I maiali che nessuno vuole macellare

macello designato
A più di un anno e mezzo dal primo caso di Psa, ancora nessun macello per i maiali delle Zone di Restrizione II. Parliamone con Alberto Cavagnini, vicepresidente Coldiretti Brescia, e Valerio Pozzi, Direttore generale di Opas

Ad oggi è ormai passato più di un anno e mezzo dall’inizio in Italia dell’epidemia di Peste suina africana nei cinghiali. Dal focolaio in Liguria-Piemonte, oggi si è diffusa non solo nei cinghiali di Lazio, Campania e Calabria, ma anche nei suini domestici lombardi. Il primo focolaio nei suini domestici in provincia di Pavia è stato identificato il 18 agosto a Zinasco, e ad oggi si è diffusa in 8 allevamenti.

Oltre alla delimitazione delle zone di Protezione e Sorveglianza, sono state delimitate altre due zone, le Zone di Restrizione I e II con misure differenziate a seconda del livello di rischio sanitario, secondo quanto previsto dal Regolamento (UE) 2023/594.

  • Le Zone di Restrizione II sono identificate come zone dove il virus delle peste suina africana è circolante nei cinghiali;
  • mentre la Zona di Restrizione I è una zona non infetta al confine con la zona II, si tratta quindi di una zona con un alto livello di attenzione a causa dall’elevato rischio di infezione.

Che fine fanno i suini domestici delle Zone di Restrizione II?

Mentre per la quasi totalità dei suini presenti nelle zone di protezione e sorveglianza si è proceduto con l’abbattimento preventivo, come indicato dalla normativa, per i suini domestici presenti nelle Zone di Restrizione II la normativa prevede delle deroghe che consentono la commercializzazione delle carni e relativi prodotti.

Tuttavia, per poter rendere commercializzabili queste carni, i maiali devono essere abbattuti in cosiddetti Macelli designati. I Macelli designati sono delle strutture che sono in grado di garantire la completa separazione dei suini fra quelli provenienti da Zona di Restrizione II e quelli da Zone indenni, e la netta separazione delle carni ottenute sia nel tempo che nello spazio. Pertanto, i macelli, per poter essere designati dalla Regione di competenza, devono mettere in atto delle procedure interne per garantire la suddetta separazione. La possibilità di proporsi all’Autorità competente come macello designato, però, è a discrezione del macello stesso, che, per ottenere tale autorizzazione, deve presentare una richiesta formale all’Autorità sanitaria competente.

Nel caso in cui le carni debbano essere lavorate per ottenere dei prodotti a base di carne, anche gli stabilimenti destinati alla trasformazione devono essere necessariamente designati, e anche per essi vige la regola della netta separazione fra le carni. La designazione di un macello e di stabilimenti di trasformazione è l’unico modo per poter applicare le deroghe previste dalla normativa e macellare i suini della Zone di Restrizione II.

Sono tutti “uguali” i suini delle Zone di Restrizione II?

I suini provenienti dalle zone di restrizione II possono però provenire da stabilimenti che applicano o meno le misure di “biosicurezza rafforzata”, secondo quanto stabilito dall’allegato 3 del Regolamento europeo 594/2023.

Le carni ottenute dai macelli designati e provenienti da suini stabulati

  • con misure di biosicurezza rafforzata possono essere commercializzate in ambito nazionale, comunitario e verso Paesi terzi, previa accettazione della tipologia di tali carni da parte del Paese extra Ue;
  • senza misure di biosicurezza rafforzata possono essere commercializzate solo a livello nazionale.

Quale macello è stato designato?

La risposta purtroppo è “ancora (e si spera per poco) nessuno”. Oggi, dopo più di un mese dall’inizio dell’epidemia nel suino domestico e dopo più di un anno e mezzo dall’inizio dell’epidemia nel cinghiale in Italia, non è stato ancora designato alcun macello per i maiali delle zone di Restrizione II.

Per approfondire il tema e ipotizzare possibili soluzioni sono stati intervistati Alberto Cavagnini, vicepresidente di Coldiretti Brescia ed allevatore, e Valerio Pozzi, Direttore generale di OPAS (Organizzazione Prodotto Allevatori Suini, uno dei macelli di suini più grandi d’Italia).

Il colossale ostacolo commerciale

Chiaramente, le implicazioni ai fini dell’esportazione verso i Paesi terzi derivanti dall’introduzione di suini e/o carni provenienti da suini allevati in Zona di Restrizione II per gli impianti che verranno designati non sono valutabili in modo generale, ma sono a discrezione di ogni singolo Paese terzo.

La designazione di un macello e di stabilimenti di trasformazione costituisce l’unica via per poter utilizzare le deroghe concesse dalla normativa al fine di commercializzare le carni e/o i prodotti in ambito nazionale oppure comunitario (ed in alcuni casi anche verso i Paesi terzi).

Il settore delle carni suine italiane è costituito per la maggior parte da prodotti di salumeria, che vengono esportati in tutto il globo; se ne deduce, quindi, l’importanza enorme che hanno gli accordi di esportazione con i Paesi terzi per i nostri macelli. Questi Paesi terzi non accettano prodotti di salumeria derivanti da carni di suini stabulati in Zone di Restrizione II, ed è così che si inciampa nell’enorme ostacolo all’identificazione di un macello designato.

