Possibili strategie per ridurre gli antibiotici

riduzione antibiotici
Box parto allattamento con nido “protetto” e gabbia registrabile in larghezza.
“Antibiotic-Free" è il nome del progetto realizzato nell’ambito della Misura 16 del psr 2014-2020 della Regione Emilia-Romagna e del quale il Crpa è partner scientifico. Esso prevede l’analisi dei punti critici aziendali e la proposta di una serie di interventi aziendali da valutare

L’uso di antibiotici in suinicoltura rappresenta un rischio per la salute pubblica perché può contribuire allo sviluppo di microorganismi resistenti agli antibiotici, alcuni dei quali possono essere patogeni anche per l’uomo. La resistenza batterica agli antimicrobici presenti negli animali destinati alla produzione alimentare può diffondersi all’uomo non solo per via alimentare, ma anche per vie come l’acqua o altre contaminazioni ambientali, così come attraverso il contatto diretto con gli animali (Efsa, 2008). Per questa ragione, l’uso di antibiotici come promotori della crescita è stato proibito dalla Commissione europea a partire dal 2006.

Fig. 1 - Uso di antibiotici su scrofe nei 3 allevamenti da riproduzione partner del Goi

Uno studio ha evidenziato che l’uso di antibiotici negli allevamenti suinicoli risulterebbe abbastanza stabile nel tempo, nel senso che allevamenti che usano quantità elevate di antimicrobici tendono a fare lo stesso di anno in anno, al contrario di aziende che ne usano meno e che nel tempo tendono a ridurne ulteriormente l’utilizzo (Fels-Klerx van der et al., 2014). Inoltre, si è riscontrato un maggiore utilizzo di questi farmaci negli allevamenti di grandi dimensioni, sia a causa della maggiore probabilità di infezione, sia per la minore attenzione individuale che viene rivolta agli animali in condizioni di elevate densità, portando a un uso di terapie antibiotiche più a scopo profilattico che terapeutico.

Fig. 2 - Uso di antibiotici su lattonzoli nei 3 allevamenti da riproduzione partner del Goi

Nei Paesi scandinavi la riduzione dell’uso di antibiotici è stata ottenuta attraverso campagne educative sulla gestione degli animali, la prevenzione di malattie e l’adozione di linee guida sull’uso responsabile del farmaco (Fels-Klerx van der et al., 2014).

L’approccio olistico per ridurre il problema

I primi sforzi effettuati in alcuni Paesi europei per ridurre l’uso di antibiotici hanno mostrato una conseguente riduzione dei livelli di antibioticoresistenza: è quindi necessario continuare a ridurne l’uso garantendo ai suini migliori condizioni sanitarie mediante un approccio olistico al problema, che comprenda il miglioramento dei protocolli vaccinali, delle misure di biosicurezza interna ed esterna, oltre che della gestione di allevamento; in particolare, è stato dimostrato che periodi di sfasamento più lunghi tra le bande di scrofe garantiscono una migliore separazione tra gruppi d’età, maggiore tempo per la pulizia e la disinfezione dei locali a fine ciclo, secondo la metodologia tutto pieno/tutto vuoto, e un minore rischio di trasmissione di patogeni.

Fig. 3 - Uso di antibiotici su suinetti in post- svezzamento in 4 allevamenti partner del Goi

A esempio, Nathues et al. (2013) hanno evidenziato come i suinetti abbiano una minore probabilità di infezione da parte di Mycoplasma hyopneumoniae quando lo sfasamento è di 3 settimane anziché 2.
Anche altri studi hanno dimostrato che l’allungamento del periodo di sfasamento tra le bande di scrofe fino a 5 settimane riduce in maniera significativa l’uso di antibiotici (Postma et al. 2016).

Parlando di biosicurezza

Berton et al. (2017) hanno dimostrato che negli allevamenti in cui non viene rispettato il flusso unidirezionale di animali e personale (dalle aree più pulite a quelle più contaminate) è necessario un ciclo di vaccinazioni in più rispetto agli altri. Inoltre, la combinazione tra un piano vaccinale efficiente e buone norme di biosicurezza (es. flusso unidirezionale e chiusura dell’allevamento con reti esterne) risulta essere efficace nella prevenzione di patologie come la Prrs (Berton et al. 2017) e l’influenza A in allevamenti a ciclo chiuso anche in aree territoriali ad alta densità di suini (White et al. 2017).

Fig. 4 - Uso di antibiotici su suini in ingrasso in 8 allevamenti partner del Goi

Similmente, Kim et al. (2017) hanno evidenziato che le buone pratiche di biosicurezza, come la disinfezione di utensili e oggetti che possono essere veicolo di trasmissione, il cambio del vestiario e il lavaggio della cute esposta ai patogeni (es. fare la doccia prima di entrare a contatto con diversi gruppi suini), prevengono completamente la trasmissione indiretta del virus Ped e di altri patogeni simili, come il virus della gastroenterite trasmissibile e il deltacoronavirus suino.

