L’abolizione delle gabbie utilizzate per l’allevamento delle specie di interesse zootecnico, comprese le gabbie parto per le scrofe, è un tema attuale e di grande partecipazione dell’opinione pubblica. Al secondo appuntamento de “Gli incontri di suinicoltura” organizzato dalla Rivista di Suinicoltura, grazie all’intervento di Annalisa Scollo di Suivet, si è discusso proprio delle novità legislative oltre che delle criticità e degli accorgimenti necessari per gestire al meglio la scrofa libera di muoversi all’interno del box parto.
Nel corso del webinar dal titolo “La porcilaia efficiente. Ambienti, attrezzature e materiali” sono intervenuti anche altri esperti del settore:
- Marcella Guarino, dell’Università di Milano,
- Paolo Rossi del Crpa
- e Dante Bombelli di Erilon
che sono entrati nel merito della zootecnia di precisione, con particolare attenzione al monitoraggio respiratorio dei suini e alla ventilazione della porcilaia.
Gabbie parto e legislazione
Dopo un periodo di stasi legislativa, il tema dell’allevamento in gabbia degli animali da reddito, a fronte della crescente sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti del benessere animale, è tornato prepotentemente al centro dell’attenzione.
Ad oggi, le gabbie parto per le scrofe sono largamente utilizzate in quanto riducono il rischio di schiacciamento, sono economiche e sicure per il personale, occupano poco spazio, e, se correttamente gestite, contribuiscono a garantire adeguate condizioni di pulizia degli animali. Il tutto si ripercuote positivamente sulla produttività dell’allevamento e sul benessere dei suinetti.
Di contro, il grosso limite di queste strutture è proprio il ridotto benessere della scrofa.
La legislazione attualmente in vigore in Italia si basa sul Dl n. 122/2011, attuazione della direttiva 2008/120/Ce. Tale atto normativo definisce la possibilità di allevare le scrofe in gabbia fino allo svezzamento dei suinetti mentre nel periodo compreso tra 4 settimane dopo la fecondazione e una settimana prima del parto esse devono essere stabulate in gruppo. A livello comunitario vi sono alcuni Stati che hanno legiferato in maniera più restrittiva rispetto a quanto previsto dalle norme Ue. In particolare, già da diversi anni, la Svizzera, la Svezia e la Norvegia hanno abolito l’utilizzo delle gabbie.
Sulla scia di questi, la Germania dal 2035 vieterà l’utilizzo delle gabbie per le scrofe, se non per il “periodo critico” del parto, a condizione che venga garantita una dimensione minima di 6,5 m2. Analogamente, l’Austria ha stabilito come scadenza il 2033 e una dimensione minima delle gabbie di 5,5 m2.
Il potere dell’opinione pubblica
A smuovere questi Paesi che hanno deciso di attivarsi anticipatamente è stata l’incalzante pressione esercitata dall’opinione pubblica e dalle filiere commerciali. Ma per far sentire la propria voce direttamente ai vertici politici dell’Ue è stata lanciata la campagna “End the cage age”, un’iniziativa dei cittadini europei volta a chiedere il divieto di utilizzo delle gabbie per allevare animali destinati alla produzione di alimenti.
Si tratta di una delle iniziative più di successo degli ultimi anni ed è la prima per il benessere degli animali d’allevamento. È stata proposta nel 2018 e in un anno ha raccolto un numero di firme eccezionalmente alto, pari a 1,6 milioni, rispetto al milione necessario per poterla presentare alla Commissione Ue.
A giugno 2021 la proposta di risoluzione del Parlamento Ue è stata approvata. Da ciò deriva la storica decisione della Commissione Ue di rivedere l’attuale legislazione, con l’impegno di eliminare gradualmente e successivamente vietare l’utilizzo delle gabbie in allevamento entro il 2027, a fronte dell’erogazione di un adeguato sostegno economico per gli allevatori.
Come ridurre lo schiacciamento
Passando a un sistema di allevamento con scrofa libera durante la lattazione, il rischio di schiacciamento dei suinetti cresce notevolmente, pertanto, progettare un box parto di dimensioni adeguate è fondamentale. In presenza di una gabbia apribile, il valore minimo da garantire è di 6,5 m2 (foto 1).
