La percezione e la tolleranza al calore da parte dei suini varia al crescere degli animali (oltre ad altri fattori quali la tipologia di alimentazione, la razza, ecc). I più giovani, soprattutto a causa di un rapporto sbilanciato tra massa e superficie del corpo patiscono molto più il freddo, mentre gli animali adulti soffrono il caldo intensamente.
Un suino pesante sopporta bene temperature comprese tra i 10 e i 23 °C, ma già a 26 °C inizia a entrare in una situazione di stress da caldo che può essere peggiorata dalla presenza di elevata umidità relativa o migliorata da una buona ventilazione.
Un suino che soffre per il troppo caldo riduce immediatamente l’assunzione di alimento (fino al 25-50% in meno) e questo, di conseguenza, ha un effetto sui tassi di crescita giornalieri (Gabler e Pearce, 2015). Inoltre, è più facile che gli animali si ammalino e muoiano durante le ondate di calore, anche a causa di endotossiemie sistemiche.
Infine, al macello, le carcasse degli animali stressati perdono di valore perché la loro composizione si modifica.
Cosa fare durante le ondate di calore? Sicuramente è importante fornire acqua fresca durante il giorno, ad libitum, o almeno il doppio di quanta ne viene consumata durante i periodi climatici non estremi. È anche utile permettere ai suini di utilizzare l’acqua per rinfrescarsi grazie a doccette e vaporizzatori, ma perché l’evaporazione abbia effetto i suini devono avere a disposizione uno spazio per asciugarsi. La vaporizzazione, poi, funziona meglio se è accompagnata da una buona ventilazione del capannone.
Oltre a questi accorgimenti, per i suini allevati all’aperto è indispensabile l’accesso a zone d’ombra e ripari adeguati, sia per ridurre il calore da irraggiamento solare, sia per minimizzare il rischio di scottature negli animali con pelle e setole chiare.
Per favorire l’assunzione alimentare, è buona pratica fornire l’alimento ai suini durante le ore più fresche del giorno e fare attenzione alla presenza di muffe che potrebbero svilupparsi nella stagione calda e che ovviamente riducono l’appetibilità del cibo offerto. In ultimo, dal momento che gli animali sono già stressati a causa del caldo, è opportuno evitare il più possibile le manipolazioni o realizzarle il mattino presto o la sera tardi, quando fa più fresco.
Il clima e la ventilazione della porcilaia
Come abbiamo detto all’inizio, è la sensazione del caldo che condiziona il grado di stress dell’animale. In particolare, la percezione del calore nei suini allevati al chiuso è determinata
- dalla temperatura ambientale,
- dall’umidità relativa,
- dalle concentrazioni di gas nocivi (ad esempio, anidride carbonica e ammoniaca)
- e dalla ventilazione.
La ventilazione di una porcilaia può essere naturale o meccanica.
- Naturale: molto comune nelle nostre aree geografiche, sfrutta la forza del vento per rinfrescare gli ambienti e di conseguenza molti parametri sono scarsamente modificabili, anche se la giusta progettazione favorisce un miglior sfruttamento delle correnti d’aria;
- Meccanica: permette di regolare i parametri con precisione. Tuttavia, anche in questo secondo caso è ugualmente necessario che la struttura sia ben progettata e che, soprattutto, non ci siano perdite che possano peggiorare le performance in ambiente controllato.
Ventilazione inadeguata, possibili conseguenze
Una ventilazione inadeguata può essere la causa di molte problematiche nell’allevamento del suino: tra queste sono state riportate
- le modifiche comportamentali,
- il peggioramento di parametri sanitari
- e i cambiamenti fisiologici,
anche se i risultati degli studi non sembrano essere sempre concordi. Alcune ricerche hanno osservato un aumento dell’aggressività e quindi delle lesioni a causa del caldo in ambienti scarsamente ventilati, mentre altre hanno individuato animali molto letargici per eccesso di anidride carbonica nell’aria e un maggior rischio di bursiti causate dall’inattività prolungata su pavimenti non idonei.
Ancora, alcuni studi hanno riportato un aumento dei casi di morsicatura della coda con ventilazione naturale, altri il contrario, ma numerosi fattori confondenti (per esempio la contemporanea presenza di paglia come lettiera permanente, che già di per sé è il miglior arricchimento che si possa offrire per contrastare l’insorgenza del cannibalismo) non permettono di verificare la correttezza delle ipotesi.
