La Commissione annuncia l’apertura della procedura per il mancato rispetto della direttiva europea.
Bruxelles ha aperto la
procedura d’infrazione
contro l’Italia per il
mancato rispetto della direttiva
Ue sui nitrati. La lettera, notificata
il 21 febbraio scorso, era
stata anticipata da Roberto
Adam, capo del dipartimento
per le Politiche europee della
presidenza del Consiglio dei
ministri agli assessorati all’Agricoltura
delle Regioni padane
coinvolte dalla direttiva
(Lombardia, Piemonte, Veneto,
Emilia Romagna).
Non sono bastate quindi le
spiegazioni inviate dall’Italia alla
Commissione europea sul
comma 7-quater alla legge di
conversione del decreto sviluppo
bis (legge 221 del 2012) che
applica per un anno i criteri
delle zone non vulnerabili a
quelle non vulnerabili. La possibilità
di distribuire nei campi
fino a 340 chili di azoto per
ettaro l’anno, anziché i 170 chili,
attraverso liquami e letami
degli allevamenti rappresenta
quindi una violazione della direttiva
Ue sull’inquinamento
delle acque. Agli avvertimenti
lanciati da Bruxelles, compreso
l’invio di un’informativa di
pre-apertura di procedura d’infrazione
(Eu pilot 4450/13), per
convincere il nostro paese ad
applicare correttamente la direttiva
Ue, l’Italia aveva risposto
con una lettera di spiegazioni
invitata dallo stesso Adam alla
direzione generale ambiente
della Commissione europea: il
nostro paese aveva ammesso
che fosse «una evidente violazione
alla direttiva» e che «di
ciò le Autorità italiane erano
consapevoli tanto a livello nazionale,
che locale», ma si informava
anche che il nuovo Governo
(che uscirà dalle elezioni
del 24 e 25 febbraio) avrebbe
abrogato con un decreto legge
la sospensione per un anno dei
limiti delle aree vulnerabili anziché
i 170 chili di azoto previsti
dalla direttiva. «Al momento
non è possibile farlo in tempi
rapidi per lo scioglimento anticipato
del Parlamento nazionale
», aveva spiegato Adam sottolineando
che la decisione di
sospendere i limiti più onerosi
era stata presa in attesa che le
Regioni, entro 90 giorni dall’entrata
in vigore della legge
di conversione, procedessero
all’aggiornamento delle aree
vulnerabili ai nitrati di origine
agricola.
Rassicurazioni che evidentemente
non hanno convinto del
tutto la Commissione europea
che ha stabilito di mettere l’Italia
in procedura d’infrazione
mettendo a rischio anche la credibilità
del nostro paese che
non aveva risposto immediatamente
al primo avvertimento
arrivato dal commissario Ue Janez
Potonik con una lettera che
chiedeva di dare indicazioni entro
cinque giorni sul rispetto
della direttiva europea. «La
messa in mora del nostro paese
sulla direttiva nitrati – ha sottolineato
Giuseppe Elias, assessore
all’Agricoltura della Lombardia
– è sicuramente un problema
per le implicazioni che potrebbero
derivarne, come la cancellazione
della deroga, che permette
a oltre 250 aziende lombarde
di spargere 250 kg/ha di
azoto contro i 170 kg/ha permessi
in zona vulnerabile. La
Regione Lombardia è pronta
ad applicare le leggi dello Stato,
ma l’evidente contrasto con
la direttiva comunitaria obbliga
a una grande prudenza per evitare
di provocare ulteriori danni
agli allevatori, e per questo motivo
resta in attesa di indicazioni
da parte governativa sulla
applicabilità di questa norma.
Indicazioni più volte sollecitate
al Mipaaf ma mai ricevute. In
ogni caso la Regione Lombardia
si attiverà in accordo con le
altre Regioni interessate dal problema,
per proporre una revisione
delle zone vulnerabili attraverso
un percorso istituzionale
corretto, che non esponga l’Italia
a procedure di infrazione potenzialmente
disastrose per
l’agricoltura italiana».
Nonostante la formalizzazione
della procedura d’infrazione
dal dialogo non ufficiale tra
Bruxelles e il nostro governo
sarebbero comunque emersi i
primi segnali positivi: la Commissione
europea sembrerebbe
aver apprezzato la presa di posizione
delle Regioni padane
che in una lettera inviata ai
ministeri delle Politiche agricole
e dell’Ambiente avevano comunicato
l’intenzione di non
voler sospendere i vincoli stabiliti
per le aree vulnerabili.
Ugualmente Bruxelles dovrebbe
aver capito che occorrerà
aspettare fino a dopo le
elezioni politiche per arrivare
a una soluzione del problema
italiano. «Per la politica italiana
e il governo tecnico, che
ha inserito nel Decreto Sviluppo
un emendamento a un articolo
rivelatosi in contrasto
con la direttiva comunitaria –
ha detto Sabrina Freda, Assessore
regionale all’Ambiente
dell’Emilia Romagna – si tratta
di un grave fallimento».
