Lo svezzamento inizia nell’intestino

svezzamento
Un’intervista oltreoceano al professor Kwangwook Kim, guida nella comprensione del delicato sviluppo intestinale dei suinetti con un focus su strategie nutrizionali innovative per migliorare salute, crescita e benessere animale

Nel mondo della suinicoltura moderna, ogni fase della crescita di un suinetto rappresenta un tassello cruciale per il successo dell’allevamento. Tra queste, quella dello svezzamento si distingue come una delle più delicate, sia dal punto di vista sanitario che produttivo. Nel recente episodio del 25 marzo del podcast internazionale The Swine It Podcast Show, il Dottor Kwangwook Kim, docente di Nutrizione Animale presso la Michigan State University, ha messo in luce quanto il benessere e lo sviluppo intestinale nei primi giorni di vita dei suinetti siano determinanti per l’intero ciclo produttivo.

Cos’è The Swine It Podcast Show?
The Swine It Podcast Show è uno dei podcast internazionali più seguiti nel settore della suinicoltura professionale. Nasce negli Stati Uniti con l’obiettivo di diffondere conoscenze pratiche, scientifiche e gestionali per migliorare l’allevamento dei suini in tutto il mondo.
Ogni episodio propone interviste a esperti, ricercatori, nutrizionisti, veterinari e manager di allevamenti che condividono dati aggiornati, esperienze dirette e soluzioni innovative alle sfide quotidiane dell’allevamento suino: salute animale, nutrizione, genetica, biosicurezza, benessere e sostenibilità.
A renderlo particolarmente apprezzato è il tono accessibile e concreto: gli episodi sono pensati non solo per accademici, ma soprattutto per allevatori, tecnici e imprenditori del settore, con l’obiettivo di trasferire idee applicabili anche in azienda.
Il podcast è in lingua inglese, ma molte delle strategie discusse hanno valore internazionale e possono essere adattate anche alla realtà degli allevamenti italiani.
In sintesi, The Swine It Podcast Show è una vera e propria “radio tecnica” per chi vuole restare aggiornato e migliorare le performance del proprio allevamento su base scientifica, ma con un taglio pratico.

In una conversazione molto colloquiale ma ricca di contenuti scientifici, Kim ha condiviso le sue esperienze e ricerche sul tema, offrendo agli allevatori strumenti concreti per affrontare le sfide legate alla salute intestinale dei suinetti, in particolare durante la transizione critica dello svezzamento.

Lo svezzamento precoce e la fragilità intestinale

“Una volta svezzati, i suinetti presentano un apparato gastrointestinale estremamente vulnerabile: immaturo, ancora inefficiente nell’assorbire i nutrienti e con un sistema immunitario non completamente sviluppato”. Con queste parole, Kwangwook ha riassunto una delle principali problematiche affrontate quotidianamente dagli allevatori.

Il passaggio dall’alimentazione lattea alla dieta solida introduce una serie di stress che influiscono negativamente sulla fisiologia intestinale. Questa fase, spesso anticipata per esigenze produttive, non consente all’intestino dei piccoli suini di adattarsi in modo naturale, causando diarrea post-svezzamento, perdita di peso, ritardi nella crescita e maggiore suscettibilità alle infezioni.

Il ruolo dell’E. coli e l’importanza del microbiota

Uno dei nemici principali della salute intestinale post-svezzamento è rappresentato dall’Escherichia coli, in particolare i ceppi enterotossigeni (Etec). Questi batteri, già presenti nell’ambiente e nell’intestino, approfittano della temporanea debolezza del sistema immunitario per proliferare, provocando infezioni gravi che possono compromettere la vita del suinetto.

Kim sottolinea come la gestione del microbiota intestinale sia oggi una delle frontiere più promettenti della nutrizione animale. “Non possiamo più pensare all’intestino come a un semplice tubo digestivo. È un ecosistema vivo, dinamico, dove i batteri ‘buoni’ svolgono funzioni immunitarie e digestive fondamentali”. Favorire un microbiota stabile e benefico è dunque cruciale. E qui entra in gioco la nuova generazione di strategie nutrizionali.

Beta-glucani, stimolatori naturali dell’immunità

Uno degli interventi nutrizionali più discussi nell’intervista è l’utilizzo dei beta-glucani, polisaccaridi naturali presenti nella parete cellulare di alcuni lieviti, funghi e cereali. Diversi studi, inclusi quelli condotti dal team di Kim, dimostrano che i beta-glucani sono in grado di stimolare il sistema immunitario innato e migliorare la capacità del suinetto di rispondere a infezioni e stress intestinali dei suinetti.

