Marzo: 1,552 euro/kg il prezzo del suino pesante

In deciso aumento le quotazioni dei suini da macello, +5.5%. Redditività in calo per le fasi di riproduzione e accrescimento

In marzo, le quotazioni dei suini da macello sono tornate a salire in modo deciso. Questo andamento del mercato è il risultato di varie concause, tra le quali la recente situazione Ucraina, ma anche l’adeguamento dei prezzi al crescente costo dei fattori produttivi, tra cui spiccano le materie prime per l’alimentazione e l’energia elettrica.

Il prezzo medio mensile dei capi da macello pesanti destinati al circuito Dop è aumentato raggiungendo i 1,552 euro/kg (+9,1% la variazione congiunturale); mentre per gli animali di peso 144-152 kg e 152-160 kg le quotazioni sono state pari rispettivamente di 1,462 euro/kg e di 1,492 euro/kg, valori in rialzo rispettivamente del +8,1% e +7,9%. Positive anche le variazioni tendenziali con valori intorno al +10%. Nel mese preso in esame sono aumentati anche i prezzi dei suini da macello destinati al circuito non tutelato, con il dato medio mensile degli animali di peso 160-176 kg pari a 1,420 euro/kg (+9,1% su base mensile), mentre per quelli di peso 90-115 kg il valore è stato di 1,270 euro/kg (+10,2%). Anche in questo caso, le variazioni tendenziali sono risultate positive per tutte le tipologie di peso considerate, con valori attorno al +10%.

Anche per ciò che riguarda il prezzo dei suini da allevamento da 30 kg, in marzo si registra un incremento che ha portato il valore a 3,136 euro/kg, per una variazione congiunturale pari a +4,3%; ma a livello tendenziale il dato è negativo e pari al -5,6%.

Per ciò che riguarda la redditività del comparto allevatoriale suinicolo e per la fase a ciclo aperto, l’aumento dei prezzi delle materie prime utilizzate per alimentare gli animali ha determinato una frenata della performance  della fase di svezzamento (lo stadio che va dalla gestazione al suinetto di 7 kg) che, nonostante l’aumento dei prezzi dei capi da allevamento di 7 kg, ha fatto registrare variazioni negative sia in termini congiunturali, ovvero rispetto al mese precedente (-2,5%) che tendenziali (-2,3%). E così anche per la fase di accrescimento (ovvero il periodo in cui i capi in due mesi vengono portati da 7 a 40 kg) si registra una redditività in calo del 5,3% rispetto al mese scorso e del 22% rispetto ai dati dello stesso periodo del 2022. In particolare, l’aumento dei prezzi dei capi da 7 kg prima citato, oltre alla concomitante situazione sfavorevole dei costi degli alimenti animali, ha pesato molto su questa fase allevatoriale. Le due prime fasi dell’allevamento, infatti, sono quelle che più hanno risentito dell’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari degli ultimi mesi. Resta ancora favorevole, invece, l’andamento della redditività su base congiunturale della fase di ingrasso che, sempre a marzo, ha segnato un +6,3%. Gli elementi determinati sono stati i prezzi in calo dei suini da allevamento a inizio ingrasso e le quotazioni alte dei suini da macello pesanti a fine processo che hanno compensato i costi delle materie prime. Rimane negativo il dato tendenziale: -4,9%.

Passando alla redditività dell’allevamento a ciclo chiuso la dinamica vede, a marzo, un aumento mese su mese dell’1,6% ma, anche in questo caso, resta negativa la variazione tendenziale: -15,8%.

 

Macellazione: in aumento
la redditività

L’andamento del mercato della macellazione per ciò che concerne i prezzi dei principali tagli di carne suina fresca, in marzo, mostra l’aumento di valore delle cosce fresche della tipologia pesante destinate a produzioni tipiche, salite a 5,190 euro/kg: + 2% la variazione congiunturale e + 30,3% la variazione rispetto lo scorso anno. Così pure per la coscia fresca pesante destinata al prodotto generico che, a marzo, ha raggiunto un valore di 4,465 euro/kg per una variazione mese su mese del +4,4%. E anche in questo caso la variazione tendenziale è positiva e pari a +33,6%.

Crescono anche i prezzi dei lombi, che per la tipologia taglio Padova hanno raggiunto i 4,075 euro/kg (+34,2% la variazione congiunturale, dato più alto da dicembre 2019), mentre per la tipologia taglio Bologna si è registrato un prezzo di 3,925 euro/kg (+31,4%). Le variazioni tendenziali sono risultate anch’esse positive per entrambi i prodotti e rispettivamente +14,8% e +19,8%.

