Effettivo il riconoscimento della razza Nero di Lomellina

razza nero di Lomellina
Le sorelle Ubezio
Approvato il programma genetico della razza e l’utilizzo delle denominazioni alternative Nero di Cavour, Nero di Piemonte, Nero piemontese

Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali con Dm 12222 del 2 aprile 2020 ha approvato alcuni aggiornamenti delle norme che disciplinano l’attività del Libro genealogico delle razze di suini, tra queste è di particolare interesse il riconoscimento della razza Nero di Lomellina.

La popolazione attualmente esistente ha origine prevalentemente dall’allevamento della società Brioo srl che da alcuni anni ha rilevato l’attività del preesistente allevamento Ubezio, in provincia di Pavia (foto delle sorelle Ubezio). Presso questo allevamento sono conservati dagli anni ’70 soggetti con alcune caratteristiche morfologiche riconducibili a razze locali ormai estinte. Alla fine del 2005 il predetto allevamento della Lomellina intraprese, con la consulenza di Giulio Pagnacco, professore dell’Università di Milano, un’attività di riproduzione finalizzata a fissare le caratteristiche del mantello e consolidare le caratteristiche produttive.

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Un soggetto di Nero di Lomellina

Successivamente in Piemonte alcuni allevatori, con il supporto di Riccardo Fortina, docente dell’Università di Torino, hanno introdotto animali di questa popolazione e li hanno riprodotti in purezza e/o in incrocio con qualche verro delle razze Cinta senese, Mora romagnola e Apulo Calabrese.

Gli allevatori coinvolti sono interessati a promuovere un modello di allevamento rurale ed a rafforzare gli elementi distintivi della razza per produrre e valorizzare prodotti per il mercato locale, nettamente distinguibili da quelli ottenuti con altri modelli di allevamento e tipi genetici.

Le razze locali preesistenti

Agli inizi del ‘900 a cavallo delle rive del Po al confine tra Piemonte e Lombardia erano allevate due razze (Mascheroni; Zootecnica speciale suini 1927): la razza di Cavour sulla riva destra del Po – pianura e colline dell’Astigiano e del Monferrino e dell’Alessandrino e la razza di Garlasco sulla riva sinistra del Po – alto Vercellese e Lomellina.

La razza di Cavour aveva la testa piuttosto lunga e grossa, munita di orecchie lunghe e pendenti, il collo tarchiato e breve, il corpo lungo e cilindrico, le gambe brevi, il mantello nero talvolta con maschera facciale bianca che poteva interessare anche le orecchie. Quella di Garlasco aveva mole inferiore alla Cavour, testa affilata non molto grossa, corpo breve e voluminoso, gambe brevi e forti e cute e setole di colore rosso-giallastro.

Tab. 1 - Standard della razza
TIPO Armonico, scheletro leggero ma robusto con giusto equilibrio tra conformazione della coscia e della spalla, di grande mole.
MANTELLO E PIGMENTAZIONE Mantello nero, cute di colore ardesia. È presente una lista bianca frontale ben evidente estesa al grugno, che può essere in tutto o in parte depigmentato, e talvolta anche alle orecchie. Possono essere presenti balzane bianche agli arti anteriori e occasionalmente anche a quelli posteriori.
TESTA Ben proporzionata con profilo fronto-nasale leggermente concavo. Orecchie di media dimensione, pendenti in avanti ed in basso.
COLLO Allungato, mediamente sviluppato
TRONCO Lungo, torace profondo e ben sviluppato. Linea dorso-lombare rettilinea
ARTI Robusti, di media lunghezza.
CARATTERI SESSUALI NEL MASCHIO: testicoli globosi e ben sviluppati, capezzoli non inferiori a 12.
NELLA FEMMINA: mammelle in numero non inferiore a 12, regolarmente distanziate, con capezzoli normali ben pronunciati e pervi.
GENOTIPI Assenza del gene mutato RYR1 e di alleli o aplotipi responsabili di mantelli e pigmentazioni incompatibili con lo standard di razza

L’incrocio e il meticciamento tra le due razze e poi l’immissione di sangue Yorkshire ed in piccola parte del Berkshire determinarono la progressiva scomparsa di queste razze. Citazioni dell’esistenza di animali riconducibili alle due razze risalgono al 1935 (articolo di Grignano sulla razza di Garlasco) e al 1951 (Raimondo Raimondi, professore della Facoltà di Agraria di Torino), che descrive la razza di Garlasco con mantello costituito da setole ispide di colore nero, tendenti al rossiccio a livello della regione ventrale e della mammella; regione della fronte e del naso, compreso il labbro inferiore, caratterizzate da peli bianchi, balzane bianche estese sia agli arti anteriori che posteriori e unghielli bianchi-giallastri.

