.
Uno studio pubblicato nel 2019 da un team di ricercatori inglesi, canadesi e austriaci ha investigato l’uso della termografia a infrarossi per predire l’effetto sul benessere di situazioni dinamiche all’interno di un allevamento (Boileau et al., 2019). L’espressione “situazioni dinamiche” si riferisce proprio al fatto di utilizzare la termocamera in contesti di movimento, legati a comportamenti (le interazioni agonistiche, per esempio) e non per evidenziare la presenza di un’infiammazione o una lesione. I ricercatori hanno raccolto 1284 immagini termografiche derivanti da scontri a coppie di 46 suini (femmine e maschi non castrati) e individuato la regione della schiena come la più indicativa e semplice da registrare per avere informazioni sulle emozioni e sulla fisiologia prima, durante e dopo uno scontro.
La termocamera individua i cambi di temperatura periferica dell’animale legati alle diverse fasi di uno scontro e da questa ricerca è evidente come il momento in cui si verifica il calo maggiore di temperatura è quello in cui i suini si ritirano.
Le emozioni negative durante un combattimento
Il risultato più interessante è proprio il brusco calo di temperatura al momento della risoluzione dello scontro ovvero quando il perdente si ritira (anche in assenza di un vero e proprio combattimento). La difesa del rango sociale è un evento particolarmente stressante nella vita di un suino. Quando due individui sconosciuti si incontrano stabiliscono una gerarchia. A volte combattono, altre volte il subordinato manifesta subito la resa, allontanandosi e girando la testa rispetto al dominante.
I ricercatori dello studio (Boileau et al., 2019) hanno osservato che nelle situazioni in cui avviene un combattimento, la temperatura periferica di entrambi i suini dopo la resa del perdente diminuisce per poi rialzarsi, mentre senza combattimento la temperatura continua a calare fino alla fine della registrazione. Questo potrebbe essere spiegato da un più alto livello di “bullismo” (fino al 16% in più) nelle situazioni in cui i suini non sono arrivati allo scontro. Il “bullismo” è un comportamento messo in atto dal dominante e consiste nel continuare a inseguire il perdente anche dopo che questo ha manifestato la resa o ha addirittura evitato lo scontro perché consapevole della sua condizione di inferiorità: secondo gli allevatori questo comportamento è valutato come ancora più stressante rispetto alla lotta vera e propria perché dura di più (Peden et al., 2019) e può, quindi, portare a stress cronico (Turner et al., 2017).
Le lesioni e la temperatura
Anche il numero di lesioni è associato a cambi di temperatura periferica, mentre non lo sono altri indicatori analizzati come la durata dello scontro, un aumento di glucosio e lattato nel sangue (indicatori di stress e fatica), il risultato dello scontro (animale vincitore o perdente). Questo risultato conferma come i cambi di temperatura periferica siano associati ad aspetti psicologici e meno a ragioni di tipo fisiologico.
Come è possibile che la temperatura registrata sul dorso sia legata alla quantità di lesioni? Facciamo un passo indietro. Durante uno scontro i suini si mordono soprattutto nelle regioni frontali (testa, incluse le orecchie, e spalle) e più raramente sul dorso. A seguito delle ferite, il processo metabolico di vasocostrizione/vasodilatazione indispensabile per la termoregolazione influenza la temperatura superficiale di tutte le aree del corpo. Le lesioni sulla pelle si evidenziano bene con una normale videocamera, ma non sono facilmente identificabili con una termocamera a meno che non siano molte e sanguinanti. Quindi in tal senso la termocamera non ci servirebbe. Eppure sì, perché evidenzia come la temperatura periferica sul dorso dei suini sia più bassa proprio in presenza di lesioni numerose (in regioni del corpo diverse dal dorso). Questo perché prima dell’inizio del processo infiammatorio che innalza la temperatura della pelle, inizialmente questa si raffredda a causa dell’evaporazione di liquidi presenti sulla superficie (il sangue, la saliva dell’altro suino) e, allo stesso tempo, i capillari subiscono una momentanea vasocostrizione. Quindi grazie alla termocamera si registra un effetto collaterale delle lesioni e se ne evidenzia la gravità.
La termocamera può anche essere utile per valutare la fatica dovuta a uno sforzo fisiologico ed emotivo, come quello delle interazioni agonistiche. L’aumento di lattato, indicatore di fatica, è associato a un calo della temperatura dorsale.
Stress emotivo, lesioni e fatica non sono aspetti da trascurare quando si bada al benessere e alla produttività degli animali.
Applicazioni future
Sebbene normalmente la termocamera venga puntata sugli occhi per evidenziare dei cambi di stato emotivo e lo stress, questa parte del corpo non è adatta al contesto di allevamento ed è inutile per la messa a punto di sistemi di allarme rapidi e precisi. Gli autori del lavoro descritto sostengono l’ottimo risultato dell’aver individuato una zona del corpo del suino così ampia e semplice da osservare tramite termocamera e che potrà in un futuro essere utilizzata come un primo allarme in caso di interazioni agonistiche e per individuare precocemente gli animali che hanno subito molte lesioni.
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