“Abbiamo osservato che i beta-glucani non solo aumentano l’attività dei macrofagi e dei neutrofili, ma aiutano anche a mantenere l’integrità della barriera intestinale, riducendo l’incidenza di diarrea”, afferma Kim.

Nelle prove in campo i suinetti che sono stati alimentati con un supplemento di beta-glucani mostrano una maggiore omogeneità nella crescita e una minore mortalità, elementi chiave per un allevamento economicamente sostenibile.

Beta-glucani nei suinetti: come, quanto e perché usarli
Negli ultimi anni, i beta-glucani si stanno affermando come una risorsa preziosa nella nutrizione dei suinetti, soprattutto nella fase critica dello svezzamento. Si tratta di composti naturali, presenti nella parete cellulare di lieviti, funghi, alghe e alcuni cereali, noti per la loro capacità di rafforzare il sistema immunitario e migliorare la salute intestinale.
Le fonti più utilizzate in zootecnia sono i lieviti, in particolare il Saccharomyces cerevisiae, da cui si ottengono beta-glucani con una forte attività immunostimolante. Stanno guadagnando attenzione anche i beta-glucani derivati da alghe, come l’Euglena gracilis, che producono molecole estremamente pure e promettenti per la protezione della mucosa intestinale e la riduzione delle infiammazioni. Meno diffusi, ma comunque interessanti, sono quelli ricavati da funghi medicinali, mentre i beta-glucani dei cereali come avena e orzo mostrano un’attività più limitata sul sistema immunitario e sono più noti per il loro effetto viscosizzante sulla digestione.
Ma quanto integrarne nella dieta? Kwangwook Kim, che da anni studia l’effetto dei beta-glucani nei suinetti svezzati, ha testato dosaggi variabili a seconda della fonte. Nei suoi studi, l’aggiunta di 100-200 mg per chilo di mangime, nel caso dei beta-glucani da lievito, ha prodotto risultati molto positivi: suinetti più resistenti alla diarrea, una barriera intestinale più forte e una crescita più uniforme. In ricerche più recenti, ha utilizzato anche quantità comprese tra 54 e 108 mg/kg di beta-glucani derivati da alghe, osservando una significativa riduzione delle risposte infiammatorie e un miglioramento dell’integrità intestinale, anche in presenza di infezioni da E. coli.
Kim non indica un dosaggio unico per tutti i casi: la quantità ottimale dipende da vari fattori, come la fonte del beta-glucano, le condizioni sanitarie dell’allevamento, lo stato immunitario degli animali e il tipo di alimentazione già in uso. Per questo motivo, il consiglio più saggio è quello di collaborare con un veterinario o un nutrizionista zootecnico per scegliere la forma e il dosaggio più adatti alla propria realtà aziendale.
In definitiva, l’uso dei beta-glucani rappresenta una strategia naturale, efficace e sempre più sostenibile per supportare i suinetti nelle prime fasi della vita, ridurre l’uso di antibiotici e migliorare la redditività dell’allevamento.

Probiotici e prebiotici, alleati invisibili ma potenti

L’approccio di Kim non si limita ai beta-glucani. Altro pilastro delle sue ricerche è l’uso mirato di probiotici e prebiotici, ovvero batteri benefici e substrati che ne favoriscono la crescita. Tra i probiotici più promettenti vi sono ceppi specifici di Lactobacillus e Bacillus, che sembrano competere con i patogeni per spazio e nutrienti, riducendo così la loro capacità di colonizzare l’intestino. “Non è una soluzione miracolosa, ma in sinergia con altri interventi – come una dieta ben bilanciata e l’uso responsabile di antibiotici – i probiotici possono migliorare la resilienza dell’ecosistema intestinale e la risposta immunitaria dei suinetti.” Un elemento interessante è la combinazione di beta-glucani e probiotici, che secondo Kim agisce su più fronti: rafforzamento immunitario e modulazione microbica, con effetti misurabili in termini di performance zootecniche.

Come misurare la salute intestinale dei suinetti?

