Peste suina in Sardegna, un ultimo sforzo

Da 14 mesi non esistono focolai. Un traguardo storico che sta spingendo l’isola verso il commercio delle carni suine nel mercato comunitario e internazionale

La Peste suina africana (Psa) affligge la Sardegna da 41 anni con contraccolpi sociali ed economici per centinaia di milioni di euro. Una situazione devastante per la debole economia dell’isola. Grazie alla delibera numero 47/3 del 25 novembre della ex Giunta regionale guidata dal presidente Francesco Pigliaru, è stata creata una Unità di Progetto (Udp) per l’eradicazione della Psa (composta dai veterinari Ats, dall’Istituto zooprofilattico sperimentale, dal Corpo Forestale, dagli uomini della Agenzia Forestas, Carabinieri, Polizia, esperti degli Osservatori epidemiologici delle Universitarie regionali, amministratori locali, allevatori, Associazioni di categoria e i cacciatori) condotta e gestita autorevolmente da Alessandro De Martini.

La situazione attuale

Purtroppo è assai presto per la revoca dell’embargo anche se sono stati fatti importanti e significativi risultati contro la Psa. Oggigiorno secondo gli ultimi dati statistici, da 14 mesi non esistono focolai (dal 2015 al 2019 sono stati abbattuti 4.500 suini allo stato brado individuati nella cosiddetta zona rossa localizzata tra la Barbagia, la bassa Gallura e l’Ogliastra). Questo traguardo storico condurrà l’isola al commercio delle carni suine nel mercato comunitario e internazionale.

Peste suina in Sardegna
Il livello di rischio in Sardegna

«Non si registrano focolai dei suini domestici da quattordici mesi – afferma l’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu - e nei cinghiali la malattia si è ridotta in modo considerevole. Non abbiamo mai abbassato la guardia. L’Unità di progetto è sempre operativa e l’impegno della Regione è massimo sulla campagna per debellare il virus».
Anche l’assessore regionale dell’Agricoltura Gabriella Murgia ha affermato: «Chiediamo con forza che i nostri allevatori possano riprendere a esportare i prodotti suinicoli. Continueremo a sostenere il comparto suinicolo con le misure programmate. Si tratta di una filiera produttiva che ha grandi potenzialità e anche tradizione della nostra terra».

Il miglioramento del benessere degli animali

La Misura 14 del Psr 2014-2020 della regione Sardegna, relativa alla Peste suina africana, consta di alcune azioni: incoraggiare l’emersione dall’illegalità; migliorare le conoscenze professionali; monitorare i capi animali presenti in azienda sia da un punto di vista numerico che sanitario, attraverso un rigoroso censimento iniziale.

Il modello sardo

In Cina la Psa ha depauperato il patrimonio suinicolo di circa il 50%, con un danno economico che si aggira intorno a 134 miliardi di dollari. Le autorità del Sol levante hanno chiesto espressamente consulenze tecniche per debellare la Psa ai tecnici sardi. Ma anche il nord e l’est Europa si trovano in grossi problemi per la diffusione del virus.

Necessaria una specifica formazione

Importante per una efficacie eradicazione del virus una specifica attività di formazione e informazione, che vede coinvolta nello specifico l’agenzia Laore Sardegna, che prevede anche la formazione obbligatoria degli allevatori per un totale di 18 ore. A questo si aggiunge la realizzazione di materiale informativo da distribuire agli allevatori durante gli eventi curati e gestiti da Laore. Il ruolo dell’agenzia Laore continua anche attraverso l’organizzazione di specifici corsi rivolti ai referenti responsabili delle compagnie di caccia al cinghiale, ai titolari delle Aatv (Aziende agrituristiche venatorie). Questi corsi sono il proficuo risultato della collaborazione tra Udp, associazioni venatorie e compagnie di caccia. Dal 2016 al 2019 sono state formate 7 mila cacciatori che hanno ricevuto una rigorosa informazione sulla Psa e come gestire il virus. Questi corsi sono stati gestiti e curati dagli esperti regionali di Laore Sardegna e coadiuvati da ispettori del Corpo forestale di vigilanza ambientale e veterinari delle Assl.

L’app per la sorveglianza passiva

Inviare segnalazioni georefenziate sul rinvenimento in campagna di carcasse di cinghiali selvatici che potrebbero essere colpiti dalla Psa è l’obiettivo di una specifica App, che ha il compito specifico di inviare una foto, che verrà inviata al ministero della Salute. La carcassa del cinghiale trovato in campagna, potrà essere recuperata e analizzata attivando tutte le misure di sorveglianza sanitaria. Anche questo è un modo per controllare la Psa. Oggigiorno l’unica alternativa contro il virus della Peste suina è l’abbattimento dell’animale.


La storia della Psa in Sardegna

La prima comparsa del virus risale al 1921 in Africa (Kenia). Successivamente approda in Portogallo attraverso gli scarti alimentari provenienti dal Continente africano. Nell’isola la Psa viene segnalata nel marzo 1978 in una azienda della provincia di Cagliari e poi nella provincia del Nuorese. Dopo un anno inizia l’embargo sui maiali sardi e dei suoi derivati (prosciutto e salsicce). Nel 1982 la Regione Autonoma della Sardegna vara un primo piano contro la Psa. In 10 anni vengono abbattuti circa 90 mila suini.

peste suina in Sardegna

Ma questo Piano fallisce per la quasi impossibilità di far rispettare i vincoli del divieto del pascolo brado (una occasione fallita). Dopo altri 10 anni la Regione Sardegna investe 40 miliardi di lire per un Piano prettamente sanitario. Intanto gli allevatori si ribellano agli abbattimenti. La Regione non riesce ad imporsi a queste manifestazioni di protesta. Nel 2004 una nuova epidemia. La Ue decide di finanziare un rigoroso piano di eradicazione. Nel frattempo in Europa la situazione Psa viene combattuta e debellata in Spagna e Portogallo con una politica restrittiva e mirata contro l’allevamento dei suini allo stato brado accompagnata da un ferreo e costante monitoraggio sanitario.

Oggigiorno la Penisola iberica commercializza i prodotti suinicoli grazie all’eradicazione della Psa. L’artefice di questo successo l’accorta regia di Josè Manuel Sanchez Vizcaino, docente dell’Università veterinaria di Madrid. Sono necessarie una costante informazione fra i vari Stati interessati alla Psa per innalzare una barriera sanitaria sul fenomeno aggressivo e mortale per il comparto suinicolo mondiale.


I numeri

- 14 mila gli allevamenti di maiali;
- 90 mila i cinghiali selvatici;
- 500 i capi bradi rimasti;
- 180 mila i capi suini

Peste suina in Sardegna, un ultimo sforzo - Ultima modifica: 2019-12-18T15:24:57+01:00 da Lucia Berti

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