Psa e trasporti: l’autista è importante

Tra le procedure di biosicurezza da applicare in allevamento, quelle legate al carico e allo scarico degli animali sono importantissime. Ma non va dimenticato il ruolo fondamentale dell’autista dei mezzi

Ormai, da più di due anni, gli allevatori italiani si trovano a dover fronteggiare l’emergenza peste suina africana (Psa), riscontrata la prima volta nel gennaio 2022 in un cinghiale nel comune di Ovada. Da quel giorno, i casi nel selvatico sono cresciuti esponenzialmente, così come l’area interessata dalla malattia, che oggi copre più di 25.000 km². Un’area che è, per intenderci, grande quanto l’intera regione della Lombardia. Ma a preoccupare il settore e stato l’ingresso del virus anche negli allevamenti di suini domestici, con punte drammatiche di focolai e animali abbattuti nel corso di questo 2024.

Obbligatorio proteggersi

Se, da un lato, l’avanzare della malattia sul territorio è legata a piani di controllo del cinghiale e all’installazione di recinzioni lungo le autostrade per rallentare lo spostamento dei selvatici infetti, i casi nel domestico riscontrati nella stagione estiva del 2023 e del 2024 hanno sollevato la forte necessità di alzare l’attenzione anche e soprattutto sulla difesa del domestico: ogni allevamento deve quindi proteggersi con la biosicurezza per scongiurare il passaggio dell’infezione attraverso i propri confini aziendali.

I veicoli possono essere vettori

Il virus sfrutta tutti i suoi mezzi a disposizione per entrare in allevamento, spesso utilizzando dei vettori indiretti ai quali riesce ad attaccarsi per essere meglio veicolato lontano. Tra i vettori maggiormente a rischio, ci sono i veicoli coinvolti nelle attività dedicate all’allevamento del suino: camion per il trasporto degli animali vivi, mezzi per il trasporto delle carcasse, del mangime, e del siero ne sono soltanto i principali esempi.

Secondo il Decreto sulla biosicurezza del giugno 2022, sull’intero territorio nazionale questi mezzi sono autorizzati a entrare nel perimetro dell’allevamento soltanto dopo aver attraversato il processo di disinfezione su apposita piazzola presente all’ingresso degli allevamenti.

L’allevatore, per il quale è prevista formazione obbligatoria in merito di biosicurezza in allevamento, è responsabile del corretto funzionamento degli impianti di disinfezione presso la propria azienda. Ciò vuol dire che l’allevatore è responsabile del fatto che sia presente del disinfettante, alla corretta diluizione, che gli ugelli che spruzzano il prodotto siano funzionanti, e che sia presente la corretta pressione per consentire un’appropriata disinfezione.

Dettaglio di una rampa di carico, davvero difficile da pulire perfettamente

È però necessaria la collaborazione tra le parti

Se da un lato l’allevatore è responsabile della strumentazione messa a disposizione nel proprio allevamento non è possibile pensare che possa essere responsabile anche del comportamento di chi è alla guida del mezzo che deve entrare in allevamento. Ecco perché anche l’autista ha un ruolo importantissimo nella corretta gestione della biosicurezza in allevamento, applicando in prima persona le corrette procedure che la norma richiede. A partire, ad esempio, dalla corretta velocità di attraversamento di un arco di disinfezione: quest’ultimo perde di efficacia se il mezzo entra a una velocità tale da non consentire la corretta distribuzione del prodotto disinfettante sul mezzo, sulle ruote e sul parafanghi.

Mettere i calzari scendendo dalla cabina

Un mezzo, anche se correttamente disinfettato all’ingresso, consentirà comunque l’attraversamento dei confini aziendali a un operatore che non ha attraversato la zona filtro destinata a tutti gli altri operatori e ai visitatori. Si tratta quindi di un operatore che non indossa calzature aziendali, nè abbigliamento aziendale.

Tuttavia, questo operatore, ovvero l’autista, non può esimersi dal varcare i confini aziendali con il suo mezzo, e deve quindi sottostare agli stessi principi di biosicurezza che valgono per tutti gli altri operatori. Si rende quindi fondamentale l’utilizzo da parte dell’autista dei calzari prima ancora di toccare terra scendendo dalla cabina.

Anzi, il consiglio è quello di mettere dei calzari doppi in quanto, come spesso accade nei piazzali di manovra dei camion all’interno degli allevamenti, la pavimentazione può essere composta da sassi e ciottoli che facilmente bucano il primo paio di calzari.

Purtroppo non è così facile durante le operazioni di carico e scarico

Il ruolo degli autisti relativamente alla biosicurezza è purtroppo difficilissimo, perché non si limita ad indossare dei calzari scendendo dalla cabina. Infatti, nei migliori piani di biosicurezza aziendali, il camion rimane nella zona sporca dell’allevamento, per proteggere l’azienda da eventuali residui virali posto disinfezione del mezzo.

In questo caso però, l’autista che scende dalla cabina e indossa i calzari calpesta una zona sporca. Nel momento in cui, facendo il suo lavoro, l’autista è costretto (ad esempio) a entrare nel camion per il trasporto di animali vivi per chiudere le tramezze, rischia di introdurre nel camion con gli stessi calzari il potenziale virus calpestato nella zona sporca di carico aziendale.