Una domanda cruciale per ogni allevatore è: come possiamo sapere se l’intestino dei nostri suinetti è sano? La risposta, come spiega Kim, non è sempre semplice, ma ci sono diversi indicatori da tenere sotto controllo:

  • Consistenza delle feci: una diarrea ricorrente è sempre un campanello d’allarme.
  • Tasso di crescita: un intestino efficiente assorbe meglio i nutrienti e accelera la crescita.
  • Uniformità del gruppo: una buona salute intestinale si riflette in lotti più omogenei.
  • Analisi dei marcatori fecali: in ambito sperimentale e in alcuni allevamenti avanzati, si analizzano biomarcatori specifici (come la calprotectina fecale, leggi il box di approfondimento) per valutare l’infiammazione intestinale.
Calprotectina fecale, un segnale silenzioso
Nel monitoraggio della salute intestinale dei suinetti, soprattutto nella delicata fase post-svezzamento, uno degli strumenti più promettenti arriva direttamente dalle feci: si tratta della calprotectina fecale, una proteina che può rivelare la presenza di infiammazioni intestinali anche prima che si manifestino sintomi evidenti.
La calprotectina è prodotta dai globuli bianchi in risposta a uno stato infiammatorio dell’intestino. Quando l’intestino è sotto stress – ad esempio a causa di infezioni, disbiosi o dieta poco adatta – questa proteina viene rilasciata in quantità più elevate e può essere misurata attraverso semplici analisi di laboratorio sulle feci.
Il suo dosaggio è già ampiamente utilizzato in medicina umana, soprattutto nella diagnosi precoce di patologie intestinali come il morbo di Crohn, e oggi sta iniziando a trovare spazio anche nella zootecnia suina.
Nella ricerca sperimentale, compresa quella di Kwangwook Kim, la calprotectina fecale si è dimostrata un ottimo indicatore precoce di stress intestinale nei suinetti svezzati. Un suo aumento può segnalare che l’intestino sta subendo una sofferenza – magari prima ancora che si manifestino diarrea, calo di crescita o altri sintomi clinici. Questo permette agli allevatori e ai tecnici di intervenire tempestivamente, ad esempio correggendo la dieta, introducendo additivi funzionali o migliorando la gestione ambientale.
Anche se non è ancora di uso comune negli allevamenti, il monitoraggio della calprotectina fecale rappresenta una frontiera interessante per la suinicoltura di precisione. Può aiutare a migliorare il benessere animale, ridurre l’uso di farmaci e rendere più efficienti le strategie nutrizionali.
Come sempre, l’interpretazione dei risultati va fatta insieme a un veterinario, che saprà contestualizzare il dato in base alle condizioni dell’allevamento. Ma una cosa è certa: le feci parlano, e grazie alla calprotectina, oggi possiamo ascoltarle meglio.

Verso un'alimentazione “funzionale”

Il messaggio chiave dell’intervista è chiaro: l’alimentazione non deve limitarsi a soddisfare il fabbisogno energetico o proteico, ma deve essere “funzionale”, ovvero capace di svolgere un ruolo attivo nella prevenzione delle malattie.

In questo senso, Kim invita gli allevatori a collaborare con nutrizionisti e veterinari per costruire piani alimentari che tengano conto:

  • delle condizioni ambientali dell’allevamento;
  • del profilo genetico e immunitario degli animali;
  • della disponibilità di ingredienti funzionali sicuri e sostenibili.

Uno dei passaggi più significativi del podcast è un monito di Kim che suona quasi filosofico: “Nella gestione della salute intestinale, non dobbiamo aspettare che si manifestino i problemi. Dobbiamo anticiparli”. È un cambio di paradigma che molti allevatori stanno già adottando: meno antibiotici curativi, più prevenzione attraverso la nutrizione e la gestione ambientale.

Quali implicazioni economiche?

Spesso si pensa che l’utilizzo di additivi funzionali come probiotici o beta-glucani rappresenti un costo aggiuntivo non giustificato. Ma i dati riportati da Kim raccontano un’altra storia: “Un miglioramento anche solo del 2% nella resa alimentare, moltiplicato per migliaia di capi, può ripagare abbondantemente l’investimento iniziale”.

Inoltre, la riduzione delle perdite legate alla diarrea post-svezzamento, la maggiore uniformità dei gruppi e la ridotta necessità di trattamenti farmacologici sono vantaggi spesso sottovalutati, ma di enorme impatto sul bilancio finale.

In conclusione, è una questione di equilibrio

Lo sviluppo intestinale nei suinetti non è un semplice fatto biologico, ma il risultato di un equilibrio delicato tra genetica, ambiente, alimentazione e gestione. Il contributo di Kwangwook Kim, con il supporto di una solida base scientifica e un approccio pragmatico, rappresenta una risorsa preziosa per tutti gli allevatori intenzionati a migliorare la salute dei propri animali, ridurre l’uso di antibiotici e aumentare la redditività aziendale.

Scegliere di investire nella nutrizione intestinale significa puntare su un futuro più sano, sostenibile e produttivo per l’intera filiera suinicola.

Ascolta il podcast di Kwangwook Kim

Lo svezzamento inizia nell’intestino - Ultima modifica: 2025-05-16T17:54:08+02:00 da tecnichenuovedma

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome