Classyfarm e taglio coda, primi risultati promettenti

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L’implementazione del sistema Classyfarm negli allevamenti suinicoli in questi ultimi anni ha fatto registrare importanti miglioramenti relativamente al benessere animale, ma c’è ancora molto da fare. Il punto della situazione in occasione di Italpig 2020

Sono stati fatti dei grossi passi avanti, gli allevatori di suini lombardi ed emiliano - romagnoli hanno dimostrato un grande senso di responsabilità e di disponibilità a collaborare con le autorità sanitarie preposte all’implementazione del sistema di rilevamento dati Classyfarm ed al controllo sui progressi relativi alla biosicurezza e al benessere animale negli allevamenti, ma vi è ancora molto da fare. Questo in estrema sintesi il messaggio conclusivo uscito dal convegno tenutosi in streaming nella “Special Edition” delle Rassegne zootecniche cremonesi – Italpig - tenutosi lo scorso 4 dicembre.
A tale conclusioni si è giunti dopo le presentazioni online fatte da Loris Alborali, direttore della sezione diagnostica Istituto zooprofilattico sperimentale Lombardia ed Emilia-Romagna e referente per i suini del centro di referenza nazionale per il benessere animale e da Carlo Rusconi, direttore del Servizio igiene degli allevamenti e produzioni zootecniche Ats Valpadana. E alle quali sono seguite le osservazioni dei diretti interessati, gli allevatori, che sono intervenuti nella successiva tavola rotonda.

Un percorso impegnativo

«È stato fatto un lavoro enorme - ha detto Loris Alborali - Classyfarm è un sistema molto complesso e il primo anno e mezzo é stato speso per mettere a punto il meccanismo. Ma ne valeva la pena, oggi tutta Italia lavora con lo stesso schema; così si ottengono dati e risultati confrontabili sul territorio nazionale sia per le misure di biosicurezza sia per il rispetto delle norme sul benessere animale.

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Loris Alborali

Siamo partiti con il controllo del taglio coda dietro una forte pressione dell’Unione europea e di uno specifico audit della Commissione Ue in Regione Lombardia nel novembre 2017, giusto tre anni fa. Oggi siamo in grado di fornire i primi risultati».
La messa a punto del sistema ha comportato la realizzazione di un progetto con la produzione di una check list di svariati punti, su cui è stata fatta la formazione di veterinari e allevatori, seguita quindi dalla quantificazione della valutazione del rischio in allevamento e poi attivando il piano dei controlli. Oggi il meccanismo è affinato, almeno per quanto riguarda gli allevamenti e l’attenzione si sta concentrando sui macelli.
Sono stati fatti 4 corsi per formatori (164 veterinari), 23 corsi per valutatori check list taglio coda (448 veterinari), un corso per valutatori check list riproduzione, un corso specifico per valutatori check list svezzamento ingrasso, numerosi corsi capillari e a tappeto per tutti gli addetti al settore. L’obiettivo era di attivare un piano sistematico contro il mozzamento della coda, identificando le strategie ottimali per ogni allevamento o dimostrare una necessità temporanea di ricorrere al mozzamento della coda con un approccio medico-tecnico-scientifico. La Lombardia ha avuto una funzione di traino per tutta l’Italia con l’attivazione di un percorso che prevedeva la categorizzazione del rischio.
«Nel 2018 siamo partiti con un piano volontario di allevamenti a coda integra, ha ricordato Alborali, almeno parziale, con l’obiettivo di eliminare gradualmente gli allevamenti insufficienti, introdurre gruppi di animali a coda integra in tutti gli allevamenti e per poi andare verso la soluzione ottimale. E qui è nato il problema di quegli allevamenti che non ce la facevano, bisognava rifare i controlli e nel caso chiedere e concedere le deroghe, soprattutto per le scrofaie. A oggi i risultati ottenuti sono incoraggianti; abbiamo controllato 4278 allevamenti a livello nazionale che producono otto milioni di capi suini».

