La Spagna corre nell’export delle sue produzioni suinicole

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L’Italia arranca nelle politiche di sviluppo per il settore, e paga la dipendenza dall’import

L’area politiche europee, competitività, ufficio studi di Confagricoltura ha redatto un’analisi del mercato spagnolo dei prodotti del settore suinicolo. I dati si riferiscono al 2019 e fotografano un settore tonico, in crescita con vincenti politiche di marketing. La pandemia ha ridisegnato gli equilibri di tutti i Paesi, ma nell’ottica di uscire dalla crisi sanitaria ed economica, è utile osservare cosa accadeva al di là dai Pirenei mentre il nostro settore suinicolo, sempre nel 2019, non riusciva a cogliere pienamente la domanda crescente generata a livello globale dal grave problema della peste suina e, in generale, da un incremento dei consumi esteri.

Esportazioni spagnole di carne suina

I dati di Confagricoltura attingono alle statistiche del Mapa (Ministero dell’Agricoltura, Pesca e Alimentazione) ed evidenziano, nel 2019, un importante trend positivo delle esportazioni spagnole di carne suina, con una nuova accelerazione e un aumento del 29%, rispetto all’anno precedente, come conseguenza dell’incisivo aumento di esportazioni verso i Paesi terzi (+58,3%) e l’incremento non trascurabile delle esportazioni intracomunitarie (+13,6%).

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L’aumento delle esportazioni verso i Paesi terzi è stato determinato principalmente dall’aumento delle esportazioni verso la Cina, dove le spedizioni sono cresciute di oltre 222mila tonnellate rispetto al 2018, che rappresenta un aumento di circa il 105%. Questo fenomeno è dovuto all’espansione della Peste suina africana nel territorio cinese, che ha comportato un aumento delle importazioni di carne suina al fine di rifornire il mercato cinese. Oltre alla Cina – evidenzia lo studio di Confagricoltura – aumentano anche le esportazioni verso altre destinazioni importanti come Italia (+7%), Giappone (+11,4%), Ungheria (+12,9%), Repubblica Ceca (+3,4%) e Belgio (+6%). In calo, però, le vendite verso altre destinazioni rilevanti come Francia (–2,6%), Portogallo (–9,3%) e Corea del Sud (–20%).

Mercato interno: contrazione dei consumi

L’importante crescita del settore è dovuta, a ogni modo, all’aumento delle esportazioni, visto che il mercato interno presenta una contrazione dei consumi. I dati del 2019 confermano e accentuano la tendenza al ribasso iniziata alcuni anni fa, con una significativa riduzione del consumo di carne suina fresca del –2,7% accompagnata da una riduzione, sebbene in misura minore, del consumo di carni lavorate –0,97%, rispetto ai dati del 2018.

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Produzione ed export dei prosciutti spagnoli

Prendendo sempre a riferimento il report di Confagricoltura (su dati Mapa) la produzione spagnola di prosciutto crudo Dop ha avuto un significativo incremento negli ultimi anni raddoppiando quasi i quantitativi dal 2014 al 2019 con un +45%.

Tale netto incremento è stato determinato soprattutto dalle buone performance dell’export, favorito dalle campagne di penetrazione del prodotto sui mercati dei Paesi esteri sia a livello Ue sia extra Ue. Basti pensare che Asici (Associazione interprofessionale del suino iberico) ha previsto un fondo di circa 5 milioni di euro per l’ultima campagna promozionale 2018-2020.
Nel 2017 sono state esportate ufficialmente dalla Spagna 44.078,38 tonnellate, che è quasi l’8% in più rispetto al 2016, il 42% in più rispetto al 2013 e oltre il 300% da 15 anni (figura 1).
Oggi, questo importo rappresenta circa 9 milioni di pezzi esportati, circa il 20% di tutta la produzione spagnola di tutti i tipi di prosciutto (quasi 50 milioni di prosciutti).
Per quanto riguarda il valore delle esportazioni, è stimato a circa 400,44 milioni di euro a un prezzo medio di 9,08 €/kg. Ciò rappresenta l’11% in più rispetto al 2016, il 44,5% in più rispetto al 2013 e quasi il 370% in più da 15 anni (figura 2).


