Decreto “Tipi genetici”, il settore chiede un tavolo tecnico

Tipi genetici
«È necessario ascoltare le voci dei protagonisti e programmare anche sul piano della genetica linee guida sicure e incontrovertibili». È, in sintesi, quanto affermano i protagonisti delle principali organizzazioni professionali agricole

Il decreto “Tipi genetici” del 5 dicembre 2019 agita i suinicoltori, che su un punto sono compatti: sospenderne l’entrata in vigore, sulla cui tempistica peraltro non vi sono elementi certi, e rinviare a un tavolo tecnico per definire meglio alcuni punti da chiarire meglio.
E questa, in effetti, potrebbe essere la soluzione migliore, così da poter ascoltare le voci dei protagonisti e programmare anche sul piano della genetica linee guida sicure e incontrovertibili, sulle quali costruire un futuro brillante della suinicoltura, un pilastro della zootecnia e del Made in Italy, con un valore della catena che si aggira intorno ai 18 miliardi di euro e che vanta grandi produzioni Dop, a partire dai prosciutti di Parma e San Daniele e da tutta una serie di valorizzazioni salumiere locali di altissima qualità e prestigio.
Il tema è già stato dibattuto sulle colonne di questa rivista, con la presentazione del decreto che mira a individuare i tipi genetici autorizzati nell’ambito delle produzioni Dop oltre alle razze del Libro genealogico italiano.

Giorgio Apostoli: «servono tempo e supporto»

 

Giorgio Apostoli

Il punto della situazione lo fa Giorgio Apostoli, responsabile dell’Ufficio Zootecnia di Coldiretti. «I nuovi disciplinari in fase di approvazione presso la Commissione Ue prevedono che le scrofe, per le quali non è possibile la certa attribuzione del tipo genetico, debbano essere inseminate solo dai verri delle razze di riferimento del Libro genealogico – specifica Apostoli -. È necessario prevedere un congruo differimento della fase di avvio dell’applicazione, per permettere anche l’utilizzo di verri dei tipi genetici iscritti alla lista di quelli ammessi».
Il messaggio è chiaro: prendere tempo. O meglio, «concedere il tempo necessario agli enti ibridatori interessati di adeguare i propri programmi genetici, nel senso della compatibilità con quelli del Libro genealogico, per ottenere l’iscrizione dei tipi genetici nella lista “altri tipi genetici”. In particolare – prosegue Apostoli - potrebbe essere utile la previsione di una attività di supporto tecnico agli Enti interessati, realizzata in modo trasparente nell’ambito dell’Albo nazionale dei registri suini riproduttori ibridi attraverso il già previsto Comitato tecnico, anche per valutare l’apporto genetico della scrofa madre alla determinazione delle caratteristiche qualitative della carne».

Rudy Milani: «necessario dialogare»

 

Rudy Milani

Il ricorso al Comitato tecnico o comunque a un Tavolo tecnico è condiviso da Rudy Milani, allevatore di Zerobranco (Treviso) e responsabile della Federazione di prodotto Suini di Confagricoltura. «Stiamo cercando il dialogo a tutti i livelli e la proposta è quella di istituire un Tavolo tecnico, non politico, con dentro i rappresentanti delle case genetiche maggiormente rappresentative in Italia, così da formulare una proposta attuabile. È necessario arrivare ad avere una linea genetica in grado di adeguarsi agli standard che il Consorzio di tutela vuole, perché qualora non si approdasse a ciò entreremmo in una difficoltà che non so come potrebbe risolversi».
Ecco che la richiesta «di Confagricoltura e di tutto il mondo allevatoriale – ribadisce Milani – ad Anas è quella di avere delle genetiche che ci permettano di avere una redditività, ma ad oggi sembra che questo appello non sia ascoltato».