Risultati promettenti

I principali risultati ottenuti: gli allevamenti di suini a coda integra stanno gradatamente aumentando. Nel 2019 avevamo il 79% degli allevamenti che tagliavano la coda, il 19% che aveva gruppi a coda integra e il 2% con solo con coda integra. Nel 2020 il 43% di allevamenti che tagliano la coda, il 42% con gruppi a coda integra e il 5% solo con coda integra. A oggi la maggior parte degli allevamenti alleva suini dove il mozzamento della coda non è più routinario.
Risultati positivi si sono ottenuti anche con riferimento al materiale manipolabile, sia in termini, di disponibilità che di composizione dei materiali. Nel 2019 gli allevamenti che erano classificati insufficienti erano oltre il 50% mentre nel 2020 sono diminuiti a poco più del 10%, con un forte incremento di quelli classificati come migliorabili e ottimali. Una situazione analoga è stata rilevata per i gas nocivi, si è passati da circa il 40% di insufficienti nel 2019 a circa il 12% nel 2020.
«Oggi - ha concluso Alborali - possiamo dire che il nostro paese è ben posizionato a livello europeo».

Un percorso di crescita per gli allevatori

«Il percorso è stato molto lungo e ha attraversato diverse fasi - ha ripreso Carlo Rusconi -. L’inizio risale al 2012 quando si è cominciato a mettere le basi per una moderna suinicoltura.

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Carlo Rusconi

Da allora sono evoluti criteri e indicazioni, ma come responsabili dell’osservanza delle norme e dei controlli ufficiali abbiamo sempre cercato di usare buon senso e di instaurare rapporti di collaborazione, condividendo i problemi e cercando di trovare le migliori soluzioni con gli allevatori. Insomma un percorso di crescita oltre il nostro ruolo ufficiale. Strutture, spazi, disponibilità di acqua e materiale manipolabile erano gli obiettivi».
In seguito all’audit della Commissione Ue del novembre 2017 ci si è dovuti preoccupare pesantemente del problema specifico della caudoctomia. Nel 2020 gli interventi programmati in allevamento erano 752, ma causa covid a metà anno, sono stati riprogrammati a 452 e a oggi ne sono stati effettuati 365, pari all’80%. «I risultati sono stati buoni - ha detto Rusconi - niente di particolarmente significativo; abbiamo riscontrato un numero inferiore alla norma delle non conformità che hanno comunque comportato una semplice prescrizione».

Buoni risultati al macello se la gestione in allevamento è corretta

Per quanto riguarda i macelli, in Lombardia si macella il 95% dei suini allevati in Italia, quindi si è sempre attenti a introdurre innovazioni tecnologiche per migliorare la loro efficacia.
Tutti i veterinari sono stati dotati di attrezzature elettroniche e software per raccogliere trasmettere dati.
«Quello che abbiamo potuto notare - ha detto Rusconi -, è che se i suini sono gestiti bene nella fase di allevamento, anche con le code integre, si riesce a contenere le lesioni. Tuttavia, l’emergenza pandemica ha limitato la nostra attività ed i relativi controlli».

Quali prospettive

Adesso bisogna guardare avanti e per il prossimo anno occorrerà che tutti gli allevamenti, compresi quelli dei riproduttori abbiano gruppi di suini a coda integra e le autovalutazioni passino da insufficiente a migliorabile.
«Di certo alcune situazioni non accettabili, ha concluso Rusconi, dovranno sparire. E per un futuro ancora più in là, sarà necessario che aumentino i gruppi di suini a coda integra all’interno degli allevamenti e che ci si coordini con gli altri paesi europei per una crescita programmata e comune di questa forma di allevamento».


Cos’è Classyfarm

Classyfarm é un sistema messo a punto dal Ministero della Salute dietro specifiche indicazioni dell’Unione europea per classificare gli allevamenti all’interno di uno schema preciso in grado di evidenziarne le criticità e che deve essere costruito con l’aiuto dell’allevatore e del veterinario aziendale. L’obiettivo finale è di avere una “categorizzazione “ degli allevamenti in funzione di diverse caratteristiche che consentano di effettuare una loro valutazione del rischio in funzione del benessere animale e delle misure di prevenzione sanitarie come la biosicurezza.
Classyfarm riveste una duplice funzione: da un lato consentire all’allevatore di conoscere con precisione i punti critici del suo allevamento su cui poter agire per migliorarne la situazione e dall’altro permettere agli organismi di controllo di individuare quelli più a rischio e consentire loro di indirizzarli verso soluzioni migliorative.
È basato su di un questionario piuttosto articolato che gli allevatori compilano sotto la loro responsabilità con il coinvolgimento del veterinario aziendale.

Classyfarm e taglio coda, primi risultati promettenti - Ultima modifica: 2020-12-18T11:54:18+01:00 da Lucia Berti

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