Resiste alla crisi la
produzione italiana
dei mangimi e
anche il fatturato, sostenuto
dall'aumento dei listini, cresce
del 2,7% a quota 7,7
miliardi di euro. I conti, però,
non tornano. «Il comparto
- ha detto il presidente di
Assalzoo, Alberto Allodi,
nel corso dell'assemblea
che si è riunita alle porte di
Verona - ha visto ridursi la
redditività. Le imprese sono
state condizionate dalla difficile
situazione economica
e da un mercato delle materie
prime con prezzi sempre
più sostenuti». Sfide a cui
gli imprenditori italiani della
mangimistica hanno risposto
«con grande senso di
responsabilità, realizzando
le maggiori economie possibili
- aggiunge il presidente
di Assalzoo - per evitare
riflessi sull'occupazione
che conta ancora 8.500 addetti
e mantenere margini di
operatività vitali».
Sulla produzione, scesa
dell'1,7% a quota 14 milioni
di tonnellate, Assalzoo
parla di una flessione «fisiologica
» dopo il record raggiunto
nel 2011. «La flessione
produttiva - spiega Allodi
- era nelle attese e il dato
può certamente essere interpretato
come un segnale
che evidenzia una sostanziale
capacità di tenuta del settore.
In questa situazione
ciò che preoccupa di più le
nostre aziende non è tanto
la flessione della produzione,
quanto piuttosto il fatto
di aver dovuto scontare una
forte erosione della redditività
aziendale, per sostenere
la zootecnia nazionale in
grave difficoltà e la minore
disponibilità di risorse che,
di fatto, ha imposto alle
aziende di tagliare pesantemente
gli investimenti».
Tutta colpa dell'effetto-prezzi
che da un lato ha sostenuto
il valore complessivo
della produzione di mangimi
che ha superato i 7,7
miliardi di euro (era 7,5 miliardi
nel 2011), ma dall'altro
ha compresso i margini
per gli acquisti delle materie
prime estere sempre più
costose.
In questo quadro incerto,
secondo gli industriali, anche
banche e istituzioni devono
assumersi delle responsabilità.
«In momenti
di così grave difficoltà economica
- dice Allodi - è
fondamentale garantire alle
aziende un adeguato accesso
al credito, per superare
una barriera che rende difficilissima
anche la gestione
ordinaria, costringendole a
tagliare investimenti, con
possibili riflessi sull'occupazione
e ostacolando la ripresa
». Insomma, secondo Assalzoo
è necessario che il
sistema bancario «esprima
una maggiore sensibilità nel
giocare un ruolo determinate
nel recupero del sistema
paese sbloccando una situazione
divenuta insostenibile
anche per i più virtuosi e, se
necessario, prevedendo un
intervento di garanzia pubblica
per riattivare l'accesso
al credito o sviluppando canali
alternativi al credito
bancario».
Le richieste degli industriali
allo Stato sono note:
«Le aziende mangimistiche
vantano un forte credito Iva
di oltre 200 milioni di euro
- puntualizza Allodi - che
non possono essere portati
in compensazione, vengono
rimborsati dall'Agenzia delle
Entrate con lentezza esasperante
e non vengono accettati
dalle banche a garanzia
della richiesta di credito.
Si tratta di somme vitali
che occorre sbloccare perché
offrirebbero un contributo
importantissimo in un
momento così difficile».
ASSEMBLEA ASSALZOO
I mangimi nella morsa del caro-costi
Nel 2012 la produzione scende dell’1,7%: pesano i rincari delle materie prime e l’accesso al credito.