L’esempio di un piano d’azione per ridurre l’uso di antibiotici

Postma et al., in uno studio del 2017, hanno documentato l’applicazione, su 61 allevamenti belgi, di un piano d’azione specifico discusso sia con l’allevatore che col veterinario aziendale, mirato alla riduzione dell’uso di antibiotico.

Fig. 5 - Punteggio di valutazione del livello di biosicurezza interna ed esterna nei dieci allevamenti partner del Goi

Il piano comprendeva l’ottimizzazione di management, biosicurezza, strategie vaccinali, terapie antiparassitarie e consigli su un uso corretto del farmaco e ha portato, in 8 mesi, a una riduzione dei trattamenti antibiotici del 52% negli animali da ingrasso e del 32% nei riproduttori. L’applicazione di questo piano d’azione ha inoltre portato a un aumento del numero di suinetti svezzati per scrofa all’anno (+1,1) e dell’incremento ponderale giornaliero (+5,9 g/d) oltre che ad una riduzione della mortalità a fine ciclo (-0,6%). Ciò evidenzia che elevati livelli di biosicurezza negli allevamenti suinicoli, uniti a un management ottimale, permettono di produrre animali più sani con un minore utilizzo di antimicrobici (Postma et al. 2016).

Il Goi Antibiotic-Free

Con un approccio metodologico simile è stato avviato il Gruppo operativo per l’innovazione (Goi) “Antibiotic-Free – Riduzione dell’impiego di antibiotici nell’allevamento del suino pesante: effetti produttivi e qualitativi”. Il progetto è realizzato nell’ambito della Misura 16 del psr 2014-2020 della Regione Emilia-Romagna (Tipo di operazione 16.1.01) con il coordinamento di Agrifarm e il coinvolgimento di 10 allevamenti suinicoli emiliano-romagnoli, oltre che del Crpa nel ruolo di partner scientifico e con il supporto di SuiVet Training. L’attività di Antibiotic-Free si è sviluppata attraverso l’analisi dei punti critici aziendali (benessere animale, biosicurezza, uso del farmaco e ispezione post-mortem al macello), e la proposta di una serie di interventi aziendali che verranno analizzati successivamente secondo criteri di efficienza, fattibilità e sostenibilità economica (analisi dei costi/benefici) sulla base di risultati raggiunti dopo un anno dalla loro attuazione.

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Reparto svezzamento su lettiera di allevamento antibiotic-free.

Il Piano del Goi comprende la formulazione di rapporti di feedback personalizzati per singola azienda suinicola comprensivi di uso aziendale di antibiotico, analisi del rischio di biosicurezza, confronto con la media degli allevamenti sottoposti al piano di monitoraggio (benchmarking) e di individuazione mirata e personalizzata delle buone pratiche per la riduzione dell’uso di antimicrobici e il miglioramento del livello di biosicurezza e di benessere animale aziendale. Questa attività viene attuata in collaborazione con il veterinario aziendale.
Sulla base dei protocolli aziendali di riduzione dell’uso di antibiotici, si procede quindi alla valutazione degli indici produttivi qualitativi di allevamento, al macello e sulla carne. Inoltre, l’ispezione post-mortem al macello permette di individuare e studiare con precisione la prevalenza di patologie degli apparati respiratorio (score polmonare) e gastroenterico dei suini (es. ulcere, parassitosi).

Fig. 6 - Punteggio IBA delle misure indirette dei tre allevamenti partner da riproduzione

Il Bpex Pig Health Scheme (Bphs) è un esempio di sistema per controllo dei suini al macello, in base al quale vengono registrate la presenza e la gravità di svariate lesioni dei visceri in sede di ispezione post-mortem dei suini clinicamente sani inviati al macello e destinati al consumo umano. Le lesioni osservate sono solitamente associate a patologie che notoriamente causano una riduzione delle performance degli animali. Il sistema di monitoraggio fornisce un importante feedback dal macello all’allevamento con lo scopo di mettere a conoscenza a monte del ciclo di produzione ciò che spesso è visibile solo a valle. Obiettivo del Goi è quello di ricreare un sistema di monitoraggio delle lesioni al macello simile al modello estero ma tarato sul suino pesante italiano.

Le quantità di antibiotico impiegato

L’analisi ex ante del consumo di antibiotici è stata condotta, utilizzando come unità di misura la “Defined Daily Dose for Animals” (DddAit) calcolata con riferimento alla posologia indicata nel foglietto illustrativo del farmaco e/o nel prontuario dei medicinali veterinari registrati in Italia e la “Defined Daily Dose for Animals” (DddVet) calcolata con riferimento ai valori medi di posologia di farmaci diversi, contenenti le stesse molecole di antimicrobici, presenti sul mercato in 9 Stati Membri europei (Ema, 2016).

