Scrofe iperprolifiche: la carica dei 101 suinetti

scrofe iperprolifiche
Le scrofe iperprolifiche sono oggi molto diffuse nell’allevamento del suino. Un recente studio descrive le strategie di management che permettono di gestire al meglio nidiate molto numerose

Uno dei parametri di riferimento utilizzati a livello mondiale è la produzione di suini svezzati, ed è evidente che i miglioramenti apportati dalle aziende genetiche in termini di prolificità si possono osservare negli allevamenti commerciali moderni. Se però da un lato questo porta all’aumento della redditività aziendale, dall’altro richiede più attenzione e più professionalità per far sì che il vantaggio genetico non si perda con errore gestionali frequenti.

Tanti suinetti equivalgono ad un parto più lungo

La durata del parto è aumentata nel corso degli anni, presumibilmente a causa dell’aumento delle dimensioni della nidiata. Nel 2005, la durata media del parto era di 166 minuti, ora ha raggiunto i 268 minuti. Diversi fattori possono influenzare la durata del parto: obesità, costipazione, sistema di stabulazione, dimensione della nidiata, numero di nati morti, uso di ossitocina e genetica. Le conseguenze di parti prolungati e distocie sono, nella maggior parte dei casi, negative per la scrofa.

Quando sono presenti manipolazioni ostetriche l'ambiente uterino è esposto alla contaminazione e gli agenti patogeni vengono facilmente trasportati al suo interno. Anche l’ipertermia nei primi 3 giorni dopo il parto è comune, come la diminuzione dell'appetito e del consumo di acqua, fattori che compromettono la salute generale delle scrofe e le predispongono ad una riduzione della produzione di latte e della fertilità.

Attenzione alle perdite neonatali

Il parto prolungato è fortemente correlato alla dimensione della figliata e ai nati morti. Infatti, è stato osservato che le scrofe con un parto di durata superiore alle 3 ore hanno probabilità di insorgenza di nati morti 2 volte più elevate rispetto alle scrofe con parto più breve. Non è chiaro, però, se la presenza di nati morti sia la causa o la conseguenza del prolungamento parto. Le conseguenze della sofferenza fetale, causata da un parto prolungato o da distocia, implicano

  • una minore vitalità dei suinetti dopo la nascita
  • e una maggiore probabilità di morte fino al terzo giorno di vita nei suinetti nati cianotici.
  • Gli ultimi suinetti nati sono più inclini alla natimortalità.

I fattori che influenzano la natimortalità influiscono anche sulla presenza di suinetti a bassa vitalità.

Questo porta al fatto che i tassi di perdita dei suinetti prima dello svezzamento siano elevati, nonostante tutti gli sforzi compiuti nelle strutture, nella gestione e nei programmi di selezione. In generale, circa il 15,0% dei suinetti non sopravvive dalla nascita allo svezzamento.

 Ogni goccia di colostro diventa preziosa

Gli allevamenti iperprolifici potrebbero dover fare i conti con una ridotta assunzione individuale di colostro da parte dei suinetti appena nati, a causa dell’aumento di dimensioni della nidiata.

Infatti, Theil et al. hanno notato un aumento nella resa del colostro negli ultimi 13 anni (da 5,3 a 6,9 kg per scrofa), ma con una concomitante riduzione dell'assunzione di colostro da parte dei singoli suinetti (da 438 a 322 g/suinetto). Questo, nelle figliate numerose può dipendere dalla presenza di suinetti di basso peso alla nascita ed aumentata competizione per i capezzoli. Inoltre, i suinetti poco vitali possono ritardare il consumo di colostro, aumentando il rischio di morte. Pertanto, è fondamentale che vengano adottati alcuni accorgimenti nella supervisione del parto e nella cura dei suinetti neonati per aumentare l'accesso alle mammelle e il consumo di colostro.

Cure speciali per la salute delle scrofe con parto impegnativo

 Il parto è fisicamente impegnativo e la sua durata può influenzare la salute generale della scrofa e quella uterina. I parti lunghi possono causare ipertermia e riduzione dell’appetito. Spesso può insorgere la sindrome da disgalassia post-partum (Ppds), caratterizzata da insufficiente produzione di colostro e latte nel primi giorni dopo il parto; l'accumulo di liquidi nell'utero nel periodo post-partum può predisporre alla metrite puerperale, che nonostante sia, nella maggior parte dei casi, temporanea e reversibile, si ripercuoterà sulla salute dei suinetti, soprattutto quelli con basso peso alla nascita, a causa della compromessa produzione di latte nei primi giorni di vita.

L'involuzione uterina può essere ritardata da elevati valori di Bcs, ipertermia, parto prolungato e espulsione ritardata della placenta.

