È ormai noto che l’efficienza dell’inseminazione strumentale prescinda da una buona qualità del seme e da una corretta gestione di quest’ultimo. Tuttavia, per poter ottenere buoni risultati in questi termini, è necessario partire dal benessere del verro.
Così Roberta Vanni, del Laboratorio di seminologia dell’Istituto Spallanzani, ha introdotto la sua relazione presentata in occasione del webinar “Benessere dei suini nella gestione della riproduzione: inseminazione artificiale e gravidanza” organizzato nei giorni scorsi dal Comune di Rivolta d’Adda (Cr) e dall’Istituto Spallanzani, nell’ambito dell’edizione 2021 della Fiera di Sant’Apollonia.
«La corretta gestione del verro (in termini di benessere) – ha continuato Vanni - è infatti una condizione sine qua non per il raggiungimento dell’efficienza riproduttiva. Senza adeguate condizioni di benessere, la salute dell’animale ne risentirà e con essa si avranno anche riduzioni delle prestazioni produttive e riproduttive».
Gestione del verro
«Per gestire correttamente un verro – ha spiegato Vanni -, l’allevatore deve concentrare i propri sforzi su diversi fattori, tra questi l’ambiente dove sono allevati i verri e i comfort di cui possono disporre gli animali, l’alimentazione, la formazione del personale, la biosicurezza e l’igiene. Tutti elementi che influenzano fortemente le performance».
Ambiente e comfort
«Per quanto riguarda l’ambiente, alcuni esempi pratici possono essere i box singoli, sistemati e costruiti in modo da permettere contatti visivi e olfattivi con i propri simili, e con un pavimento non sdrucciolevole. I locali - ha sottolineato l’esperta - devono essere ben illuminati e ventilati e disporre di arricchimenti ambientali come paglia, tronchi di legno o palle da gioco. Inoltre, è molto importante controllare la temperatura (optimum fra 14 e 18°C) per non incorrere in una diminuzione della fertilità».
Alimentazione
«Inoltre - ha aggiunto Vanni - una corretta alimentazione risulta essere un fattore fondamentale per favorire un buon accrescimento scheletrico e muscolare, evitando così debolezza e compromissione della capacità di monta. La razione dovrà essere di mantenimento finalizzata alla sola copertura dei fabbisogni, evitando gli eccessi. Un animale grasso può incorrere in una diminuzione della libido e della produzione spermatica».
Formazione del personale
Un altro elemento che non deve essere sottovalutato quando si parla di corretta gestione del verro, ha detto Vanni: «è il personale, che dovrà essere in numero adeguato, avere conoscenze e competenze professionali specifiche, saper trattare il verro con calma e tranquillità, instaurando un feeling con l’animale, per evitare stati di irritazione e panico. Lo stress potrebbe infatti influire negativamente sull’efficienza riproduttiva, in particolare durante le sessioni di allenamento al salto dove atteggiamenti ostili potrebbero portare a un rifiuto alla monta e a manifestazioni di aggressività».
Biosicurezza e igiene
«La biosicurezza e l’igiene, infine, sono prerequisiti del benessere animale e sono da molto tempo obiettivi fondamentali per tutti gli allevatori. È un tema molto ampio - ha spiegato Vanni - ma ricordiamo alcuni esempi pratici, come la corretta movimentazione degli animali in entrata e in uscita dall’allevamento e la corretta gestione della quarantena. Gli ingressi in allevamento, ad esempio, devono prevedere una zona adibita a spogliatoio e l’utilizzo di calzari e indumenti dedicati monouso per tutto il personale addetto.
I locali devono essere opportunamente puliti e disinfettati per l’abbattimento della carica batterica, al fine di ottenere una riduzione dell’uso di antibiotici. Infine, anche la gestione sanitaria (piano vaccinale, controllo dello stato di salute degli animali, divisione dei sani da malati, etc.) deve essere scrupolosa».
Dalla corretta gestione del verro alla corretta gestione del seme
Come inizialmente accennato, le buone pratiche finora descritte, oltre a garantire la corretta gestione degli animali e un conseguente elevato livello di benessere, si riflettono anche sulla riproduzione. «I verri così gestiti infatti saranno valorizzati nel loro ruolo di riproduttori e saranno in grado di fornire materiale seminale di qualità, requisito indispensabile per una efficiente inseminazione strumentale».
È così che Vanni, dopo aver spiegato le migliori tecniche manageriali relative al verro per ottenere un seme di qualità, è passata a parlare della corretta gestione di quest’ultimo.
L’inseminazione strumentale
La suinicoltura è stata una delle prime attività ad applicare le innovative tecniche di inseminazione strumentale (o artificiale).