Entrambi gli intervistati convengono sul fatto che il fatto di essere Macello designato significherebbe per tale macello perdere tutti gli introiti economici derivanti dal commercio con i Paesi terzi, fatto che costituirebbe una perdita economica immensa. Si risconterebbe un problema analogo anche per gli Stabilimenti di trasformazione designati. Per un macello che ha investito molto nell’export con Paesi esteri, diventare Macello designato sarebbe in assoluto non sostenibile dal punto di vista economico; pertanto, costituisce una possibilità in nessun modo plausibile.

Quali sono le conseguenze pratiche sulla mancata designazione di un macello?

Alberto Cavagnini, in qualità di allevatore, vuole ricordare il fatto che oggi nelle Zone di Restrizione II in provincia di Pavia sono presenti dei maiali che avevano già raggiunto il peso da macellazione ad agosto, e che oggi a metà ottobre sono ancora lì negli allevamenti, perché non c’è nessun macello disposto a macellarli. Il fatto di non poter movimentare i suini verso il macello crea un problema a cascata: dagli svezzamenti non si possono movimentare i propri suini negli ingrassi, e di conseguenza nemmeno dalle scrofaie verso i siti di svezzamento; si crea quindi una grave condizione di sovrappopolamento negli allevamenti, con conseguenti problemi di benessere animale.

Per la movimentazione dei maiali dalle Zone di restrizione II sono presenti delle deroghe della Regione, a condizione che gli allevamenti siano dotati di biosicurezza rafforzata. Ovviamente, nonostante tutte le misure precauzionali messe in atto prima della movimentazione, lo spostamento di suini accresce il rischio di diffusione del virus della Peste suina africana: è urgente quindi svuotare gli ingrassi del pavese per favorire i movimenti all’interno delle zone infette, onde evitare il più possibile spostamenti da zone di Restrizione II a zone indenni.

Cosa permette di procrastinare il problema?

Alberto Cavagnini ci tiene a sottolineare che, oggi, i macelli e gli stabilimenti di trasformazione possono schivare il problema dell’identificazione di strutture designate perché sono ancora in grado di approvvigionarsi di maiali sul mercato provenienti da altre aziende. Se però, malauguratamente, le zone di Protezione e Sorveglianza dovessero interessare province ad altissima vocazione suinicola, come per esempio quella di Brescia, allora ci sarebbe una seria crisi del mercato. Urge quindi la necessità di far fronte al problema e trovare una soluzione il prima possibile, per non dover ritrovarsi in gravissime circostanze.

Prima dell’insorgenza dell’epidemia nel suino domestico, Emila-Romagna e Lombardia avevano avviato dei tavoli di discussione con alcuni macelli per affrontare in anticipo l’eventuale problematica, ma purtroppo non sono state portate avanti e nessun macello si è proposto.

Quali soluzioni? Quali possibili risvolti futuri?

Secondo Alberto Cavagnini si creeranno due mercati paralleli,

  1. uno costituito dalle carni di maiali provenienti da zone di Restrizione II
  2. e l’altro dalle carni di maiali provenienti da zone indenni;

e l’unico modo per definire un macello designato potrebbe essere l’indennizzo economico.

Il vicepresidente di Coldiretti sottolinea che è necessario lavorare per priorità,

  1. in primis occorre risolvere la situazione nel pavese,
  2. e successivamente adottare in altri contesti territoriali lo stesso modus operandi intrapreso nella Provincia di Pavia.

Valerio Pozzi precisa, inoltre, che bisognerebbe individuare un macello che in questo momento non stia lavorando o lavori molto poco con le esportazioni con Paesi terzi, cosicché eventuali perdite economiche legate alla perdita delle certificazioni per l’export extra-Ue siano minime. Tale macello dovrebbe presentare la richiesta formale per essere nominato Macello designato, e dovrebbe essere supportato da un congruo sostegno pubblico economico.

Entrambi gli intervistati evidenziano che il problema non può essere affrontato singolarmente dagli attori della filiera, sono necessari dialogo e collaborazione fra tutti: è oramai impellente la necessità di avviare un tavolo tecnico di confronto con l’Autorità competente su questo tema spinoso, per identificare un’unica struttura di macellazione in cui far confluire tutti i suini delle Zone di Restrizione II.

Una questione veterinaria e non politica

Valerio Pozzi sottolinea che il tema del macello designato dovrebbe avere una connotazione solo esclusivamente di tipo medico veterinario e non politico; le decisioni dovrebbero essere finalizzate unicamente alla salvaguardia del patrimonio suinicolo italiano e delle produzioni Dop. Purtroppo, però ci si scontra con una serie di opposizioni di carattere politico che rallentano la risoluzione del problema. Pertanto, serve un’azione più pragmatica e meno politica, altrimenti le decisioni prese non sono tempestive a causa della ricerca del consenso.


L’articolo è pubblicato sulla Rivista di Suinicoltura 9/2023

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I maiali che nessuno vuole macellare - Ultima modifica: 2023-10-17T10:25:29+02:00 da K4

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