In seguito allo stanziamento degli aiuti previsti dal Decreto Sostegni Ter e alla nomina di un commissario territoriale (per saperne di più, leggi l'articolo) - richiesti a gran voce dalle associazioni di categoria allarmate per le possibili ripercussioni economiche dell’emergenza Peste suina africana - non si fermano gli interventi nazionali ed interregionali per arginare la minaccia che sta preoccupando agricoltori, gli allevatori e i cacciatori di Piemonte e Liguria, le due regioni dove circa un mese fa è stata individuata la presenza del virus.
«Stiamo lavorando per creare barriere fisiche che delimitino ulteriormente la zona infetta e abbiamo chiesto alla concessionaria autostradale di rafforzare a sua volta le reti di recinzioni», spiega il neo commissario Angelo Ferrari, direttore dell’Izs di Piemonte Liguria Valle d’Aosta.
Confagricoltura: prioritario arginare l’epidemia
«Ora, dopo la nomina del commissario, diventa indispensabile evitare che l’epidemia si estenda: è necessario procedere al più presto all'abbattimento forzoso di tutti i suini allevati nell'area infetta in provincia di Alessandria». È quanto hanno dichiarato gli allevatori di Confagricoltura che hanno partecipato al webinar del 1 febbraio al quale è intervenuto anche l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia ha spiegato: «Agire subito è necessario, in quanto attualmente sono 8mila i suini presenti all’interno dell'area infetta, individuata in 78 comuni della provincia di Alessandria, che complessivamente conta su 29mila capi allevati; altri 190mila suini sono presenti nelle stalle in provincia di Torino e 931mila in provincia di Cuneo, dei quali 500mila nel raggio di 15 chilometri da Fossano».
«D'intesa con la Regione Piemonte – ha continuato Allasia - chiederemo al governo di poter utilizzare i fondi stanziati sul decreto Sostegni-Ter, che ammontano complessivamente a 50 milioni di euro per il comparto suinicolo, per ristorare gli allevatori dalla perdita di reddito e per creare al più presto un vuoto sanitario che ci preservi dalla diffusione dell’epidemia. Contemporaneamente siamo tornati a sollecitare alla Regione la definizione di un piano di depopolamento dei cinghiali, che dovrà essere avviato al più presto, non appena conclusa l'azione di monitoraggio».
«Nelle prossime settimane - hanno aggiunto i dirigenti della Sanità regionale che sono intervenuti al webinar - il Piemonte riceverà la visita dei funzionari dell'Unione europea che dovranno verificare la gestione dell'emergenza. Concluso il monitoraggio si tratterà di recintare l'area infetta, operazione in parte agevolata dalle barriere già esistenti costituite dalle recinzioni autostradali, per circoscrivere fisicamente la zona infetta e poter procedere con l'abbattimento dei cinghiali dentro e fuori l'area interessata».
Coldiretti: subito i fondi agli allevatori abbattimento cinghiali
«A questo punto diventa prioritario erogare i fondi del decreto sostegni e accelerare su abbattimento cinghiali», questa la richiesta di Coldiretti Piemonte discussa in occasione dell’incontro con l’assessore Icardi.
«È urgente che il ministero della Salute e quello delle Politiche agricole diano attuazione al Decreto Sostegni Ter affinché vengano garantiti ed erogati in tempi brevi i fondi stanziati a favore delle imprese che devono far fronte alle prescrizioni delle Asl, investendo per tutelare gli allevamenti dalla Psa. Così come serve una forte pressione dell’assessorato alla Sanità affinché l’assessorato all’Agricoltura predisponga quanto prima nuovi piani di contenimento dei cinghiali attuando un efficace depopolamento che, per la nostra Regione, significa arrivare ad abbattere circa 50 mila cinghiali. Un obiettivo raggiungibile solo con regole nuove e omogenee in tutta la Regione», spiegano Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, delegato confederale.
«Servono politiche coordinate a livello ministeriale e regionale per superare e snellire le procedure al fine di agevolare l’attività delle imprese che in questo momento sono, anche se ricordiamo che fortunatamente non ci sono contagi nei nostri allevamenti, fortemente toccate dalla problematica poiché, come abbiamo già denunciato, ci sono già macelli che, in via cautelativa, non stanno ritirando nessuna partita di suini provenienti dal Piemonte. Dunque, non solo servono le risorse per far fronte ai danni economici provocati dalla macellazione dei capi, ma anche per sostenere le aziende nel periodo in cui non potranno rinnovare il proprio allevamento», concludono Moncalvo e Rivarossa.
Uniceb: necessario sostenere la filiera delle carni suine
«La riduzione dei prezzi all’origine, l’ingente incremento dei costi delle materie prime e degli approvvigionamenti energetici, il tutto aggravato dai focolai di Peste suina africana sul territorio italiano che hanno, di fatto, bloccato le esportazioni verso la maggior parte dei Paesi terzi che rappresentano i consolidati sbocchi di mercato per le carni suine italiane e per i prodotti della nostra pregiata salumeria, stanno mettendo in ginocchio la filiera suinicola» - si legge in un Comunicato della Uniceb del 3 febbraio.
«Altri Paesi membri come la Francia, seppur non interessati dalla situazione epidemiologica emergenziale che sta affrontando l’Italia, hanno già avviato procedure per sostenere il reddito della filiera suinicola con ingenti stanziamenti di fondi. È per questo che abbiamo ritenuto di dover chiedere al ministro Patuanelli di attivare con ogni consentita urgenza i fondi già stanziati attraverso il Decreto-Legge “sostegni-ter” e di volerli contestualmente integrare anche con i fondi stanziati dalla Legge di Bilancio n. 234/2021 riservati per lo sviluppo ed il sostegno delle filiere agricole», afferma il Presidente Siciliani.