Fornire alla filiera e agli allevamenti un background di supporti tecnici, conoscenze e ricerche sulla riduzione degli antibiotici e il benessere dell’animale. È questo l’obiettivo principale dell’Oi Gran suino italiano che lavora con gli allevatori, partendo dalle problematiche degli allevamenti fino all’individuazione della soluzione più opportuna.
L’Assemblea di fine maggio ha riconfermato alla presidenza Guido Zama (nella foto) su proposta condivisa all’unanimità dalla parte agricola, mentre alla vicepresidenza è stato eletto Vincenzo Dieci, indicato dalla componente industriale, dalla trasformazione e macellazione.
Post Covid-19
Presidente Zama, la strategia per ripartire nel post Covid-19?
«Siamo oltre il tempo massimo. È improcrastinabile l’avvio di un progetto strategico nazionale a sostegno del comparto, che ridia slancio ai consumi e all’export agendo su più fronti per superare le criticità causate dal lockdown. Un esempio su tutti: le cosce invendute che stanno condizionando il mercato e creando tensioni all’interno della filiera».
Intesa di filiera reale
Su quali temi insistere per rilanciare la suinicoltura?
«Occorre superare in primis le forti divisioni presenti nella filiera. La tradizione e la tipicità non bastano più per essere competitivi in un contesto di crisi globale aggravata da una forte concorrenza. Bisogna quindi costruire una intesa di filiera reale, un nuovo modello di relazioni che consenta alle imprese di generare le risorse finanziarie necessarie a mantenere produzione e occupazione. Il reddito lungo la filiera non si sviluppa attraverso speculazioni e/o conflitti interni, ma con un gioco di squadra incentrato ad acquisire nel mondo nuovi consumatori. Poi c’è un secondo fronte da non perdere di vista: implementare l’innovazione per assicurare una migliore qualità di prodotto e di processo in linea con le richieste del mercato».
L'impegno dell'Oi Gran suino italiano
Le priorità dell’Oi Gran suino italiano?
«La nostra interprofessionale è stata la prima a lavorare sul miglioramento del benessere animale e la riduzione dell’uso degli antibiotici negli allevamenti.
Adesso il focus della ricerca è orientato a definire modelli economici in grado di garantire la tracciabilità del prodotto e gettare le basi per l’identificazione di un sistema di pagamento a qualità del suino italiano oltre all’ideazione di progettualità innovative su tematiche di dettaglio economico-amministrativo, che sappiano fornire agli allevatori e alla filiera le tecniche giuste per qualificare la produzione contenendone i costi. Infine, visto che il settore continua ad essere criminalizzato sotto l’aspetto ambientale, operiamo per dimostrare che si può fare suinicoltura rispettando l’ecosistema».
L'Oi Gran suino italiano nel sistema italiano
Qual è invece il ruolo dell’interprofessionale nel sistema suinicolo italiano?
«Quello di offrire alle istituzioni un punto di riferimento unico, aggregato e rappresentativo, contendendo così l’eccessiva frammentazione che è il nervo scoperto della filiera. Presentare a Governo e Regioni richieste già condivise aiuterebbe sicuramente coloro che sono chiamati a decidere sulle politiche da adottare e sulle risorse da stanziare per il settore. Il secondo ambito di azione dell’OI è mettere insieme i bisogni delle sue varie componenti, per rispondere meglio al consumatore e comunicare anche, in maniera corretta, i grandi sforzi fatti per la qualità del prodotto e l’ambiente. Le campagne denigratorie che periodicamente imperversano sui media si possono contrastare solo con azioni coese e facendo conoscere le caratteristiche organolettiche della carne suina e dei suoi trasformati».
Tre progetti in fase di sviluppo
Tramite il bando della Regione Emilia-Romagna rivolto ai Goi-Gruppi operativi per l’innovazione, fondi del Psr 2014-2020, l’Oi ha ottenuto il finanziamento di tre progetti tuttora in fase di sviluppo.
«Anzitutto dobbiamo ringraziare la Regione, che da anni si impegna a sostenere la filiera con un’attenzione particolare alla ricerca e innovazione e valorizzandone le peculiarità territoriali. Per questo motivo occorre continuare il lavoro svolto finora confrontando anche i risultati ottenuti dai vari Psr regionali per trasferirli poi ad ampio raggio a chi produce, cioè alle imprese. Il primo progetto finanziato, in collaborazione con Crpa e Università Cattolica di Piacenza, continua il lavoro svolto in passato sulla riduzione degli antibiotici e sul benessere dell’animale e si focalizza sul miglioramento della gestione economica delle imprese, partendo dagli allevamenti e dai costi di produzione; il secondo mira a costruire un nuovo modello di accordo, all’interno della filiera, finalizzato a riconoscere economicamente la qualità del prodotto, in team con Assica - Associazione industriale delle carni e dei salumi. Il terzo vuole creare, con l’Università di Bologna, una rete di supporto e consulenza per aiutare gli allevatori a migliorare le tecniche di gestione del benessere animale in linea con le aspettative del consumatore».