Psa: la selezione del disinfettante efficace

psa disinfettante
La scelta dell’agente chimico efficace contro il virus della Psa deve essere effettuata analizzando ogni singola realtà di produzione, in modo da individuare il disinfettante più appropriato per quello specifico allevamento

In tempi di grande emergenza veterinaria, la domanda di disinfettanti si dilata a picchi esponenziali rispetto alle medie storiche di consumo: un fenomeno già vissuto durante le ondate di influenza aviare ad alta patogenicità (Hpai) negli allevamenti avicoli, che ora si ripete in suinicoltura per l’allerta Peste suina africana (Psa).

Covid-19 insegna che la richiesta di biocidi che costituiscano il paradigma di efficacia nei confronti di agenti virali potenzialmente pandemici può diventare spasmodica ma purtroppo però prelude al loro uso in prevalente ottica terapeutica anziché preventiva. Una dinamica commerciale miope che trascura l’assioma per cui l’efficacia di tutti i disinfettanti è esclusivamente assicurata dall’applicazione senza compromessi di un protocollo di igiene e disinfezione a corredo e complemento di buone prassi di biosicurezza, soprattutto di tipo comportamentale.

La lista degli agenti chimici efficaci e autorizzati

I consigli per gli acquisti d’altronde non latitano: le stesse Istituzioni Ministeriali declinano la lista di agenti chimici efficaci nel Manuale Operativo Pesti Suine, imponendone l’impiego ai sensi dell’attività virucida definita dal Regolamento (UE) 2012/528 (Regolamento Prodotti Biocidi) e secondo le indicazioni del Produttore.

La registrazione Minsal è l’unica garanzia di efficacia e sicurezza per l’utilizzatore, perché dimostra che il prodotto – a differenza di analoghi non registrati - dispone di test di efficacia validati a livello europeo, viene fabbricato con elevati standard produttivi, possiede una formulazione depositata e dichiarazioni di etichetta approvate dalle Autorità Competenti.

A completamento di queste premesse normative, vale la pena sottolineare che a) l’immissione in commercio e b) l’utilizzo di disinfettanti prevedono – in caso di non conformità - l’applicabilità del Quadro Sanzionatorio previsto dal Dl 179/2021 che infligge a utilizzatori professionali o industriali che ricorrono a un prodotto biocida non autorizzato o impiegato in violazione delle relative condizioni di utilizzo indicate nell’autorizzazione la stessa pena prevista per il responsabile dell’immissione in commercio del prodotto (es. arresto fino a 3 mesi con ammenda compresa tra 1.000 e 10.000 euro).

Scelte ad hoc per ogni singolo allevamento

Assolti gli adempimenti di legge, occorre quindi ricordare che - come nel caso dell’efficacia biocida di un disinfettante nei confronti di un qualsiasi altro agenti patogeno – non esiste un presidio su misura per contrastare il virus della Peste Suina Africana ed è invece necessario individuare il disinfettante più appropriato per il gradiente di rischio dell’allevamento ed il teatro dell’attività zootecnica.

In tal senso, l’eccezionalità del momento offre a tutti gli Attori di Filiera l’opportunità di miglioramento del proprio bagaglio di esperienza perché costringe ad operare scelte responsabili non più condizionate da un innesco emotivo (es. relazione personale con intermediari del circuito di approvvigionamento, impatto psicologico dello sconto sul prezzo di acquisto, immarcescibilità dei criteri di conduzione aziendale e gestione sanitaria) ma supportate invece da analisi oggettive della singola realtà di produzione.

Infatti, una sostanza attiva risolutiva in uno specifico contesto di allevamento potrebbe non assicurare altrettanta efficacia virucida in uno scenario diverso.

Utilizzo di un detergente fortemente alcalino

Il protocollo di igiene e disinfezione deve essere innanzitutto calibrato sulla conoscenza del profilo di sopravvivenza ambientale del virus che è dotato di envelope, si distingue per un’elevata stabilità a temperature ambientali estreme (fino a -20 °C) e in un ampio intervallo di pH (es. 3,9<pH>11,5) con persistenza potenziale fino a 100 e 84 giorni in feci e liquame, rispettivamente.

Per tali presupposti il sistematico ricorso a un detergente fortemente alcalino – prima dell’applicazione di un disinfettante – si rivela strategico per

  1. raggiungere valori di pH ambientali destabilizzanti per la vitalità del virus,
  2. rimuovere la sostanza organica,
  3. esercitare un effetto lifting nei confronti del biofilm
  4. e destrutturare tramite l’azione tensioattiva l’involucro lipidico del virus,

aumentando così la sensibilità dell’agente patogeno all’azione del biocida, che può risultare fino a 200 volte potenziato dall’intervento di detergenza, con significativo risparmio di tempi di manodopera e consumi idrici nelle operazioni di risciacquo.

Ma quale detergente scegliere?

La scelta del detergente deve basarsi su tipologia e stato di manutenzione di strutture e superfici (es. composizione del materiale, porosità, fessurazioni); concentrazione d’impiego (es. impatto su volume  acqua di risciacquo, comparazione economica basata sull’effettivo costo litro soluzione pronta all’uso); caratteristiche dell’acqua di diluizione (es. durezza, temperatura); matrice del biofilm (es. sostanza polimerica extracellulare prevalentemente composta da carboidrati, lipidi e/o proteine, presenza di incrostazioni calcaree) e compatibilità con il disinfettante di scelta (es. valore di pH, adattabilità chimica come avviene nel caso di detergenti alcalini che antagonizzano i sali d’ammonio quaternario di vecchia generazione).

Le variabili che influenzano l’efficacia di ogni sostanza attiva

In conclusione, nel paniere di agenti chimici (es. agenti acidi, alcalini, ossidanti, multiattivi) menzionati dal Manuale Operativo Minsal Peste Suine, l’individuazione del presidio di riferimento più efficace nella specificità del singolo allevamento deve essere effettuata in funzione delle variabili che influenzano l’attività virucida intrinseca di ogni sostanza attiva:

  • Attività biocida-virucida ad ampio spettro con validazione di efficacia comprovata nei confronti del virus della Peste Suina Africana rilasciata da un ente internazionalmente riconosciuto (es. Laboratorio Cisa-Inia, Centro Referenza Europeo Psa).
  •  Diluizione efficace confermata in reali di campo ovvero in presenza di sostanze interferenti, a bassa temperatura e in acqua di soluzione di durezza superiore a 30 Gradi Francesi.
  • Stagionalità. Recenti studi hanno dimostrato che l’assenza di un protocollo di igiene e disinfezione (es. strutture e superfici di allevamento, automezzi) aumenta esponenzialmente il rischio di trasmissibilità di Psa per contatto con superfici di allevamento e automezzi in transito, soprattutto a temperature ambientali molto estreme (es. -10 °C) rispetto alle normali medie di allevamento (es. +20 °C). Le fredde temperature invernali non solo riducono l'efficacia biocida e costringono ad allungare i tempi di contatto di alcune soluzioni disinfettanti ma ne aumentano anche le caratteristiche di viscosità, penalizzando così un’azione virucida immediata ed efficace. Ogni Produttore deve quindi dimostrare l’efficacia del presidio a bassa temperatura (es. <5 °C) e in caso di miscelazione con liquido anti-gelo.
  • Concentrazione.Seguire sempre le indicazioni d’uso consigliate dal Produttore. I modelli di microbiologia predittiva dimostrano che il rapporto tra inattivazione virucida e diluizione efficace non è mai lineare ma segue una curva di tipo sigmoide: soluzioni disinfettanti troppo diluite non sono efficaci, mentre l’iper-concentrazione di sostanza attiva non genera un reale incremento di efficacia.
  •  Tempo di contatto. I disinfettanti devono disgregare velocemente la matrice lipidica dell’envelope per raggiungere i siti bersaglio dove inattivare il virus. Sostanze attive a meccanismo d’azione di tipo ossidativo e/o formulazioni multiattive sono generalmente caratterizzate da una maggiore rapidità d’azione rispetto ad agenti chimici di stampo convenzionale (es. acidi, alcalini, fenolici).
  • Inerzia chimica: L’assenza di fenomeni di corrosività è un criterio di scelta molto importante sia nella disinfezione di strutture e superfici di allevamento sensibili a pH estremi che per l’adozione del presidio di elezione per il varco di biosicurezza previsto per disinfettare gli automezzi in entrata/uscita, preservando integrità delle carrozzerie e soprattutto funzionalità delle componenti meccaniche (es. organi frenanti).
  • Sicurezza e innocuità. Tutti i disinfettanti sono soggetti all’uso responsabile di personale adeguatamente formato; consapevole di spettro d’azione della sostanza attiva, limiti dell’esposizione e altri potenziali pericoli per manodopera, animali, attrezzature e ambiente; addestrato alle modalità di preparazione e applicazione della soluzione virucida nonché allo smaltimento eco-efficiente di agenti chimici e confezioni. Durante la preparazione e l'utilizzo dei disinfettanti il personale deve indossare i dispositivi di protezione individuale (es. Dpi) previsti dalla Sezione 8 della Scheda di Sicurezza del prodotto, redatta in conformità al Regolamento Ce 1907/2006 (Reach) modificato dal Regolamento Ue 2020/878.
  • Versatilità di utilizzo. L’estensione d’impiego di un biocida alla disinfezione di volume è una valenza di user-friendliness da valutare con attenzione in funzione di volumetria dell’ambiente e modalità di applicazione: se attuabili, termonebulizzazione e nebulizzazione a ultra basso volume sembrano attualmente le alternative più pratiche e vantaggiose per un allevamento. Programmare la disinfezione di volume in assenza di animali, al termine del protocollo di igiene e disinfezione nelle 24 ore che precedono il successivo accasamento. Nella disinfezione di volume la quantità di disinfettante può variare notevolmente in funzione della sensibilità della sostanza attiva all’escursione termica mentre l’effetto nebbia può essere modulato con l’impiego di un coadiuvante nebbiogeno che ottimizzi i tempi di sospensione nell’aria della sostanza attiva rispetto alla gocciolometria della soluzione disinfettante.  ·
  • Conformità d’uso in presenza di animali: Polveri sottili (es. particolato Pm10), endotossine aerodisperse, gas nocivi (es. ammoniaca) e agenti patogeni diffusibili per via aerogena possono esercitare impatti significativi per salute umana (es. zoonosi) e animale (es. tecnopatie) in tutti gli allevamenti suini. Acquisizioni di campo 2023  dimostrano che anche il particolato può risultare positivo al virus della Psa e rappresentare così un grave rischio biologico soprattutto in caso di turbolenza (es. cambi di direzione del vento, somministrazione di mangime ai suini). In questi studi la diffusibilità del bioaerosol infettivo ha oltrepassato la barriera di 10 metri, con una variabilità dipendente da temperatura (es. <4 °C), velocità del vento e ceppo virale. Tutte queste conferme sollecitano la programmazione di sistematici interventi di disinfezione degli impianti aeraulici e di sanificazione dell’aria ambientale nei reparti di allevamento a rischio (es. impianti sito 2) con utilizzo esclusivo di presidi autorizzati in base all’innocuità in presenza di animali e con dimostrata efficacia nel contrasto a virus trasmissibili per via aerea (es. afta, Prrs, Ped, Iav) tipici della quotidianità di un allevamento suinicolo.

L’articolo completo è pubblicato sulla Rivista di Suinicoltura 10/2023

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Psa: la selezione del disinfettante efficace - Ultima modifica: 2023-11-13T15:49:20+01:00 da Annalisa Scollo

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