Rovolon, nuovo centro di stoccaggio per la gestione dei cinghiali

rovolon cinghiali
Il taglio del nastro in occasione dell’inaugurazione del Centro di stoccaggio temporaneo di Rovolon (Pd).
Il Parco regionale dei Colli Euganei ha inaugurato una struttura per ridurre i rischi sanitari e ottimizzare il trattamento delle carcasse. Il progetto mira a contenere l’impatto degli ungulati, garantendo sicurezza alimentare e tutela del territorio

Lo scorso febbraio nel padovano, a Rovolon, è stato inaugurato un centro di stoccaggio temporaneo dei cinghiali catturati. L’iniziativa è del Parco regionale dei Colli Euganei, da vent’anni impegnato nel contenimento degli ungulati avvistati la prima volta nel lontano 1997 e che, in tempi più recenti, sono diventati una minaccia sotto il profilo sanitario e per l’incolumità pubblica.

Alessandro Frizzarin, presidente dell’Ente Parco dei Colli Euganei nel corso del suo intervento all’inaugurazione del Centro di stoccaggio temporaneo di Rovolon (Pd).

La struttura, che si affianca a quella già attiva a Galzignano Terme (Pd), rappresenta un ulteriore passo avanti nelle strategie di gestione e contenimento della popolazione di cinghiali, problema che da anni interessa il territorio dei Colli Euganei con ripercussioni ambientali, agricole e di sicurezza, come ha spiegato il presidente dell’ente Parco regionale dei Colli Euganei, Alessandro Frizzarin, alla presenza del vicepresidente Daniele Canella, dei sindaci del comprensorio del Parco, nonché di rappresentanti di Veneto Agricoltura, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, della Direzione Agroambiente e della Direzione Turismo della Regione Veneto e dei Servizi di sanità animale dell’Ulss 6 Euganea.

«Questa nuova struttura – ha spiegato il presidente Frizzarin - è il risultato di un lavoro costante e sinergico tra le istituzioni per fornire strumenti sempre più efficaci nel controllo della popolazione dei cinghiali. Grazie a questa infrastruttura, infatti, potremo garantire una gestione più efficace e sostenibile del problema, tutelando il territorio, l’ambiente e le attività economiche locali. Il Parco continua a lavorare con determinazione per trovare soluzioni concrete e compatibili con la biodiversità del nostro ecosistema».

Cronistoria della lotta al cinghiale

Dal 2001 ad oggi gli interventi posti in essere per il contenimento dei cinghiali nel padovano sono progressivamente aumentati e divenuti sistemici. Nel 2001 è stata stipulata una convenzione fra ente Parco regionale dei Colli Euganei e Polizia provinciale per il monitoraggio e il contenimento della specie. Successivamente, nel 2003, è stato definito un Piano di controllo del cinghiale, mediante una convenzione tra l’ente Parco, la provincia di Padova e il Corpo forestale dello Stato.

Dal 2007 l’attività di controllo è stata incrementata grazie all’istituzione di una squadra composta da operatori in forza all’ente Parco e specializzati nella gestione della fauna selvatica.

Nel 2012 si è proceduto con la formazione di ulteriori squadre composte da volontari sele-controllori da utilizzarsi esclusivamente per il prelievo da postazioni fisse. E attualmente le metodologie di prelievo del cinghiale sono effettuate dalla squadra faunistica e dal personale formato dei sele-controllori mediante 55 chiusini, appostamenti notturni e “cerca con il faro”, un vigilante preposto ad allontanare i cinghiali dalle aree ritenute sensibili, in particolare le zone urbane e quelle in cui insistono gli allevamenti suini.

La funzione del nuovo centro

«L’azione congiunta delle forze spiegate dal Parco regionale dei Colli Euganei – ha proseguito il presidente Frizzarin - ha prodotto nel 2023 una riduzione della presenza del cinghiale nei Colli del 13%, mentre nel 2024 si è registrato un ulteriore calo del 12%, confermando che l’attività continua nella direzione di un generale contenimento degli ungulati».

