Nella valutazione dei dati produttivi di un’azienda, è fondamentale considerare anche la distribuzione delle scrofe in base all’ordine di parto, così come vengono analizzati indicatori quali il numero di suinetti svezzati per scrofa per anno o il numero di parti per scrofa annuo, e così via.
Le performances riproduttive, infatti, variano a seconda dell’età degli animali. La prolificità negli animali giovani, come le scrofette e le primipare, non raggiunge il suo pieno potenziale, che si manifesta, invece, negli animali maturi, tipicamente dal terzo al quinto parto. A partire dal sesto parto, le scrofe tendono fisiologicamente a una riduzione progressiva delle loro performances, avvicinandosi al momento della riforma.
Inoltre, l’età delle scrofe influisce anche sulla sopravvivenza dei suinetti in sala parto, in quanto determina variazioni sia nella quantità e qualità di colostro e di latte prodotti, sia nel peso dei suinetti alla nascita.
La distribuzione ideale
Nel 1999, Carroll ha proposto un modello ideale di distribuzione delle scrofe in base all’ordine di parto, che è stato ampiamente riconosciuto come l’approccio più efficace per mantenere elevata l’efficienza riproduttiva. Il modello prevede una riduzione graduale della percentuale di scrofe dal primo all’ottavo parto, con
- almeno il 17% di scrofe primipare,
- circa il 42% di scrofe tra il terzo e il quinto parto,
- e non oltre il 4% di scrofe dall’ottavo parto in poi.
Più recentemente, alcuni hanno suggerito di mantenere la percentuale di scrofe primipare tra il 15 e il 20%, per garantire nel tempo una sottopopolazione stabile di scrofe mature, ottimizzando così la produzione.
Uno studio condotto in Spagna nel 2024 ha esaminato gli effetti della distribuzione del parco scrofe in base all’ordine di parto sulla produttività aziendale. In accordo con l’Istituto di ricerca e tecnologia agroalimentare (Irta), i ricercatori del Dipartimento di Produzione Animale dell’Università di Córdoba hanno analizzato le informazioni contenute nella principale banca dati spagnola per le scrofaie, il BDporc.
All’interno di questo database ogni allevamento inserisce periodicamente i dati produttivi, sulla base di quelli riportati nel proprio software aziendale. I dati analizzati provengono da un campione di 623 allevamenti intensivi, per un totale di 888,479 riproduttori, che rappresentano circa il 40% del patrimonio di scrofe della Spagna.
Per problemi di privacy i ricercatori non hanno avuto a disposizione informazioni riguardo alla genetica delle scrofe incluse nello studio. Tuttavia, per poter estendere i risultati ottenuti anche al di fuori dei confini spagnoli, sono stati esclusi i dati provenienti dagli allevamenti che producono il maiale iberico, che nella banca dati BDporc vengono raccolti separatamente.
Tanti i dati considerati
I dati analizzati fanno riferimento all’anno solare 2020 e riguardano
Informazioni generiche
- il numero di scrofe presenti,
- i dati produttivi (numero di suinetti svezzati per scrofa per anno, numero di parti per scrofa per anno, numero di nati totali, nati vivi, nati morti e di svezzati per nidiata ecc.).
Turnover aziendale
- il tasso di rimonta e l’età,
- l’ordine di parto delle scrofe alla riforma
- e il numero totale di suinetti svezzati nell’arco della loro carriera.
Parametri di efficienza riproduttiva
- la portata al parto,
- la percentuale di ritorni
- e gli intervalli svezzamento-calore, svezzamento-prima inseminazione e svezzamento-copertura utile.
Analisi dei dati complessivi
La media delle scrofe presenti nelle 623 aziende coinvolte è risultata superiore ai 1.400 riproduttori, con un valore medio di 29,73 suinetti svezzati per scrofa per anno e di 2,43 parti per scrofa per anno.
L’età delle scrofe riformate è stata di circa 33 mesi, con una media di 4,55 parti e 54,73 suinetti svezzati nell’arco della loro carriera. Il tasso di rimonta medio è stato del 47,31%. I ritorni si sono attestati intorno al 14%, mentre l’intervallo svezzamento-copertura utile medio è risultato di 9,37 giorni.
In generale, calcolando la percentuale di scrofe per ordine di parto, i ricercatori hanno osservato una riduzione progressiva della percentuale di scrofe all’aumentare dell’ordine di parto, passando dal 20% di primipare fino al 7%, che si mantiene stabile dal settimo parto in poi. Considerando la variazione dei dati produttivi a seconda dell’età degli animali, la prolificità maggiore viene raggiunta dalle scrofe tra il terzo e quarto parto, con 14,91 e 14,94 suinetti nati vivi per nidiata, rispettivamente.
Inoltre, le scrofe di secondo parto svezzano un numero maggiore di maiali, 12,51 di media. D’altra parte, però, l’intervallo svezzamento-copertura utile si riduce gradualmente all’aumentare dell’età della scrofa, con una differenza di circa 6 giorni tra il secondo e l’ottavo parto.
I tre modelli di distribuzione
Le aziende agricole sono state suddivise in tre gruppi in base alla distribuzione delle scrofe per ordine di parto, usando una formula matematica chiamata funzione quadratica. Questa formula è stata scelta perché è semplice da interpretare e si adatta bene ai dati reali, mostrando come cambia la percentuale di scrofe in base al numero di parti, dal primo fino all’ottavo e oltre.