Oggi tale pratica è da considerarsi una realtà consolidata nell’allevamento suinicolo, consentendo di ottimizzare i costi, l’utilizzo della manodopera e la possibilità di fecondare molte scrofe utilizzando pochi verri. Tale pratica, unitamente alla selezione genetica e al miglioramento delle condizioni di benessere, ha permesso di ridurre il rischio di malattie trasmissibili e di ottenere riproduttori ad elevata qualità seminale».
Inoltre, la pratica dell’inseminazione strumentale ha consentito di migliorare il controllo della gestione riproduttiva dell’allevamento e, tramite la raccolta e la registrazione dei dati, di definire obiettivi valutabili con parametri oggettivi.
La gestione del seme
Come già accennato, affinché la fecondazione strumentale dia risultati performanti è necessario che il seme prodotto sia di ottima qualità e che possegga le caratteristiche di fertilità migliori possibili.
«Per eseguire un controllo della qualità del materiale seminale, oltre alla valutazione rapida del colore e dell’odore, si effettuano test standard che riguardano la motilità, la morfologia, la concentrazione e il numero totale degli spermatozoi vitali. Attraverso queste informazioni, ogni eiaculato che giunge in laboratorio sarà processato attraverso protocolli specifici in modo da sfruttare al meglio le sue caratteristiche per produrre le dosi destinate alla fecondazione artificiale».
Il seme fresco
Il seme fresco non è sinonimo di seme tal quale, ma viene sottoposto a un procedimento complesso che prevede la diluizione in una particolare sostanza nutriente e protettiva (extender). La valutazione della concentrazione, della motilità e la presenza di anomalie, sono determinazioni necessarie per il calcolo del numero di dosi di seme refrigerato producibili da un dato eiaculato in funzione del tipo di inseminazione che si vuole effettuare (cervicale o post-cervicale). Le dosi di seme refrigerato prodotte devono essere conservate in frigor termostato ad una temperatura compresa tra i 15 e i 17 °C e utilizzate in un range compreso tra 0 e 5 giorni in funzione dell’extender utilizzato. In ogni caso durante il periodo di conservazione è buona prassi programmare un monitoraggio qualitativo delle dosi attraverso l’analisi della motilità al fine di valutarne l’utilizzo prima dell’inseminazione.
Il seme congelato
L’eiaculato raccolto per la produzione di seme congelato, dopo aver superato i controlli quali-quantitativi, viene diluito con un particolare extender contenente crioprotettivo e confezionato in paillettes da 0,5 ml. Le paillettes così prodotte vengono posizionate all’interno di particolari macchinari che, seguendo una curva di congelamento, abbassano gradatamente la temperatura del materiale seminale fino al congelamento in vapori di azoto a -140 °C, per terminare con lo stoccaggio delle dosi in azoto liquido a -196°C, dove rimarranno fino al loro utilizzo.
Tab. 1 - Risultati comparativi di fertilità e produttività di scrofe inseminate con seme refrigerato impiegando differenti tecniche | ||||||
Fonte | Tecnica inseminazione | N°scrofe | vol/ml seme | conc/dose 109 | % fert | N° nati/parto |
Hernandez-Caravaca (2012) | CC | 1716 | 80 | 3 | 88,58 | 13,65 |
PC | 1664 | 40 | 1,5 | 91,65 | 14,13 | |
Juan Jimenez SAU | CC | 68308 | 80 | 3 | 83,3 | 10,51 |
PC | 65808 | 40 | 1,5 | 85,8 | 10,51 | |
Danske Svinproduktion (2008) | CC | 3009 | 80 | 2 | 90,2 | 16,5 |
PC | 3077 | 80 | 0,75 | 91,3 | 16,3 | |
CC= cervicale; PC=post cervicale. | ||||||
Fonte: Roberta Vanni. |
La principale criticità nel processo di crioconservazione si ha durante il passaggio dallo stato liquido allo stato solido dell›acqua presente nelle cellule. La fase di raffreddamento, se non correttamente gestitsa, può portare alla formazione di cristalli di ghiaccio intracellulari che, aumentando di volume, rompono le membrane degli spermatozoi.
Allo stesso modo, anche durante la fase di scongelamento, che dovrà essere gestita dell’allevatore, si può incorrere nella medesima situazione di formazione di cristalli di ghiaccio. Pertanto, un corretto scongelamento dovrà essere effettuato come da indicazioni del produttore di seme congelato.
La gestione dei dati
«La registrazione computerizzata dei dati - ha precisato Vanni - permette di monitorare in modo dettagliato e preciso l’andamento aziendale, ottenere informazioni in tempi brevi confrontando più variabili contemporaneamente».
Tale strategia permette nel tempo la costruzione di un archivio storico utile all’allevatore per la gestione dei programmi aziendali (sanitari, riproduttivi, ecc.) a garanzia di un moderno e competitivo management aziendale.
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