Sempre a marzo, il prezzo della coppa fresca rifilata da 2,5 kg è salito del +9,1% rispetto a febbraio, fermandosi a 4,853 euro/kg, così come un aumento congiunturale ha interessato la quotazione della pancetta fresca squadrata da 4/5 kg (+32,1%), scambiata a 3,590 euro/kg. Rispetto allo scorso anno, l’attuale quotazione della coppa è risultata superiore del 25,5%, mentre quello della pancetta inferiore del 7,9%.

Anche il lardo fresco mostra quotazioni in salita: 3,200 euro/kg per il prodotto di spessore 3 cm (+10,3%) ed a 4,000 per quello di spessore 4 cm (+8,1%). Questi valori rappresentano i più elevati da quando la Commissione è attiva (aprile 2011). Positive entrambe le variazioni tendenziali.

Ciò determina una redditività del comparto ancora in crescita con l’indice Crefis che segna +5,5% mese su mese e +7,6% su base tendenziale: nonostante i prezzi elevati dei capi pesanti da macello, l’aumento delle quotazioni dei tagli ha reso possibile questo risultato.

Stagionatura: differenziale
di redditività a favore del Dop

Passiamo ora ad analizzare la situazione del mercato di prodotti stagionati, che a marzo fa registrare una fase favorevole sia per il prodotto pesante Dop, il quale mostra una quotazione media mensile pari a 9,610 euro/kg (+2,5% il dato congiunturale), sia per il prodotto generico che, sempre per la tipologia pesante, ha raggiunto un valore medio mensile di 6,455 euro/kg (+2,9%). Positive anche le variazioni tendenziali, pari a +22,4% per il prodotto tutelato e +4,5% per quello non Dop.

Il buon andamento delle quotazioni del prodotto pesante porta la redditività degli stagionatori di prosciutti Dop a crescere: l’indice Crefis segna una variazione positiva dello 0,7% a livello congiunturale e +24,7% a livello tendenziale. Mentre per il prodotto non tutelato la redditività è calata dello 0,8% mese su mese e del 24,7% rispetto al confronto con i dati del 2021. Si deduce che il differenziale di redditività tra le produzioni Dop e quelle non tipiche resta quindi ancora ampiamente a favore delle prime: +47,3%.

I fattori della produzione

In marzo i prezzi delle principali commodity considerate hanno subito forti incrementi, raggiungendo valori che in molti casi sono risultati essere i più elevati in assoluto.
Alla Borsa di Milano, i prezzi del mais nazionale sono cresciuti toccando i valori più elevati da luglio 2015 per il prodotto contratto 103 e da gennaio 2002 per quello nazionale con caratteristiche. Nello specifico, per il primo prodotto il valore medio raggiunto è stato di 381,2 euro/t (+34,9%), mentre nel secondo è stato di 382,4 euro/t (+33,6%); variazione congiunturale positiva anche per il mais di provenienza comunitaria (+31,8%), quotato a 388,1 euro/t. In aumento anche il prodotto francese, che ha raggiunto un valore medio mensile di 365,1 euro/t (+36,9% e dato più alto dal 2007), e quello statunitense, che ha toccato i 264,1 euro/t (+14% rispetto a febbraio e dato più elevato da maggio 2021). Le variazioni tendenziali sono risultate positive e a due cifre per tutti i prodotti considerati.

Sempre a Milano, la soia nazionale è cresciuta del +10,8% su base congiunturale, raggiungendo un valore di 694,0 euro/t che torna, quindi, su livelli decisamente elevati. In aumento anche il prezzo della soia estera (+14% rispetto a febbraio) e che tocca il dato più elevato da gennaio 2002, pari a 690,5 euro/t. Medesimo andamento è stato registrato anche per la soia statunitense (+10,7%), che ha raggiunto un prezzo di 602,2 euro/t (dato più elevato dal 2011), così come un deciso balzo in avanti è stato osservato per la soia brasiliana (+10,2%), salita a 595,2 euro/t (il dato più elevato di sempre, cioè da gennaio 2002). Le variazioni tendenziali restano tutte ampiamente positive, con valori dal +25% al +46%.

A marzo, sul mercato nazionale, le quotazioni dell’orzo nazionale pesante scambiato a Milano sono tornate a crescere (+18,4% la variazione congiunturale), fermandosi a 348,5 euro/t (va considerato che tale prodotto è stato quotato solamente 2 volte su 5); medesimo andamento si è registrato per il prodotto comunitario (+26,3%), che ha raggiunto un valore medio mensile di 382,2 euro/t. Per entrambi i prodotti, tali valori rappresentano i più alti dal 2002. Variazione congiunturale positiva è stata registrata anche sul mercato francese (+41,6%), dove la quotazione dell’orzo è salita a 379,4 euro/t (valore più alto dal 2007). Restano positive le variazioni tendenziali per tutti i mercati considerati.

 

Marzo: 1,552 euro/kg il prezzo del suino pesante - Ultima modifica: 2022-04-14T16:19:48+02:00 da Annalisa Scollo

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