Anas: «Distinzione qualitativa lungo tutta la filiera»

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Maurizio Gallo, Guglielmo Golinelli, Thomas Ronconi ed Enrico Vittucci.
È il monito del presidente di Anas Thomas Ronconi che, in occasione della recente assemblea dei soci, ha spiegato la necessità di puntare su un modello produttivo che generi maggior valore rispetto a quelli adottati nel resto del Mondo

Analisi della situazione della suinicoltura italiana, risultati dei programmi genetici per le razze dei prosciutti e salumi Dop, novità tecniche derivanti dal progetto Suis, ruolo e contributo che Anas fornisce e potrà fornire alle politiche di miglioramento e valorizzazione delle produzioni suinicole italiane sia intensive che estensive. Questi i principali temi discussi in occasione dell’assemblea dei soci Anas che si è tenuta il 28 giugno scorso presso il Centro genetico Anas di Gualtieri (Re).
Protagonisti sono stati sia gli allevatori che partecipano con nuclei di razza pura ai programmi genetici delle razze del Libro genealogico sia quelli (scrofaie e ingrassi) che usufruiscono dei risultati.
Il nuovo assetto associativo, previsto dal D.Lgs 52/2018, rappresenta un’impegnativa sfida per l’associazione e una grande opportunità per lo sviluppo di iniziative tecniche.
Durante l’incontro gli allevatori soci hanno unanimemente approvato i bilanci consuntivo 2018 e preventivo 2019 e rinnovato i membri dell’Organo di controllo.
Il presidente Thomas Ronconi ha sottolineato l’urgenza di consolidare ed aggiornare il nostro sistema produttivo dalla fase allevamento fino a quella della trasformazione. Di seguito le sue dichiarazioni ai soci.
«Il comparto suinicolo italiano ha vissuto una fase positiva per quanto riguarda i prezzi dei suini tra il secondo semestre del 2016 e i primi mesi del 2018, trascinato dalle buone perfomance del mercato dei prosciutti Dop, successivamente l’andamento dei prezzi ha cambiato progressivamente segno fino ai minimi registrati nella prima parte del corrente anno, che hanno determinato pesanti perdite per gli allevatori. Le ragioni sono ascrivibili in parte all’eccesso di offerta nel mercato dell’Unione europea ma soprattutto alle difficoltà contingenti del mercato del prosciutto Dop che ha deprezzato il valore della coscia, taglio che influenza in modo decisivo il mercato dei suini vivi pesanti. In particolare, il distretto del Parma Dop ha registrato una significativa crescita produttiva nel corso degli ultimi tre anni che purtroppo non è stata accompagnata dall’aumento della domanda, soprattutto quella interna. La situazione del mercato dei suini in Italia, in ritardo rispetto al resto d’Europa, è comunque migliorata a partire dal secondo trimestre dell’anno per effetto dell’imprevista espansione della domanda di carni suine europee da parte della Cina e di altri paesi del Sud Est asiatico, colpiti dall’epidemia di Peste suina africana», ha affermato Ronconi.

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«Questa situazione straordinaria, che in parte sostiene anche il mercato dei suini italiani, non deve però far perdere di vista la necessità di consolidare e aggiornare il nostro sistema produttivo dalla fase di allevamento fino a quella della trasformazione. La nostra suinicoltura, che rispetto ad altre ha maggiori vincoli, deve puntare con sempre maggiore decisione su un modello produttivo che generi maggior valore rispetto a quelli adottati nel resto del mondo».
Secondo quanto riportato da Ronconi, i capisaldi di questo modello sono:
- rafforzare la distinzione qualitativa delle produzioni Dop, per assicurare un vantaggio competitivo rispetto ad altre produzioni;
- valorizzare le produzioni di nicchia delle razze autoctone, per generare le risorse necessarie per la sostenibilità di questi sistemi produttivi;
- aggiornare le pratiche d’allevamento, per fidelizzare il consumatore e rassicurare il cittadino;
- aumentare la trasparenza del processo, che va dall’allevamento al prodotto finito, per garantire il rispetto dei disciplinari dei prodotti tutelati e salvaguardare l’immagine degli stessi.