L’Emilia Romagna è l’unica
Regione che ha confermato
con un’apposita delibera di
giunta il perimetro delle aree
vulnerabili ai nitrati.
procedura d’infrazione
contro l’Italia per il
mancato rispetto della direttiva
Ue sui nitrati. La lettera, notificata
il 21 febbraio scorso, era
stata anticipata da Roberto
Adam, capo del dipartimento
per le Politiche europee della
presidenza del Consiglio dei
ministri agli assessorati all’Agricoltura
delle Regioni padane
coinvolte dalla direttiva
(Lombardia, Piemonte, Veneto,
Emilia Romagna).
Non sono bastate quindi le
spiegazioni inviate dall’Italia alla
Commissione europea sul
comma 7-quater alla legge di
conversione del decreto sviluppo
bis (legge 221 del 2012) che
applica per un anno i criteri
delle zone non vulnerabili a
quelle non vulnerabili. La possibilità
di distribuire nei campi
fino a 340 chili di azoto per
ettaro l’anno, anziché i 170 chili,
attraverso liquami e letami
degli allevamenti rappresenta
quindi una violazione della direttiva
Ue sull’inquinamento
delle acque. Agli avvertimenti
lanciati da Bruxelles, compreso
l’invio di un’informativa di
pre-apertura di procedura d’infrazione
(Eu pilot 4450/13), per
convincere il nostro paese ad
applicare correttamente la direttiva
Ue, l’Italia aveva risposto
con una lettera di spiegazioni
invitata dallo stesso Adam alla
direzione generale ambiente
della Commissione europea: il
nostro paese aveva ammesso
che fosse «una evidente violazione
alla direttiva» e che «di
ciò le Autorità italiane erano
consapevoli tanto a livello nazionale,
che locale», ma si informava
anche che il nuovo Governo
(che uscirà dalle elezioni
del 24 e 25 febbraio) avrebbe
abrogato con un decreto legge
la sospensione per un anno dei
limiti delle aree vulnerabili anziché
i 170 chili di azoto previsti
dalla direttiva. «Al momento
non è possibile farlo in tempi
rapidi per lo scioglimento anticipato
del Parlamento nazionale
», aveva spiegato Adam sottolineando
che la decisione di
sospendere i limiti più onerosi
era stata presa in attesa che le
Regioni, entro 90 giorni dall’entrata
in vigore della legge
di conversione, procedessero
all’aggiornamento delle aree
vulnerabili ai nitrati di origine
agricola.
Rassicurazioni che evidentemente
non hanno convinto del
tutto la Commissione europea
che ha stabilito di mettere l’Italia
in procedura d’infrazione
mettendo a rischio anche la credibilità
del nostro paese che
non aveva risposto immediatamente
al primo avvertimento
arrivato dal commissario Ue Janez
Potonik con una lettera che
chiedeva di dare indicazioni entro
cinque giorni sul rispetto
della direttiva europea. «La
messa in mora del nostro paese
sulla direttiva nitrati – ha sottolineato
Giuseppe Elias, assessore
all’Agricoltura della Lombardia
– è sicuramente un problema
per le implicazioni che potrebbero
derivarne, come la cancellazione
della deroga, che permette
a oltre 250 aziende lombarde
di spargere 250 kg/ha di
azoto contro i 170 kg/ha permessi
in zona vulnerabile. La
Regione Lombardia è pronta
ad applicare le leggi dello Stato,
ma l’evidente contrasto con
la direttiva comunitaria obbliga
a una grande prudenza per evitare
di provocare ulteriori danni
agli allevatori, e per questo motivo
resta in attesa di indicazioni
da parte governativa sulla
applicabilità di questa norma.
Indicazioni più volte sollecitate
al Mipaaf ma mai ricevute. In
ogni caso la Regione Lombardia
si attiverà in accordo con le
altre Regioni interessate dal problema,
per proporre una revisione
delle zone vulnerabili attraverso
un percorso istituzionale
corretto, che non esponga l’Italia
a procedure di infrazione potenzialmente
disastrose per
l’agricoltura italiana».
Nonostante la formalizzazione
della procedura d’infrazione
dal dialogo non ufficiale tra
Bruxelles e il nostro governo
sarebbero comunque emersi i
primi segnali positivi: la Commissione
europea sembrerebbe
aver apprezzato la presa di posizione
delle Regioni padane
che in una lettera inviata ai
ministeri delle Politiche agricole
e dell’Ambiente avevano comunicato
l’intenzione di non
voler sospendere i vincoli stabiliti
per le aree vulnerabili.
Ugualmente Bruxelles dovrebbe
aver capito che occorrerà
aspettare fino a dopo le
elezioni politiche per arrivare
a una soluzione del problema
italiano. «Per la politica italiana
e il governo tecnico, che
ha inserito nel Decreto Sviluppo
un emendamento a un articolo
rivelatosi in contrasto
con la direttiva comunitaria –
ha detto Sabrina Freda, Assessore
regionale all’Ambiente
dell’Emilia Romagna – si tratta
di un grave fallimento».
L’Emilia Romagna è l’unica
Regione che ha confermato
con un’apposita delibera di
giunta il perimetro delle aree
vulnerabili ai nitrati.