Relativamente alle altre strutture per la scrofa, a fronte della necessità di assicurare ai suinetti una via di fuga in ogni circostanza, l’ideale è avere una mangiatoia che permetta al suinetto di passare liberamente dietro e al di sotto di essa (foto 2).
Tra i dispositivi anti-schiacciamento, indispensabili per i box parto con scrofa libera, l’installazione di un pannello solido che permetta lo scivolamento della scrofa intenta a coricarsi rappresenta un’ottima soluzione in quanto garantisce ai suinetti una via di fuga.
In più, dinanzi alla possibilità di interazione tra le scrofe libere, anche i separatori tra i diversi box devono essere applicati in modo tale da impedire eventuali conflitti (foto 3).
Se nel box parto è prevista la presenza di una gabbia apribile, questa non va posizionata sul lato lungo per evitare che la scrofa distesa e con gli arti verso il muro possa bloccare la via di fuga ai suinetti. Inoltre, diversi studi hanno dimostrato che il momento migliore per aprire la gabbia è il pomeriggio in quanto le scrofe si presentano più rilassate, meno attive, e passano più tempo distese.
Un altro accorgimento utile è valutare l’ordine di parto. Se si inserisce un animale giovane all’interno del box parto, la scrofetta si abituerà velocemente alla nuova condizione di allevamento rispetto a una scrofa con ordine di parto elevato che, essendo abituata alla gabbia parto, difficilmente si adatterà in tempi brevi, determinando così un maggior rischio di schiacciamento.
Alla luce di queste novità, non si può prescindere dalla formazione del personale, sia in materia di benessere animale che di gestione della scrofa libera e della sua nidiata.
Importante la progettazione del nido
Il nido fornisce calore supplementare ai suinetti, li protegge in un’area inaccessibile alla madre, permette un agevole controllo da parte degli operatori e consente di somministrare mangime specifico alla nidiata negando l’accesso alla madre.
In merito alla posizione, più il nido è facilmente accessibile, meglio è, sia per i suinetti che per gli operatori. A tale scopo, il consiglio è quello di collocare il nido in un angolo o sul lato lungo della gabbia (foto 4).
Le barre di protezione che separano il nido dei suinetti dalla scrofa sono consigliate sulla parte anteriore e, per evitare che i suinetti rimangano incastrati, devono essere distanziate di 180 mm.
Un nido chiuso porta a un incremento di 0,5 suinetti svezzati per lattazione grazie a una condizione microclimatica ottimale. Infatti, l’obiettivo è quello di fornire alla nidiata un ambiente confortevole dove passare la maggior parte del tempo. Per fare ciò, l’ideale è garantire almeno 1 m2 di nido e adeguate condizioni di comfort termico: la temperatura desiderata va dai 34 °C a 1 settimana di vita dei suinetti ai 25 °C a 3 settimane e oltre.
Tuttavia, dato che oltre al nido anche la scrofa sarà molto attraente, è opportuno mantenere una ridotta temperatura ambientale tra i 18 °C e i 20 °C, così da invogliare i suinetti a stare nel nido e al contempo soddisfare il benessere termico della scrofa.
Quali vantaggi produttivi?
Nei box dotati di gabbia parto, i vantaggi derivano non solo dalla possibilità di aprire la gabbia e lasciare libera la scrofa, ma anche dalla presenza degli arricchimenti ambientali. Uno studio ha confermato che la crescita dei suinetti dal giorno 15 fino allo svezzamento in gabbia chiusa senza arricchimenti ambientali è minore rispetto all’accrescimento dei suinetti in gabbia aperta con arricchimenti ambientali. La nidiata, quindi, beneficia di questa condizione di maggior benessere e rende di più dal punto di vista produttivo.
Nei nuovi box parto, la scrofa, essendo libera, può preparare il nido ed è stimolata nella produzione di latte. Infatti, la preparazione del nido, così come la possibilità di muoversi, influenzano il comportamento materno e l’assetto ormonale. Si avranno così scrofe meno aggressive, un numero minore di parti difficili e suinetti più pesanti allo svezzamento.
Inoltre, si viene a creare una condizione di family feeding in cui il suinetto si alimenta assieme alla madre al momento della distribuzione della broda nel trogolo (foto 5).
In questo modo viene favorita una maggiore ingestione di alimento che garantirà prestazioni migliori dopo lo svezzamento, anche grazie all’impatto positivo di un tale sistema di alimentazione sul microbiota intestinale del suinetto.