La progressione è buona in termini di volume ma meno in termini di valore e, soprattutto, in termini di prezzi medi, che sono molto stabili a circa € 8,80-9,10/kg, nonostante il contributo delle esportazioni di prosciutto iberico Dop (non più del 3-4% del totale in volume e del 12-13% in valore del totale) e della penetrazione del prosciutto a fette, che contribuisce a un prezzo iniziale più alto.
Secondo i dati del consorzio del prosciutto serrano spagnolo, l’82-84% del prosciutto crudo esportato dalla Spagna è destinato all’Ue e il restante 16-18% viene esportato nei Paesi terzi.

Europa e America, le principali destinazioni

Rispetto agli ultimi due anni, i dati sulle esportazioni globali dei prosciutti ed altri prodotti certificati sono molto positivi per il settore, poiché mostrano una crescita di oltre il 140% delle esportazioni di valore negli ultimi dieci anni, superando la cifra di 448 milioni di euro. Nel solo 2018, le esportazioni sono aumentate di oltre il 12%. Europa e America sono i principali mercati, riunendo il 91,5% delle esportazioni totali, con il mercato europeo che detiene quasi l’80% del valore delle esportazioni totali, essendo la destinazione preferita.
Nel 2018 Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno rappresentato il 72,2% delle esportazioni in valore effettuato all’interno dell’Ue e il 54,3% delle spedizioni totali, secondo i dati di Icex (Istituto pubblico per le esportazioni). La Francia si distingue con importazioni per oltre 100 milioni di euro con un aumento del 14,5% nel 2018 rispetto all’anno precedente. Nei Paesi terzi si è distinto l’incremento del 50% degli Stati Uniti con circa 16,34 milioni di euro, seguito da Messico (14,67 milioni di euro, +7,96%), Cina (14,12 milioni di euro, + 42,7%) e Giappone (7,22 milioni di euro, + 31,1%).

Volumi a confronto

I dati dell’indagine di Confagricoltura (fonte ministero dell’Agricoltura, Pesca e Alimentazione) sulle macellazioni per l’anno 2019 registrano cifre da record per la produzione di carne di maiale in Spagna, con oltre 52,9 milioni di animali macellati e circa 4,64 milioni di tonnellate di carne prodotte, quantità che mantengono la Spagna al quarto posto a livello mondiale, solo dietro Cina, Stati Uniti e Germania. Nel corso del 2019 la produzione è cresciuta di circa l’1% in tonnellate e il 2% in numero di capi, mantenendo la tendenza al rialzo del 2018. In Italia il 2019 si è chiuso con un valore positivo per le macellazioni, in ripresa da ottobre. I capi macellati lo scorso anno sono stati 11,5 milioni, +2,1% rispetto all’anno precedente.

All’interno dell’Unione europea, la Spagna rimane al secondo posto, con il 19,5% della produzione comunitaria, e avvicinandosi gradualmente alla Germania, che rimane al primo posto con il 22% della produzione dell’Unione.
Tale risultato è stato conseguito con un continuo aumento della produzione nettamente al di sopra della media dell’Unione europea portando la Spagna negli ultimi 5 anni a superare il 17% del totale dell’Ue. Infatti, se per gli ultimi cinque anni la produzione di carne suina nell’Ue è cresciuta del 2,6%, la produzione in Spagna è cresciuta del 20%.
Se a livello di produzione di carne la Spagna si trova al 4° posto, in riferimento alla popolazione suina scala la classifica posizionandosi, dal 2015, al 3° posto superando la Germania. L’evoluzione del numero di capi negli ultimi anni è stata molto simile a quella della produzione di carne, con un notevole aumento negli ultimi 5 anni, che ha permesso di raggiungere cifre record. Infatti, la popolazione suina è rimasta stabile a circa 25-26 milioni di capi durante il periodo 2007-2013, per poi aumentare di circa un milione di capi nel 2014 (+ 4,15%) e, soprattutto, nel 2015, quando l’incremento si è attestato a circa il 6,7% e 1,8 milioni di capi. Nel corso del 2019, i dati provvisori mostrano un aumento vicino all’1,5% (+ 1,43%), simile all’aumento della produzione. Al momento la popolazione si attesta intorno ai 31 milioni di capi.


Leggi l'articolo completo sulla Rivista di suinicoltura n. 8

La Spagna corre nell’export delle sue produzioni suinicole - Ultima modifica: 2020-09-29T16:26:20+02:00 da Lucia Berti

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