Scendere e salire dal camion è la prassi del lavoro

Un punto di carico e scarico degli animali ben strutturato, con netta separazione tra zona pulita e zona sporca

Il ruolo dell’autista è tutt’altro che statico durante le operazioni di carico e scarico. L’autista è una figura professionale che non deve solo guidare il mezzo, ma chiudere le tramezze all’interno, aprire e chiudere i portelloni, posizionare la rampa, azionare lo spostamento dei piani interni e, se si tratta di camion per il trasporto del mangime, può capitare anche di dover salire sopra la cisterna per collegare il braccio al silo.

L’autista deve inoltre spostare più volte il camion nel caso si debbano riempire più silos, oppure nel caso si debba passare al carico dei suini dalla motrice al rimorchio. E va sottolineato che alcune di queste operazioni possono risultare estremamente rischiose se condotte con dei calzari, come ad esempio la sopra citata necessità di salire sopra la cisterna accedendovi tramite la scaletta di servizio dello stesso camion.

Si torna quindi a parlare di collaborazione tra le parti

Considerando quanto sopra descritto, è quindi importante tornare a parlare della collaborazione tra allevatore e autista relativamente al tema biosicurezza. Se da un lato, infatti, l’allevatore deve mettere a disposizione dell’autista tutta la strumentazione necessaria alla disinfezione del suo camion, dall’altra è difficile pretendere che l’autista non svolga il suo lavoro correttamente ed in sicurezza.

Sebbene la soluzione vada a pianificata azienda per azienda considerando i singoli casi, certamente un aiuto prezioso viene dalla corretta strutturazione della piazzola di carico e scarico, che dovrebbe mantenere una netta e facile separazione tra la zona pulita e quella sporca anche durante le operazioni con i veicoli.

Esempi moderni sono le piazzole di carico rialzate, che consentono l’abolizione delle rampe di carico e impediscono alle ruote del camion di salire sulla zona pulita. Nel caso in cui ciò non sia possibile, sarebbe utile poter effettuare le operazioni dove gli operatori camminano su un’area lavabile e disinfettabile, in modo tale da preparare la superficie disinfettata prima e dopo le operazioni. Questo consentirebbe all’autista di muoversi su una superficie relativamente sicura pur trovandosi in una zona sporca dell’allevamento.

I trasportatori esteri degli animali da genetica usano le ciabatte

Un esempio virtuoso di biosicurezza durante le operazioni di carico e scarico degli animali è sicuramente quello degli autotrasportatori danesi quando consegnano animali SPF (specific pathogen free) da genetica. La loro procedura prevede l’utilizzo di ciabatte da destinare alla superficie esterna al camion una volta scesi dalla cabina, che vengono sostituite da calzature dedicate all’interno del camion che indossano mentre salgono sul pianale del camion, salendo sul gradino esterno affianco al portellone di carico.

Pur non essendo applicabile nella maggior parte delle condizioni normali di trasporto degli animali, in quanto si tratta di un protocollo utilizzato con animali dall’altissimo valore genetico e sanitario, trasportati tramite camion spesso ad aria filtrata, questo è certamente un esempio che anche attività complesse e delicate possono essere migliorate.

Altri esempi di separazione tra zona pulita e sporca al carico e scarico

Nell’ottica di strutturare una piazzola di carico e scarico degli animali vivi che consenta di mantenere la separazione tra la zona pulita e quella sporca anche durante le operazioni di movimentazione, si riportano due ulteriori esempi da aggiungere alle piazzole rialzate.

La piazzola di carico e scarico degli animali rialzata impedisce alle ruote del camion di accedere alla zona pulita

Il primo è quello che prevede una porta di separazione tra le due aree di cui soltanto la metà inferiore è aperta, mentre quella superiore, chiusa, è rappresentata da rete che consente all’operatore di vedere dall’altra parte. In questo modo, gli animali vengono spinti attraverso il varco inferiore, ma l’operatore è invitato a fermarsi al confine della propria area almeno di non piegarsi e abbassarsi all’altezza degli animali per passare sotto la rete della metà superiore della porta chiusa.

Un secondo esempio invece, che segue comunque lo stesso principio del primo, è quello di utilizzare un tubo orizzontale ad” altezza ombelico” che occupi l’intero varco di separazione tra la zona pulita e quella sporca. In questo caso, gli animali potranno essere spinti attraverso il varco passando sotto il tubo, ma l’operatore si ricorderà di non oltrepassare il varco grazie al promemoria fisico del tubo.

Gli animali non devono tornare indietro

Nel passare in rassegna i punti critici principali delle attività di carico e scarico degli animali vivi, è d’obbligo ricordare che qualunque animale calpesti l’interno del camion non deve in nessun modo tornare indietro e ripercorrere a ritroso la strada verso l’allevamento. A tal proposito, la piazzola di carico ideale è quella che consente la chiusura degli animali lungo il loro percorso tramite cancelli che ne impediscano il ritorno indietro.

Attenzione ai liquidi di percolazione

Il camion, soprattutto nelle giornate di pioggia, può essere fonte di liquidi che gocciolano dall’interno verso l’esterno. Ebbene, anche questi liquidi possono rappresentare del materiale potenzialmente infetto e vanno gestiti come tali. Ecco perché nelle piazzole di carico e scarico ideali è presente un sistema di raccolta di questi liquidi, anche rudimentale, per impedirne la dispersione ancora una volta, la disinfezione dell’area pre- e post- operazioni rappresenta un’ulteriore sicurezza di aver fatto il meglio possibile.


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Psa e trasporti: l’autista è importante - Ultima modifica: 2024-10-14T10:18:03+02:00 da Laura Della Giovampaola

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