Le caratteristiche della razza Nero di Lomellina

I suini di Nero di Lomellina si distinguono nettamente dalle altre razze nere presenti in Italia. Il loro mantello è caratterizzato dalla presenza di una lista bianca frontale e da balzane bianche agli arti anteriori e talvolta a quelli posteriori. Inoltre, il profilo fronto-nasale è tendenzialmente concavo, mentre nelle razze autoctone con mantello nero è rettilineo.

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I suinetti di Nero di Lomellina durante l’allattamento

I suini di Nero di Lomellina hanno un apparato mammario con un discreto numero di mammelle, almeno 12, e raggiungono in età adulta una mole maggiore rispetto alle altre razze locali del Libro genealogico. Sulla base di queste evidenze, la Commissione tecnica centrale del Libro genealogico ha definito lo standard di razza, che è il modello di riferimento per stabilire l’appartenenza alla razza dei suini da iscrivere al Libro genealogico. Lo standard è descritto in tabella 1.

La consistenza attuale della popolazione è di circa 150 scrofe, 20 maschi e 180 giovani femmine. I riproduttori sono presenti in nove allevamenti, il principale è quello in provincia di Pavia e gli altri in Piemonte. Tra l’altro è previsto l’avvio presso l’Università di Torino di un allevamento pilota di suini di questa razza.

Il programma genetico

Lo scopo del programma è la conservazione della razza. La conservazione si attua sia fissando le caratteristiche distintive della razza (standard di razza) sia gestendo la riproduzione dei verri e delle scrofe per assicurare il mantenimento della necessaria variabilità genetica (contenimento consanguineità).

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Un verro di razza Lomellina

Come avviene per le altre razze sottoposte ad un programma di conservazione, l’attività di base consiste: nell’identificazione individuale entro il 40° giorno di età dei suinetti con due marche auricolari pre-numerate, nella registrazione di inseminazioni, parti, nascite, svezzamenti, nella verifica dell’apparato mammario e dei requisiti morfologici previsti dallo standard di razza. L’attività di raccolta dati in allevamento è svolta, per ragioni di terzietà, dalle Associazioni regionali allevatori territorialmente competenti che sono gli Enti delegati da Annas ai sensi del D.Lgs 52/2018.

Vista la ridotta dimensione della razza si devono applicare alcuni accorgimenti per contenere l’aumento della parentela e della consanguineità. In particolare, deve essere rispettato un alto rapporto tra il numero di verri e il numero di scrofe, e appena saranno disponibili informazioni genealogiche affidabili sarà stimato il coefficiente di consanguineità di ogni soggetto e di ogni potenziale accoppiamento per orientare l’attività di riproduzione di ogni allevamento aderente

Tracciabilità dei prodotti e valorizzazione

La valorizzazione dei prodotti ottenuti dal Nero di Lomellina può sfruttare la completa tracciabilità assicurata dall’iscrizione al Libro genealogico e la certificazione dei prodotti con il nome della razza.

Le norme europee (Re. 2016/1012) e nazionali (D.Lgs 52/2018) hanno precisamente definito il concetto di razza e stabilito che la denominazione della stessa può essere attribuita solo ai suini che sono iscritti nel Libro genealogico. Nel Libro genealogico sono iscritti sia i suini destinati alla riproduzione sia quelli che saranno destinati all’ingrasso. Per ogni soggetto è previsto un identificativo individuale (marche auricolari pre-numerate con logo Anas) e la registrazione nella banca dati Anas data di nascita, genealogia, ecc..

Pertanto, per ogni suino all’atto della macellazione è disponibile e verificabile l’identificativo, l’allevamento di nascita, l’età, ecc. ed è possibile scaricare dal sito web Anas la certificazione di origine che può accompagnare anche le fasi successive di lavorazione delle carni fino al consumatore finale. Inoltre, le norme del Libro genealogico per favorire la valorizzazione del legame col territorio prevedono in alternativa alla denominazione principale anche l’utilizzo di denominazioni alternative. In questo caso gli allevatori del Piemonte potranno utilizzare per i suini Nero di Lomellina una delle seguenti denominazioni ammesse: Nero di Cavour, Nero di Piemonte, Nero piemontese.

Conclusioni

L’approvazione del nuovo programma genetico è il riconoscimento dell’impegno profuso per lunghi anni dall’allevamento del pavese, che ha permesso la conservazione di un interessante gruppo di suini con caratteristiche particolari, e dell’interesse di alcuni allevamenti piemontesi a sviluppare un modello di allevamento rurale, che fa leva su legame tra razza e territorio.

La gestione del programma genetico con gli strumenti messi a punto nel corso degli anni da Anas permetterà di consolidare le caratteristiche fenotipiche e genetiche di questa razza, di tenere sotto controllo la consanguineità, di tracciare e certificare il prodotto finale.

Effettivo il riconoscimento della razza Nero di Lomellina - Ultima modifica: 2020-05-20T10:50:05+02:00 da Lucia Berti

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