Antenore Cervi: «si rischia il crollo delle Dop»

 

Antenore Cervi

Per Antenore Cervi, presidente di Cia-Agricoltori Italiani di Reggio Emilia e storico punto di riferimento per la suinicoltura emiliana, «gli obiettivi del decreto sono condivisibili, ma è lo scenario che rischia di fare confusione, perché la modalità di compilazione della cosiddetta White list, che concede l’idoneità alle genetiche, necessita di maggiore trasparenza. Deve esser garantita la terzietà del giudizio e dare tempi sostenibili per la sostituzione dei tipi genetici».
Un punto nodale riguarda la scelta della genetica. «Se i produttori si orientano sui tipi di genetica autorizzata, come quella di Anas – sottolinea Cervi – rischiamo di avere una minore resa produttiva e, dunque, un aumento dei costi».
Altro aspetto delicato riguarda il tema dell’esclusione delle genetiche maggiormente autorizzate e, dunque, il potenziale crollo delle produzioni destinate ai prosciutti Dop. «Il fatto che ci siano alcuni tipici genetici che da 20 anni stiamo utilizzando con ibridi non italiani e che sono impiegati dal 90% degli allevamenti – spiega il presidente di Cia Reggio Emilia – rischia di estromettere dal circuito delle Dop il 70-80% delle cosce».
Numeri che portano Rudy Milani a chiedersi «quale sarà il futuro della Dop? Rischiamo di comprometterne la sopravvivenza?».

Elio Martinelli: «i suinicoltori sono preoccupati»

 

Elio Martinelli

Elio Martinelli, presidente di Assosuini, è lapidario. «Se fossi nel ministro delle Politiche agricole farei una cosa: azzererei tutto e ripartirei da capo, perché il decreto sulla genetica è stato subito dagli allevatori come un temporale improvviso».
I grandi gruppi del settore, a sentire Martinelli, «sono preoccupati». E la soluzione da attuare, per lui, «è fermarsi e discutere nuovamente del tema, perché non è certo una soluzione quella di allungare la tempistica di attuazione da uno a tre anni. Oggi non c’è più un collegamento a una genetica tipica del territorio e da tempo i suinicoltori cercavano di migliorare il proprio allevamento in termini di produttività, resa e risposte di efficienza. Bene quindi l’idea di istituire un tavolo tecnico per dare la possibilità di correggere/migliorare quei tipi genetici a oggi ritenuti non conformi. Per dare senso al lavoro da farsi, diventa imprescindibile rendere pubblici quelli che sono i criteri, gli indirizzi di selezione e i trend genetici che già dalla fine degli anni ’80 sono stati adottati dal Lgi per migliorare le proprie razze. Se non si dovesse operare in questo modo al termine degli eventuali 36 mesi, si rischierebbe un nuovo corto circuito uguale e perfino peggiore negli effetti di quello attuale».


Sintesi della situazione

Dalle informazioni raccolte da varie fonti emerge che si attende la decisione del ministero delle Politiche agricole relativa a un provvedimento che assicuri una fase di transizione per accompagnare la filiera senza contraccolpi verso una situazione coerente con gli indirizzi dei disciplinari delle Dop. Per quanto riguarda i tipi genetici femminili, al momento i piani di controllo non prevedono alcuna verifica sulle scrofe, quindi nell’immediato da questo punto di vista non ci sarebbe alcuna complicazione operativa o sarebbe molto limitata, mentre il tema si porrà quando eventualmente saranno approvati i nuovi disciplinari dei prosciutti Dop, perché i nuovi disciplinari, rispetto a quelli attualmente in vigore, esplicitamente fanno riferimento alla valutazione di compatibilità alle linee delle scrofe e quindi, per questo, è necessario avere un adeguato periodo di transizione, così da consentire sia agli allevatori sia ai produttori di genetica di adattare i propri programmi e rispondere a quanto disporrà il nuovo quadro normativo.
L’applicazione dei disciplinari e del Decreto del dicembre 2019 non impongono che la genetica sia realizzata necessariamente in Italia. Il vincolo è che il programma genetico sia orientato per le esigenze della Dop e i disciplinari prevedono che sia compatibile con gli schemi di selezione delle tre razze del Libro genealogico che dalla fine degli anni Ottanta sono specificatamente selezionate solo per la produzione delle Dop e cioè Landrace, Large White e Duroc. Tutti gli altri tipi genetici, e alcuni di questi sono già stati ammessi e ritenuti compatibili tra quelli valutati, devono dimostrare di adottare dei programmi di selezione che assicurino in proiezione il raggiungimento di quegli obiettivi che il libro genealogico s’è dato all’epoca, su indirizzo dell’allora ministero dell’Agricoltura, in accordo con tutta la filiera.

Decreto “Tipi genetici”, il settore chiede un tavolo tecnico - Ultima modifica: 2021-11-19T16:15:15+01:00 da Mary Mattiaccio

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