Il nuovo centro permetterà di ottimizzare il lavoro dei selezionatori e della squadra faunistica del Parco, migliorando la gestione e il trattamento degli esemplari abbattuti, in linea con le normative sanitarie e ambientali vigenti. Concetti, questi, confermati anche da Mattia Bottacini e Alessandro Sadocco, entrambi del Servizio veterinario dell’Ulss 6 Euganea. «Il ruolo dell’Ulss 6 Euganea è ambivalente. Per quanto attiene la protezione sanitaria dei suini – ha spiegato Bottacini – riguarda la riduzione del numero della popolazione dei cinghiali, che rappresentano un rischio nel contesto attuale di diffusione della peste suina africana.

In un’ottica di possibili restrizioni dovute alla malattia, invece, il nostro ruolo sarà quello di gestire una materia prima che potrebbe essere consumata. Nella cella inaugurata verranno effettuati dei test per escludere la presenza della malattia, così da mandare avanti le carcasse al consumo nella filiera tradizionale.

In fase progettuale di questa struttura, l’Ulss 6 Euganea ha dato dei pareri sulla conformazione, la localizzazione e l’idoneità, così da avere una geolocalizzazione, rispetto all’altra cella di Galzignano Terme (Pd), che consenta di coprire efficacemente il territorio provinciale di Padova, in particolare tenendo conto del contesto isolato e privo di allevamenti nelle immediate vicinanze».

Il veterinario di riferimento della struttura, Alessandro Sadocco, ha spiegato puntualmente come funzionerà il centro di stoccaggio temporaneo dei cinghiali catturati, che non sarà destinato al ricovero o isolamento di cinghiali colpiti da peste suina africana o altre malattie. «Questa cella, deputata allo stoccaggio di cinghiali, le cui carni saranno destinate al consumo umano, non dovrà ospitare esemplari affetti da peste suina africana. La provincia di Padova, però – ha spiegato Sadocco - ha individuato più zone in cui, in caso di focolaio di peste suina africana, verranno abbattuti i cinghiali poi destinati alla distruzione. Qualora il test effettuato sulle carcasse non rilevasse la presenza di patologie infettive, invece, gli animali seguiranno il percorso tradizionale della lavorazione».

Il centro di stoccaggio temporaneo dei cinghiali catturati è una sorta di macello. «Esattamente un macello diviso in due fasi, dove l’operatore formato, che è il cacciatore – ha evidenziato Sadocco - effettua la visita ante mortem per rilevare lo stato sanitario dell’animale. Se l’animale risulta sano può essere avviato alla catena alimentare, diversamente viene abbattuto e destinato alla distruzione, previa effettuazione degli opportuni test».

Cacciatori e operatori formati

Più soggetti, adeguatamente formati, sono incaricati di recuperare gli animali nel territorio. «I cinghiali vengono prelevati da cacciatori, operatori del Parco regionale dei Colli Euganei e personale della Polizia provinciale – ha proseguito Sadocco – e arrivano abbattuti e dissanguati nella cella, dove viene effettuata l’eviscerazione e rimangono in velo; quindi, vengono refrigerati nella seconda parte della cella, dove si trova l’abbattitore di temperatura. Avvenuto il raffreddamento, gli operatori del Parco provvedono a prelevarli e condurli nel centro lavorazione selvaggina, dove il sottoscritto, in qualità di veterinario incaricato dall’Ulss 6 Euganea, effettuerà le valutazioni sanitarie documentali sulle carcasse, per validare l’intero percorso».

Un percorso assolutamente collaudato, da quanto dichiarato anche dai sindaci del territorio, tanto che gli operatori sono consapevoli dell’importanza della formazione che recentemente li ha visti protagonisti in tre incontri di aggiornamento generale e uno dedicato alla peste suina africana.

Michele Gallo, dirigente Ente Parco dei Colli Euganei.

