Pur senza destare molto scalpore, nell'ultimo anno la Russia ha ripetutamente bloccato l'import di suini, carmi suine e altri derivati da vari paesi, non solo appartenenti all'Unione europea. Una circostanza che si è ripetuta praticamente una volta al mese; fino al caso più eclatante, nel febbraio di quest'anno, quando il governo di Mosca ha deciso di sospendere le importazioni di carni suine da tutta l'Unione europea dopo la scoperta della presenza della peste suina africana in Lituania e in Polonia.
Va sottolineato che questa malattia da tempo affligge gli allevamenti russi e molti casi si erano manifestati nell'estate 2013 proprio al confine con l'Unione Europea.
Per il momento la Russia non pare sentire ragioni circa il riconoscimento di una regionalizzazione del virus, così come richiesto dall'Ue, che permetterebbe l'esportazione di questi prodotti dai paesi che risultano indenni dalla peste suina africana.
A molti osservatori non è però sfuggita la sproporzione tra le ragioni addotte e la misura così drastica presa dalla Russia, tanto da far pensare a un pretesto.
Non è solo la crisi con l'Ucraina e le conseguenze sulle politiche energetiche a preoccupare le cancellerie europee. C'è anche il settore agro-alimentare, e il comparto suinicolo in particolare, a destare allarme.
In Italia, è noto, la filiera della carne di suino e, soprattutto, dei salumi hanno grande rilevanza. Che impatto potrebbe avere una crisi con la Russia per le nostre produzioni? Per capirlo, il Crefis - Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole dell'Università Cattolica - ha provato a elaborare e analizzare alcuni dati sugli scambi commerciali tra il nostro Paese e la Russia.
Consumi in espansione
La Federazione Russa è una realtà importante per l'Italia, non solo per l'attuale livello delle esportazioni quanto per le potenzialità di questo mercato. Nel 2013, infatti, l'Italia ha esportato verso la Russia suini, carni suine e salumi per un valore complessivo di 22,1 milioni di euro, corrispondenti a oltre 4 mila tonnellate, raggiungendo una quota in valore pari all'1,7% sulle spedizioni complessive di prodotti delle filiere suinicole e all'1,6% su quelle dei soli salumi.
Ciò che più conta, tuttavia, è la crescita delle importazioni di questi prodotti negli ultimi anni. Nel periodo 2007-2012 l'import complessivo della Russia di suini, carni suine e salumi è aumentato a un tasso medio annuo del +9,1%, ma quello nei confronti dell'Italia è cresciuto, mediamente tra il 2008 e il 2013, del +33,7% annuo.
Anche se sul totale esportato dall'Unione Europea, l'Italia rappresenta solo una piccola quota sia in valore (2,0%) che in quantità (1,0%), rispetto alla media comunitaria il dato italiano è in costante crescita.
Ma c'è un altro aspetto di grande rilievo che va considerato. Nei confronti dei nostri partner comunitari l'Italia riesce a ottenere un valore medio unitario molto più elevato per le proprie esportazioni verso la Russia di suini, carni suine e salumi. In altre parole, il nostro Paese riesce a valorizzare meglio i derivati suini made in Italy nei confronti di altri membri Ue: sempre secondo i dati Crefis, la media della quotazione dei prodotti italiani esportati nel 2013 è stata pari a 5,48 euro/chilo a fronte di una media Ue di 2,75 euro/chilo.
Salsicce e salami
Vediamo ora quali sono i prodotti maggiormente esportati dall'Italia, sempre nel 2013, verso la Federazione Russa. Tra i primi troviamo le salsicce e i salami stagionati, per un valore di 7 milioni di euro circa. Seguono i prosciutti crudi disossati (per 5,2 milioni di euro), le preparazioni e conserve di carne (per 3,1 milioni di euro) e le carni suine disossate congelate (2,2 milioni di euro); chiudono i prosciutti cotti con esportazioni per 1,4 milioni di euro.
Ma a sottolineare l'importanza della Russia per le filiere delle carni suine e dei salumi italiani è la progressione delle esportazioni, sia in termini di valore che di quantità.
Anche solo considerando gli ultimi anni si registrano cifre inequivocabili: tra il 2011 e il 2012 l'export italiano verso la Federazione Russa è cresciuto del 31,8% in valore; nel 2013 la dinamica è rallentata ma sempre a due cifre: rispetto al 2012 la crescita è stata del 28,7% sempre in valore.
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La Russia blocca i suini