La longevità delle scrofe può essere compromessa da distocie o dalla mancanza di una corretta assistenza al parto. In scrofe che hanno subito manualità ostetriche sono stati segnalati, inoltre, intervalli prolungati dallo svezzamento all'estro, una velocità di parto ridotta, nidiate di piccole dimensioni nel successivo ciclo riproduttivo e un tasso di abbattimento maggiore. L'intervento ostetrico manuale dovrebbe essere eseguito con prudenza per evitare di compromettere le successive performance riproduttive e la longevità della scrofa.

Lo stress da calore nel periodo peri-partum può svolgere un ruolo importante nell’affaticamento fisico delle scrofe iperprolifiche, è quindi necessario prestare cure adeguate ai capi durante questo periodo, garantendo assunzione di acqua, comfort e benessere alla scrofa.

Strategie e strumenti per ottimizzare le prestazioni al parto

 Ridurre la durata del parto implica diversi approcci. Sebbene gli uterotonici (ad es. ossitocina o suoi analoghi) possano ridurre la durata del parto, somministrarli all'inizio del processo aumenta il tasso di natimortalità.

È stabilito che gli uterotonici devono essere somministrati se non vi è ostruzione, in presenza di contrazioni deboli e dopo altri interventi di assistenza ostetrica.

L'intervento ostetrico manuale è necessario quando l'intervallo di nascita tra i suinetti è prolungato, e ha l’obiettivo di aumentare la sopravvivenza dei lattonzoli e ridurre la durata del parto. Questa procedura è più frequente nelle scrofe pluripare e durante l'estate, probabilmente a causa del minor tono muscolare e del maggior affaticamento fisico delle scrofe stesse.

In molti allevamenti, le scrofe vengono nutrite una volta al giorno fino al parto, con conseguente scarsa disponibilità energetica. Il parto, tuttavia, è un evento che richiede energia per la scrofa, poiché espellere una nidiata di grandi dimensioni è impegnativo. La restrizione alimentare prima del parto causa ipoglicemia e fornisce meno energia disponibile per le intense contrazioni di utero e muscoli addominali. Inoltre, a causa dello scarso consumo di alimento, qualche giorno prima del parto compare stitichezza, che potrebbe comportare un parto prolungato. Aumentare l’assunzione di fibre nelle scrofe prima del parto può alleviare tale problema.

È quindi essenziale fornire un’alimentazione adeguata alle scrofe nella fase di transizione dalla fine della gestazione all'inizio della lattazione, per garantire un'adeguata crescita fetale e mammaria, un parto e una produzione di colostro adeguati. Le scrofe in tarda gestazione dovrebbero ricevere almeno tre pasti al giorno per evitare basse concentrazioni ematiche di glucosio al parto.

I glucocorticoidi possono aumentare la produzione di glucosio stimolando proteolisi, lipolisi e gluconeogenesi epatica. Recentemente è stato segnalato che il trattamento con desametasone prima dell'inizio del parto (al momento dell'abbondante secrezione di colostro) può aumentare la concentrazione di glucosio durante tutto il processo di parto, ridurre la durata del parto e diminuire la necessità di interventi ostetrici.

È poi essenziale tenere sotto controllo il peso della scrofa per garantire migliori prestazioni, longevità della mandria e utilizzo ottimale del mangime. Femmine con elevato spessore di grasso dorsale (>17 mm) hanno mostrato parti più lunghi di 155 minuti: è probabile che la causa sia da ricercare nel calo ritardato del progesterone durante il peri-partum e l’accumulo di grasso attorno al canale del parto. Le scrofe in sovrappeso possono avere una produzione ridotta di colostro e un consumo di mangime limitato durante l’allattamento, compromettendo la produzione di latte.

Una lattazione più lunga è benefica

Negli ultimi anni, l’industria suina si è concentrata sull’aumento dell’età di svezzamento dei suini.

Un periodo di allattamento più lungo favorisce una migliore involuzione uterina prima dell'inseminazione. È stato inoltre dimostrato che, per ogni giorno in più di intervallo tra parto e svezzamento, le scrofe hanno prodotto 0,19 suinetti in più all'anno o altri 0,32 suinetti fino al quarto parto. In alcuni Paesi in cui l'allattamento può durare più di 5 settimane, si segnala un miglioramento nella dimensione della nidiata successiva, grazie alla condizione corporea ottimale della scrofa, ripristinatasi durante la lattazione.