Nel territorio i diversi attori hanno saputo fare rete, ma è innegabile il ruolo centrale del Parco regionale dei Colli Euganei, luogo ideale per la proliferazione e diffusione dei cinghiali, come ha confermato Michele Gallo, dirigente ente Parco Colli Euganei.

«Il Centro di stoccaggio è stato pensato al di fuori di una situazione di emergenza di peste suina africana – ha spiegato Gallo - ma è una componente strategica che ci aiuta nell’attività quotidiana di contenimento dei cinghiali svolta attraverso gli operatori del Parco e i sele-controllori abilitati, in particolare per quanto attiene l’attività notturna che viene svolta e consente la raccolta delle carcasse poi destinate al macello».

Nel corso degli anni la richiesta di carne di cinghiale è aumentata anche nel padovano, al punto da rappresentare una nicchia di mercato da non trascurare. E, di conseguenza, il Parco, l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e l’Ulss 6 Euganea si sono adoperati per fornire una pronta risposta.

«Nel momento in cui dovesse esserci un focolaio di peste suina africana – ha aggiunto Gallo - abbiamo previsto che in più aree del territorio, capillari in tutta la provincia di Padova, vengano raccolte le carcasse testate prive di malattie, perché l’attività deve continuare ma nell’ambito di norme di biosicurezza molto rigorose, applicate sulla base dei protocolli che abbiamo formulato. Diversamente, gli animali infetti trovati nei boschi o lungo le strade dovranno seguire un diverso iter che prevede il successivo smaltimento».

Il centro di stoccaggio, come evidenziato, non potrà contenere animali infetti, ma qualora ciò dovesse malauguratamente accadere sono previste immediate contromisure. «In questo caso – sottolinea Gallo - tutti gli animali contemporaneamente presenti dovranno essere smaltiti e la cella verrà completamente disinfettata per riprendere il suo normale utilizzo. Il trasporto delle carcasse infette verrà effettuato dagli operatori del Parco, che le stoccheranno in un luogo relativamente comodo, anche in considerazione del fatto che il Parco è uno dei territori in cui è concentrata la maggior presenza di cinghiali. Ciò che più preoccupa, però, è che se ci fosse un focolaio di peste suina africana l’accesso al Parco verrebbe vietato, con tutte le conseguenze che questo produrrebbe da un punto di vista turistico e per l’indotto che l’area genera, oltre agli evidenti problemi per gli allevatori di suini».

La sfida? Dare continuità al progetto

«La sfida che ci attende nei prossimi mesi – ha concluso il presidente Frizzarin - ci vedrà tutti impegnati per dare continuità ai risultati raggiunti, a partire dalla Regione Veneto, la provincia di Padova con cui è importante l’attività di coordinamento anche per intervento fuori Parco, ai sindaci del territorio per il costante confronto, collaborazione e monitoraggio, al corpo dei Carabinieri forestali, al Servizio veterinario dell’Ulss 6 Euganea e l’Istituto zooprofilattio sperimentale delle Venezie, che svolge un importante ruolo di controllo e prevenzione. Fondamentale, poi, è il ruolo di chi è impegnato in prima linea: dagli uffici del Parco regionale dei Colli Euganei, alla squadra faunistica, ai sele-controllori al servizio della collettività, con un imperativo che vale per tutti di non abbassare la guardia e rispondere alle richieste dei tanti imprenditori agricoli che portano avanti le loro attività nella logica di un’agricoltura di resistenza tra mille difficoltà, ma anche nella tutela delle proprietà e dell’incolumità dei cittadini».


L’articolo è disponibile per i nostri abbonati sulla Rivista di Suinicoltura n. 3/2025

Sfoglia l’edicola digitale e scopri di più sulle formule di abbonamento alla rivista

Rovolon, nuovo centro di stoccaggio per la gestione dei cinghiali - Ultima modifica: 2025-03-18T10:34:11+01:00 da Barbara Gamberini

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome