Biosicurezza in allevamento, i benefici superano i costi

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Anche piccoli miglioramenti nella gestione dell’allevamento possono portare a grandi profitti economici. Prevenire il rischio infettivo significa coniugare redditività delle produzioni a continuità aziendale, soprattutto in uno scenario ipercompetitivo del mercato delle carni suine

Bruno Ubertini è una figura di riferimento nel settore veterinario, noto per il suo aforisma riguardante l’importanza della biosicurezza negli allevamenti, specialmente dopo il focolaio di Peste suina africana in Italia.

La biosicurezza è cruciale per la salvaguardia di un’industria suinicola che vale 8,5 miliardi di euro e sostiene 30.000 posti di lavoro (www.unaitalia.com/filiera-suinicola). Gli allevatori devono considerare gli investimenti in biosicurezza non come spese, ma come strategie essenziali per garantire la sostenibilità economica e la riduzione dei costi sanitari.

Prevenzione in allevamento

Si tratta di una componente essenziale per garantire la sostenibilità e la redditività dell’attività dell’allevatore nel lungo termine, perché la riduzione dei costi sanitari, il miglioramento degli indicatori produttivi e la minimizzazione del lucro cessante rappresentano benefici tangibili che superano di gran lunga i costi iniziali di adeguamento ai vincoli normativi.

Infatti, la suinicoltura è intrinsecamente un’attività economica; una sistematica metanalisi eseguita su oltre 57.000 pubblicazioni scientifiche ha identificato 40 agenti patogeni prioritari per l’allevamento suinicolo responsabili di zoonosi, tecnopatie o malattie denunciabili ai sensi del Regolamento di Polizia veterinaria (VanderWaal K. et al., 2018). Pertanto, per l’imprenditore zootecnico diviene fondamentale valutare con attenzione le implicazioni finanziarie di tutte le patologie prevalenti nella sua realtà di allevamento per impostare una gestione sanitaria improntata alla logica del rapporto costo/beneficio.

A tal proposito, recenti analisi predittive hanno dimostrato che un aumento del 10% della prevalenza di sindromi respiratorie penalizza di quasi il 40% il margine di contribuzione dell’attività di impresa: in particolare, la conseguente mancanza di uniformità della partita al macello per peso di carcassa e per peso, resa e caratteristiche morfologiche dei singoli tagli può comportare una riduzione del margine lordo del 50% (Pfuderer S. et al., 2022).

Protocollo di igiene e disinfezione

Analizzando invece l’impatto del Complesso della malattia respiratoria del suino (Prdc) con il metodo Prisma, strumento fondamentale agli effetti della valutazione basata sull’evidenza degli interventi di profilassi ambientale in Salute Animale, il lucro cessante annualmente provocato da uno o più agenti patogeni respiratori coesistenti può variare significativamente, oscillando

  • da 1,70 a 8,90 euro per suinetto in svezzamento,
  • da 2,30 a 15,35 euro per suino all’ingrasso,
  • e da 100 a 323 euro per scrofa (Boeters M. et al., 2023).

Rapporto costo/beneficio utilizzando il protocollo per i suinetti

Il costo annuale di un protocollo di igiene e disinfezione per i suinetti si aggira tra 0,12 euro e 0,20 euro per capo. Ciò comporta un rapporto costo/beneficio che varia da 1:15 a 1:90, a seconda del danno economico. Ad esempio, in un allevamento di 2.500 animali, una riduzione del 10% della prevalenza di Prdc potrebbe generare un risparmio medio di circa 1.000 euro per l’allevatore, al netto dei costi di igiene.

Questi risultati dimostrano l’importanza delle strategie di prevenzione ambientale come pilastri della gestione sanitaria negli allevamenti, rendendo il profilo igienico-sanitario un fattore cruciale per la competitività nell’industria delle carni suine a livello globale.

Essenziale fare le giuste scelte manageriali

Comprendere l’impatto delle sfide ambientali sulla produzione zootecnica è cruciale per gli imprenditori, poiché influisce direttamente su prestazioni, qualità delle carcasse e costi operativi.

Ormai è acclarato che in condizioni di elevata pressione infettiva deterioramenti fino al 14% dell’incremento ponderale e tassi di mortalità del 20% sono differenze statisticamente significative rispetto ad allevamenti a basso rischio aziendale, come pure una triplicazione del danno economico conseguente all’aumentata prevalenza di patologie ormai considerate endemiche in una filiera di allevamenti professionali, es. Prrs, Prdc e virus influenzale (Cornelison AS. et al., 2018).

Anche in Italia, verifiche di campo coordinate da Crpa (Centro ricerche produzioni animali) hanno dimostrato l’ottimizzazione dell’efficienza produttiva a seguito del rafforzamento delle misure di biosicurezza attraverso molteplici chiavi di lettura:

  • aumento dell’incremento ponderale giornaliero del 12%;
  • miglioramento del 4% dell’indice di conversione,
  • riduzione del costo di produzione di oltre euro 5,00 per suino macellato,
  • risparmio del 10% sulla bolletta veterinaria (De Roest K. et al., 2023).

Un capitolato di biosicurezza non ammette deroghe e non contempla scorciatoie.

Sebbene l’implementazione di protocolli di igiene e disinfezione possa comportare costi iniziali, i benefici a lungo termine superano di gran lunga tali spese, rappresentando un investimento fondamentale per garantire la sostenibilità dell’allevamento in un mercato sempre più competitivo. La biosicurezza è, quindi, una scelta strategica per creare valore anziché una semplice spesa.


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Biosicurezza in allevamento, i benefici superano i costi - Ultima modifica: 2024-09-26T10:18:09+02:00 da Barbara Gamberini

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