Un interessante studio italiano (Vitali et al., 2021) ha valutato l’effetto della ventilazione (naturale vs meccanica, analizzata grazie a simulazioni di fluidodinamica computazionale) sul comportamento e sulla presenza di lesioni, ma ha anche aggiunto alcune informazioni rilevanti sullo stato emotivo di suini con coda intatta all’ingrasso (valutati a 40, 100 e 160 kg di peso). L’assunto da cui sono partiti gli autori è che alcuni parametri ambientali potrebbero alterare la manifestazione di comportamenti, posture o segnali legati alle emozioni dei suini.
Per fare un esempio, la presenza di lacrimazione scura nei suini, chiamata cromodacriorrea, può essere interpretata in maniera non corretta in caso di ambienti molto polverosi, a causa di infiammazioni agli occhi e alle congiuntive che nulla hanno a che vedere con lo stato emotivo dell’animale.
Le emozioni, il comportamento e le condizioni ambientali
Nello studio considerato, i suini nei capannoni con ventilazione meccanica avevano uno stato emotivo migliore rispetto a quelli nei capannoni con ventilazione naturale. Questa situazione tendeva però a deteriorarsi al crescere dell’età, perché l’aumento delle dimensioni e del peso peggioravano la percezione di calore dell’ambiente.
Nei suini di 40 kg, le lesioni alla coda erano meno frequenti nei capannoni ventilati meccanicamente e le code erano generalmente tenute all’insù. La presenza di lesioni alla coda è una spia di eventi di morsicatura ed è noto che a influenzarne l’insorgenza siano sì aspetti manageriali, ma anche ambientali.
La presenza di lacrime scure (nota come, cromodacriorrea) era superiore nei capannoni con ventilazione meccanica rispetto a quelli con ventilazione naturale, anche se gli autori non sembrano essere stati in grado di distinguere se la presenza di queste lacrime fosse un segnale di stati emotivi negativi o fosse invece causata da un eccesso di sporco degli animali nel giorno della valutazione.
Nei suini di 100 kg, gli autori hanno trovato una maggior prevalenza di fenomeni di morsicatura delle orecchie nei capannoni con ventilazione meccanica. Questo comportamento ha un’insorgenza quasi esclusivamente ambientale e infatti, nei capannoni con ventilazione meccanica le concentrazioni di anidride carbonica erano superiori a quelle nei capannoni con ventilazione naturale.
A 100 e a 160 kg di peso, gli autori hanno osservato un aumento per entrambe le tipologie di ventilazione della manifestazione della postura a cane seduto, un comportamento anormale che si verifica per mancanza di spazio per il decubito o per noia dovuta a una grave privazione di stimoli (foto 1).
Sempre a 160 kg, la postura con la coda rivolta verso il basso è stata osservata più frequentemente nei suini stabulati nei capannoni con ventilazione meccanica. In entrambe le tipologie di ventilazione, i suini a 160 kg erano molto sporchi (più del 50% della superficie del corpo era coperta di feci).
Gli animali molto sporchi sono il risultato di condizioni ambientali sfavorevoli, come a esempio l’eccesso di caldo. I suini infatti, tendono a suddividere lo spazio nel recinto in maniera molto chiara: dove mangiano non sporcano e dove sporcano non riposano. Quando invece si trovano animali molto sporchi, significa che i suini hanno adottato una strategia per abbassare la temperatura sfruttando il potere evaporativo dell’acqua, per cui si sdraiano sull’umido (feci e urine) nel tentativo di ridurre la temperatura corporea.
Probabilmente, in situazioni di caldo estremo, nessun tipo di ventilazione (naturale o meccanica) è stata in grado di abbassare significativamente la temperatura per impedire comportamenti inadeguati.
Distribuzione dell’aria
In ultimo, la distribuzione dell’aria ha permesso di eliminare meglio l’anidride carbonica nei capannoni ventilati meccanicamente. Nei capannoni con ventilazione naturale invece, sono stati osservati molti più casi di polidipsia (bere eccessivo), segno di un tentativo da parte degli animali di contrastare il forte caldo.
Lo studio evidenzia come la ventilazione, anche se meccanica, non sia sufficiente a ridurre lo stress da caldo nei suini all’ingrasso durante i mesi di caldo intenso e come quindi altri interventi debbano essere messi in atto per garantire delle buone condizioni stabulative (raffrescamento dei pavimenti, vaporizzazione).
La cromodacriorrea
La cromodacriorrea è la presenza di lacrimazione scura dall’angolo interno dell’occhio, causata dalla secrezione pigmentata con porfirina della ghiandola di Harderian. Nel suino, è stato dimostrato che la presenza di queste lacrime scure dall’occhio sinistro rappresenta un valido indicatore di stati emotivi negativi (Telkänranta et al., 2016).