È ormai noto che la capacità di metabolizzare il cibo da parte dell’apparato digerente, indipendentemente dalla specie presa in considerazione, è data dal complesso meccanismo di simbiosi tra l’ospite e i microrganismi che colonizzano l’intero tratto intestinale. Il microbiota intestinale infatti svolge numerose funzioni metaboliche che rendono possibile l’assorbimento di sostanze nutritive altrimenti impossibili da assimilare.
Sulla base di queste importanti considerazioni il mondo della ricerca sta lavorando per studiare e capire al meglio come funziona il meccanismo di interazione ospite-microbiota. Lo studio del microbiota intestinale è stato il focus dell’incontro italiano “Funzionalità gastrointestinale: è tutto nei dettagli!”, Dsm monogastric gut functionality school, tenutosi a Casalecchio di Reno (Bo), promosso dall’Istituto delle Vitamine, affiliata italiana della Dsm Nutritional Products, leader nella commercializzazione di vitamine, carotenoidi, eubiotici ed enzimi per l’alimentazione nell’industria mondiale dei mangimi.
Paolo Trevisi del dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna ha spiegato l’importanza delle interazioni che si sviluppano tra l’ospite e le popolazioni di microbioti, che colonizzano i tratti intestinali dei suini, sin dai primi giorni di vita dell’animale, illustrandoli attraverso i risultati di alcune recenti ricerche scientifiche.
L’impegno del mondo della ricerca
Come detto sopra, in questo momento il mondo della ricerca sta concentrando sforzi e risorse volte a fare luce in questo micromondo estremamente variegato e, per certi versi, ancora poco conosciuto. Infatti, come è vero che sono numerosissime le tipologie e i mix di microrganismi che compongono le popolazioni di microbioti, è altrettanto vero che tali composizioni variano da individuo a individuo anche all’interno dello stesso allevamento. Dsm sta promuovendo, attraverso programmi di ricerca attivati con numerose università e centri di ricerca a livello mondiale, lo studio delle popolazioni microbiota, al fine di poter ottenere integratori alimentari in grado di favorire lo sviluppo di popolazioni microbiche maggiormente efficaci per la crescita e il benessere all’interno degli allevamenti.
Il microbiota è dunque fondamentale per i processi metabolici del suino, il quale nasce sprovvisto di tali microrganismi ma, dopo soli dieci giorni di vita, già presenta una completa colonizzazione della mucosa intestinale. È dunque molto importante fare in modo che i microrganismi utili alle attività metaboliche vengano mantenuti in buona salute all’interno dell’ospite al fine di svolgere al meglio la loro preziosa attività, durante tutte le fasi del processo di crescita.
Colonizzazione ed equilibrio del microbiota intestinale
Sicuramente i fattori ambientali quali: la dieta, le condizioni di allevamento, l’assunzione di antimicrobici, l’imprinting materno, la genetica dell’ospite, la genetica dei batteri, hanno un grande peso sulla vita e sullo sviluppo del microbiota. Inoltre, la dieta che viene somministrata durante i vari stadi della crescita può influenzare l’equilibrio microbico, a seconda del rapporto proteine e fibra, con la somministrazione opportuna degli additivi e, non ultima, la granulometria della razione alimentare.
Un ruolo importante per l’equilibrio del microbiota intestinale è senz’altro giocato dallo stato di salute del suino, dalla sua età, dalla razza e dal sesso, in ogni caso fenomeni di stress, dovuti a esempio a infiammazioni delle mucose, sicuramente si riflettono in maniera negativa sul complesso sistema ospite-microrganismo. «Le performance di crescita sono associate allo stato di salute del suino. - spiega Trevisi - Il concetto di continuità è di fondamentale importanza nella gestione di un allevamento; tutto quello che avviene in uno stadio produttivo si riflette nello stadio produttivo successivo, dalle scrofe ai lattonzoli passando dai suinetti fino ad arrivare alla maturazione».
Nuove ricerche e prospettive
Attualmente per il suino non è ancora stato definito un profilo microbico “ottimale”, questo perché la comprensione della relazione tra ospite e microbiota è ancora in una fase di studio. Fortunatamente le nuove tecniche disponibili di sequenziamento genetico in parallelo, che vanno sotto il nome di Next generation sequencing (Ngs), consentiranno a breve di sequenziare grandi quantità di genomi in un tempo ristretto, dando la possibilità di studiare e individuare più facilmente i mix microbiologici più virtuosi per un equilibrato metabolismo dell’ospite.
«Non bisogna dimenticare, inoltre – ricorda Trevisi -, l’importanza dei fattori ambientali che giocano un ruolo importante nel definire la composizione microbica dell’ospite. L’analisi tassonomica delle specie che costituiscono le popolazioni può non essere sufficiente per comprendere la complessa relazione tra ospite/ambiente/microbiota, è dunque necessario progredire con gli studi di metagenomica, integrando i dati con altre tecniche analitiche volte a indagare le relazioni tra il microbiota e i caratteri di interesse per il suino, per definire profili microbici che possano favorire i fenotipi di interesse produttivo».