Il settore dei Prosciutti Dop

«La produzione dei prosciutti Dop – ha sottolineato il presidente di Anas - si basa su un insieme di regole che hanno come fine l’ottenimento di prosciutti con caratteristiche qualitative costanti e ben distinguibili, la valorizzazione del lavoro di allevatori e prosciuttai, la fidelizzazione del consumatore. Purtroppo, una parte degli operatori della filiera, noncurante del fatto che l’adesione alla filiera Dop sia una libera scelta imprenditoriale, ha cercato di aggirare il rispetto delle norme o di sfruttare qualche incertezza del sistema di controllo per realizzare con minori costi un prodotto qualitativamente inferiore. La presenza nello stesso segmento di mercato di prodotti di buona qualità e di altri la cui qualità non è distinguibile dai prosciutti generici “smarchiati” mette a rischio l’intero mercato dei prosciutti Dop. Gli allevatori e stagionatori più seri, che per realizzare nel rispetto delle regole un prodotto di più alto profilo qualitativo sostengono oneri maggiori, non possono resistere a lungo sul mercato. Le conseguenze sono infauste: la qualità media dei prosciutti viene spinta sempre più in basso ed il prezzo che il consumatore/distributore è disposto a pagare diminuisce, schiacciando i margini di allevatori e prosciuttai».

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«Le produzioni Dop – ha continuato Ronconi – sono l’architrave della suinicoltura italiana, interessano circa il 75% della produzione domestica e sono il modello produttivo più efficace per salvaguardare il reddito degli allevatori e assicurare la sostenibilità del settore nel lungo periodo. Il mutamento dei comportamenti dei consumatori, la diversa percezione dei cittadini verso l’attività di allevamento, i vincoli ambientali e strutturali del nostro Paese non sono compatibili con modelli d’allevamento orientati a produzioni indifferenziate e di massa. Pertanto, il modello delle produzioni di “nicchia” con marchio Dop è la risposta oggi più adeguata e sostenibile. Le misure che si devono adottare, per rimuovere le inefficienze di funzionamento della filiera e del mercato di suini e prosciutti Dop, devono essere coerenti con lo spirito e la lettera delle norme europee in materia (Regolamento Ue 2012/1151)».
«In particolare – ha puntualizzato Ronconi –  bisogna far leva sul valore della tradizione e della differenziazione qualitativa, tenendo conto del patrimonio aggiornato di conoscenze che vanno dalla selezione delle razze suine alle modalità di allevamento fino alle modalità di salagione e stagionatura delle cosce stesse. Inoltre, vanno innovate le modalità di verifica di requisiti e processi ed applicata una tracciabilità efficace e completa (Dna, informatizzazione dati, ecc.) dall’inseminazione della scrofa alla sigillatura del prosciutto, condizione indispensabile per garantire il nesso tra origine e qualità».


Il ruolo di Anas e il nuovo assetto associativo

Anas è da sempre in prima linea a difesa delle politiche di qualità che riguardano sia l’allevamento intensivo dell’areale dei prosciutti Dop sia quello estensivo per la conservazione e valorizzazione della biodiversità delle razze autoctone. Lo scorso anno sono entrati in vigore il Regolamento di Zootecnia Ue 2016/1012 e il Decreto legislativo 52/2018. Questi provvedimenti hanno introdotto importanti novità organizzative che riguardano l’associazione. Anas è ora riconosciuta come l’Ente selezionatore delle razze suine ed è autorizzata alla gestione sia dei programmi di miglioramento genetico delle razze Large White, Landrace e Duroc italiane, che sono il riferimento dei disciplinari dei prosciutti Dop, e sia dei programmi di conservazione delle razze autoctone ed altre razze minori.
Anas ha nei confronti della suinicoltura italiana una grande responsabilità, perché custodisce il patrimonio di biodiversità suina e, per quanto riguarda il settore delle Dop, contribuisce alla caratterizzazione del prodotto finale attraverso l’originale attività di miglioramento delle tre razze suine italiane.


 

Anas: «Distinzione qualitativa lungo tutta la filiera» - Ultima modifica: 2019-07-22T16:06:07+02:00 da Lucia Berti

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