La rappresentazione grafica di questa formula è una parabola, che può curvare verso l’alto o il basso, a seconda del valore del coefficiente “a” della formula
f(x) = ax2 + bx + c.
Gruppo 1, aziende con coefficiente “a” negativo
Le 156 aziende che mostravano un coefficiente “a” negativo sono state inserite nel gruppo 1, caratterizzato dalla presenza di una percentuale di scrofe molto alta nei parti intermedi (45,5% di scrofe tra il terzo e il quinto parto). Perciò, in queste aziende, il grafico che rappresenta la distribuzione delle scrofe è una curva concava verso il basso, che raggiunge il suo apice tra il terzo e il quinto parto.
Gruppo 2, aziende con coefficiente “a” prossimo allo zero
Nel gruppo 2, il più numeroso (311 aziende), il coefficiente “a” è prossimo allo zero. In questo caso, il grafico mostra un andamento quasi lineare, con una diminuzione graduale della percentuale di scrofe tra il primo e l’ottavo parto, di circa il 2% per ogni aumento del numero di parti. La distribuzione delle scrofe in questo gruppo è molto simile al modello di riferimento proposto da Carrol.
Gruppo 3, aziende con coefficiente “a” positivo
Nel gruppo 3, il coefficiente “a” è positivo e il grafico segue una curva concava verso l’alto, a causa dell’aumento della percentuale di scrofe più anziane, di circa il 19% oltre il settimo parto.
I risultati produttivi migliori
L’analisi dei parametri produttivi medi delle aziende, suddivisi in base all’ordine di parto delle scrofe, ha messo in evidenza differenze significative tra i tre diversi modelli di distribuzione dell’età del parco scrofe. Le aziende comprese nel gruppo 1, con percentuali di scrofe più alte tra i parti intermedi, hanno registrato l’età media delle scrofe riformate più bassa e un tasso di rimonta inferiore rispetto agli altri gruppi.
Produttività annua
I tre tipi di distribuzione della popolazione di scrofe hanno influito anche sulla produttività annua in modo statisticamente significativo.
Gli allevamenti nel gruppo 1 hanno prodotto in media 31,2 suinetti svezzati per scrofa per anno, contro i 28,7 delle aziende del gruppo 3, che presentavano una percentuale più alta di scrofe più vecchie. Inoltre, il primo gruppo ha registrato la portata al parto più alta (87%), la percentuale più bassa di ritorni in estro (11,8%) e l’intervallo più breve tra svezzamento e copertura utile (8,4 giorni).
La prolificità
Anche dal punto di vista della prolificità, le aziende del gruppo 1 hanno ottenuto risultati statisticamente migliori rispetto agli altri gruppi, con 16,1 nati totali, 14,8 nati vivi e 12,8 svezzati per scrofa.
I primi due gruppi hanno mostrato in media 4,8 e 4,9 giorni di intervallo svezzamento calore e 5,8 e 6,2 giorni di intervallo tra svezzamento e prima inseminazione. Proprio per via dei giorni non produttivi ridotti, i primi due gruppi hanno ottenuto un numero di parti per scrofa per anno significativamente più elevato (2,44) rispetto alle aziende del terzo gruppo.
Cercare di aumentare la longevità delle scrofe senza rinunciare alla redditività è nell’interesse non solo degli allevatori, ma anche dei consumatori, sempre più attenti alla sostenibilità e al benessere animale. Tuttavia, rimane un obiettivo difficile da realizzare.
Mantenere una percentuale maggiore di scrofe più vecchie quando i costi della rimonta sono elevati potrebbe sembrare vantaggioso, ma dall’analisi di questo studio, le aziende del gruppo 3, con percentuali più elevate di animali anziani, sono quelle che hanno ottenuto i risultati produttivi più bassi.
Serve un monitoraggio
I risultati di questo studio confermano l’importanza di considerare la distribuzione dell’età delle scrofe come fattore rilevante nell’efficienza riproduttiva. Sebbene l’andamento del gruppo 2 sia tradizionalmente considerato il modello ideale perché permette di mantenere una dimensione stabile del parco scrofe tra gli ordini di parto, non ottiene le performances migliori in termini di produttività.
Al contrario, le aziende del gruppo 1 raggiungono risultati migliori per via del maggior numero di scrofe nei parti più produttivi (3° e 5°).
Tuttavia, non è possibile concludere che il modello delle aziende del primo gruppo sia il più performante a lungo termine, poiché lo studio ha esaminato i dati relativi solo a un anno produttivo, rendendo difficile valutare gli effetti di questa distribuzione nel lungo periodo.
Una distribuzione corretta delle età del parco scrofe deve garantire una produttività stabile nel tempo e questo può essere potenzialmente raggiunto dalle aziende comprese nei primi due gruppi, a condizione che la riforma e la rimonta siano gestite correttamente.
Saranno necessari in futuro nuove ricerche che monitorino nel tempo la correlazione tra i dati produttivi e la distribuzione dell’ordine di parto delle scrofe.
L’articolo è disponibile per i nostri abbonati sulla Rivista di Suinicoltura n. 1/2025
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