Fig. 7 - Punteggio IBA delle misure indirette di benessere negli allevamenti da ingrasso partner del Goi

I dati di consumo complessivo di antibiotici e di antibiotici d’importanza Critica per l’Uomo di Massima Priorità (Hpcia) sono confrontati con quelli medi registrati nel 2017 in 30 allevamenti emiliano romagnoli (benchmark) nell’ambito di un altro Goi (SuiniAntibioticFree) che si è concluso di recente (Bassi et al. 2019). Nelle figure 1, 2, 3 e 4 sono rappresentati graficamente i consumi di antibiotici nel 2017 nei 10 allevamenti partner per le categorie “scrofa”, “lattonzolo”, “suinetto in post-svezzamento” e “suino grasso”, da cui si evince che i consumi risultano inferiori rispetto alla media degli altri 30 allevamenti, salvo per la categoria “suinetto in post-svezzamento” nell’allevamento ABF4 in cui il valore è nettamente superiore. In ogni caso tutti gli allevatori coinvolti nel Goi hanno sottoscritto l’impegno di ridurre ulteriormente il consumo.

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Arco di disinfezione per automezzi in entrata in allevamento.

Per la valutazione del livello di biosicurezza delle aziende partner del Goi è stato adottato il protocollo BioCheck.UGent, sviluppato dall’Università belga di Ghent. Il punteggio totale e i punteggi parziali per ogni sottocategoria (A - F) sono confrontati con quelli medi calcolati a livello nazionale ed internazionale. Va notato che l’obiettivo finale è quello di raggiungere i punteggi massimi (100%) non i punteggi medi. Nel grafico di figura 5 sono riportati i punteggi totali (biosicurezza interna + biosicurezza esterna) di ciascun allevamento e confrontati con il loro valore medio (Benchmark Goi) e con la media di tutti gli allevamenti italiani (Benchmark_IT) che hanno utilizzato in rete il protocollo BioCheck.UGent; da questi dati emerge che il liv

medio di biosicurezza dei 10 allevamenti partner è inferiore a quello del più ampio campione di allevamenti italiani.

Valutazione del benessere dei suini

La valutazione del benessere dei suini è stata condotta utilizzando l’Indice di Benessere dell’Allevamento (Iba) sviluppato da Crpa e che prevede il rilievo di misure indirette del benessere animale, basate sugli aspetti strutturali e gestionali dell’allevamento (Resource Based Measures) e misure dirette basate sull’osservazione di campioni rappresentativi di suini per le diverse fasi di allevamento (Animal Based Measures).

Il metodo Iba è basato su parametri tecnici consolidati, messi a punto da ricerca, sperimentazioni ed esperienze di allevatori e tecnici, tenendo conto della legislazione vigente, delle norme specifiche per il benessere dei suini e di quelle generali per la protezione degli animali negli allevamenti. Il grafico della figura 6 mostra i punteggi delle misure indirette dei tre allevamenti partner da riproduzione, confrontati con il loro valore medio (Benchmark Goi) e con la media di 16 allevamenti emiliano-romagnoli (Benchmark_Rer), che evidenziano per gli allevamenti ABF1 e ABF2 una minore potenzialità di garantire ai suini buone condizioni di benessere rispetto alla media del più ampio campione regionale. La figura 7 mostra i punteggi per gli allevamenti partner da ingrasso, che confrontati con la media di 67 allevamenti emiliano-romagnoli, evidenziano un livello superiore, salvo gli allevamenti ABF4 e ABF6 che presentano valori inferiori. Per le misure dirette non sono disponibili benchmark di confronto, ma tali valori verranno confrontati con quelli della situazione ex-post la cui rilevazione è in programma dopo un anno dall'applicazione del piano di miglioramento sanitario specifico per ciascun allevamento.

L’analisi tecnico-economica costi/benefici

Dopo l’attuazione dei Piani aziendali di riduzione dell’uso di antibiotici e di miglioramento delle condizioni di biosicurezza e di benessere animale si provvederà ancora una volta alla valutazione dell’uso di antibiotici e del livello di biosicurezza e benessere animale in ciascuno dei 10 allevamenti allo scopo di valutare l’efficacia delle misure attuate anche attraverso un’analisi tecnico-economica dei costi/benefici.


Il progetto Healthy Livestock

Sul tema della riduzione dell’uso di antibiotici in suinicoltura del miglioramento del benessere dei suini, il Crpa è anche partner del progetto “Healthy Livestock. Affrontare la resistenza antimicrobica attraverso un miglioramento della salute e del benessere degli animali” coordinato dall’Università di Wageningen (Paesi Bassi) con la partecipazione di altri 21 partner, di cui 9 cinesi (www.crpa.it/nqcontent.cfm?a_id=16448&tt=crpa_www&sp=crpa).

 

 

Possibili strategie per ridurre gli antibiotici - Ultima modifica: 2020-02-11T17:23:13+01:00 da Lucia Berti

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