Ritardare lo svezzamento può inoltre favorire lo sviluppo della barriera intestinale nei suinetti e ridurre il calo di difese immunitarie legato allo stress da svezzamento. È stato osservato che aumentare l’età dello svezzamento da 19 a 28 giorni ha influenzato positivamente le prestazioni e la crescita dei suini svezzati. Inoltre, aumentando il l'età di svezzamento da 18,5 a 24,5 giorni è stato possibile ridurre il numero di suini trattati, aumentare l'incremento medio giornaliero e l'assunzione di mangime e ridurre le perdite totali di suini. Pertanto, l’aumento dell’età dello svezzamento è particolarmente importante nelle filiere in cui l’uso degli antibiotici è più limitato.

Ogni suinetto vuole il suo capezzolo (funzionale!)

 Una mammella funzionante deve fornire abbastanza latte per lo sviluppo del suinetto. Suinetti in eccedenza comportano un ritardo nell'assunzione di colostro, tassi di mortalità più elevati, una riduzione nella crescita della nidiata e più lesioni facciali dovute alla maggiore competizione per i capezzoli. Scrofe con più capezzoli funzionali hanno nidiate e suinetti più pesanti allo svezzamento. È stato osservato che, con la presenza di un capezzolo disponibile in più, aumenta la sopravvivenza dei lattonzoli del 3,25%, il peso delle figliate allo svezzamento di 3,6 kg, vengono svezzati 0,34 suinetti in più e la mortalità pre-svezzamento viene ridotta del 3,04%.

È quindi evidente l'importanza di includere un maggior numero di capezzoli nei programmi di miglioramento genetico per aumentare la sopravvivenza dei suinetti e contribuire allo sviluppo delle nidiate.

Baliaggi per recuperare i sovrannumerari

 Il cross-fostering è una strategia utilizzata per ridurre la variazione di peso all'interno della nidiata e per mantenere un numero di suinetti tale che tutti possano consumare adeguatamente colostro e latte, allontanando i lattonzoli in surplus rispetto al numero di capezzoli funzionali. Di solito viene eseguito durante i primi 2 giorni di vita; tuttavia, non esiste un protocollo standard tra gli allevamenti. È necessario prestare attenzione a come viene effettuato il baliaggio dei lattonzoli: suinetti leggeri non dovrebbero essere mescolati con quelli pesanti, per evitare di compromettere il tasso di sopravvivenza.

Il numero di capezzoli funzionali nei genotipi moderni è, in media, 13,9 e il numero di suinetti nati vivi è superiore a 15.

Recentemente, Vande Pol et al. hanno svolto uno studio per sviluppare protocolli di cross-fostering e hanno osservato che nelle nidiate con due suinetti in più rispetto al numero di capezzoli funzionali esisteva una mortalità pre-svezzamento più elevata. Ulteriori studi sono comunque necessari per valutare quanti suinetti per capezzolo possono essere allevati, come diverse categorie di suinetti (leggeri/pesanti) risponderanno a questa gestione e quanto tempo dopo il parto può essere eseguito il cross-fostering con successo. La creazione di un protocollo standardizzato può aiutare gli allevatori a formare nidiate con una migliore capacità di crescere e sopravvivere.

Conclusioni

 Gli allevamenti iperprolifici rappresentano una sfida per l'allevamento di suini, poiché le scrofe presentano requisiti differenti dai genotipi utilizzati in passato e i suinetti potrebbero avere difficoltà a crescere e sopravvivere. Aumentare il numero di mammelle funzionali è certamente utile, ma può richiedere diversi anni. Aspetti gestionali legati al benessere animale, come ad esempio la stabulazione in gruppo durante la gestazione e l’aumento dell’età di svezzamento, richiedono maggiori sforzi per garantire che una maggiore prolificità si traduca in una migliore quantità e qualità di suinetti svezzati, oltre ad un miglioramento della longevità della scrofa. Di conseguenza, la gestione degli allevamenti iperprolifici deve prevedere una buona gestione delle scrofette da rimonta, migliore gestione durante la gravidanza, attenzione ai parti prolungati, pratiche volte ad aumentare il consumo di colostro e latte e strategie per allevare suinetti eccedenti il ​​numero di capezzoli funzionali disponibili.

L'importanza di ciascun fattore gestionale critico per il management delle scrofe e delle nidiate iperprolifiche può differire tra diversi allevamenti, pertanto, è fondamentale che ciascun sistema identifichi e valuti tutti gli aspetti discussi in precedenza per attuare una gestione adeguata della mandria.


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Bibliografia: Bortolozzo et al., Managing Reproduction in Hyperprolific Sow Herds, 2023

Scrofe iperprolifiche: la carica dei 101 suinetti - Ultima modifica: 2023-11-14T11:15:11+01:00 da Annalisa Scollo

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