Antenore Cervi (Cia): l’Italia punti sull’export in Cina

export in Cina
Antenore Cervi, Cia Reggio Emilia
Il blocco dell‘export tedesco-danese in Oriente, dovuto ai focolai di Psa, potrebbe rappresentare un’occasione per le aziende zootecniche nostrane, soprattutto in un momento di forte crisi come questo

Potenziare la “via della Seta” favorendo l'export di carni suine in Cina per ridare slancio a un settore in sofferenza, anche (ma non solo) a causa della contrazione delle vendite sul canale HoReCa, dovute alle chiusure imposte dall'emergenza sanitaria Covid19. Dopo lo stop cinese dato alle importazioni di carne di maiale dalla Germania per casi di peste suina e la chiusura di due tra i più grandi impianti di macellazione della Danimarca per casi di Coronavirus tra i lavoratori, il mancato export tedesco-danese in Oriente sembra poter offrire nuovo impulso alle aziende zootecniche nostrane, compensando la forte contrazione dei prezzi causata dalla saturazione del mercato europeo per eccedenza di carni suine.

È questo il monito della Cia Confederazione Italiana Agricoltori, all'alba delle nuove deroghe posticipate a fine gennaio per l'obbligo di etichettatura delle carni suine trasformate.

A rispondere ai nostri quesiti a riguardo è l'allevatore Antenore Cervi, presidente della Cia di Reggio Emilia, nonché referente del settore suinicolo per la Confederazione Italiana Agricoltori a livello nazionale.

 

Quali opportunità dovrebbe saper cogliere il nostro Paese da una crisi come quella della Peste suina che sta colpendo Germania e, con strascichi, la Cina? Cosa chiedete?

export in CinaLa pandemia Covid-19 e le crisi sanitarie dei Paesi sopra citati hanno portato ad una diminuzione delle quote di mercato dei suini su tutti i mercati europei. Il settore suinicolo nazionale ha evidenziato i problemi strutturali che lo caratterizzano da diverso tempo, e ora più che mai diventa opportuno il consolidamento verso i mercati esteri tradizionali, ma soprattutto l’apertura a nuovi sbocchi commerciali come la Cina. In particolare è necessario velocizzare le procedure burocratiche per le autorizzazioni all’export, dotando gli stabilimenti delle tecnologie necessarie a ottenere la certificazione dei requisiti richiesti dai Paesi Terzi. A livello nazionale poi - continua Cervi - chiediamo l’attivazione di incentivi e aiuti agli investimenti per le aziende che potranno adeguare le strutture aziendali per migliorare il benessere degli animali allevati e migliorare la sostenibilità ambientale. Rimane importante inoltre differenziare l’offerta del prodotto nazionale avviando una politica di promozione dei consumi che coinvolga l’intera filiera, relativamente ai tagli freschi oltre che al prodotto trasformato, comunicando le peculiarità del prodotto nazionale in confronto a quello proveniente da Paesi stranieri.

A riguardo, nel concreto, quali immagina possano essere le prospettive a breve termine per l'Italia?

Le prospettive del settore purtroppo non appaiono floride. Solo attraverso la definizione di una strategia organizzativa volta a garantire la vitalità economica e di sviluppo si potrà rendere competitivo l’intero comparto sul mercato nazionale e internazionale - afferma Cervi -. È  importante rientrare in un'ottica di filiera per garantire a tutti i livelli la sostenibilità ambientale, il benessere animale e la trasparenza che caratterizza questo tipo di produzioni. Rimane importante poi la creazione di una filiera italiana del suino leggero altrimenti si corre il rischio di una crescente importazione di carne estera.

Come commenta la deroga all'obbligo di etichettatura di origine? Quali conseguenze per il settore?

etichettaÈ stato un decreto tanto atteso dalla filiera suinicola nazionale per la valorizzazione delle produzioni 100% italiane e pertanto esprimiamo contrarietà alle disposizioni di deroga, che rischiano di appesantire la situazione di mercato già frutto di speculazione da parte delle industrie che modificano gli accordi con i fornitori. Bisogna dare credibilità alla filiera italiana e sostenere l’economia del nostro Paese, saper tutelare soprattutto i nostri salumi Igp, che sono attualmente esclusi e per i quali siamo conosciuti in tutto il mondo.

Qual è il trend dei prezzi e quale tipo di domanda di carni suine l’Italia riceve dalla Cina?

La redditività degli allevamenti italiani continua a registrare un forte calo, sia per il circuito tutelato che non, rispetto al mese precedente si registra -14,4%, in termini tendenziali -29,7%. L’attuale scenario di mercato, per effetto di costi di produzione in aumento e per le pressioni dall’estero evidenzia uno squilibrio nella filiera suinicola, che vede i i prezzi attuali al di sotto dei costi di produzione. Tale situazione - sottolinea Cervi - potrebbe perdurare o aggravarsi, anche per le difficoltà legate alla pandemia. Le carni suine richieste dalla Cina sono i nostri principali prosciutti Dop (Parma e San Daniele) ma anche prodotti particolari come il grasso, le zampette intere, lo stinco, la coda e le cartilagini. Inoltre a partire dal primo febbraio 2021, l’accordo tra Unione europea e Cina appena pubblicato, proteggerà da imitazioni e usurpazioni cento indicazioni geografiche europee in Cina e cento Ig cinesi nell'Unione europea.

Quali sono i requisiti necessari, richiesti dalla Cina, per adattare gli stabilimenti italiani e renderli idonei all’export?

La Cina e le autorità veterinarie competenti - afferma Cervi - chiedono il rispetto di requisiti sanitari sia per la materia prima che per i processi di lavorazione. Gli impianti, in particolare, devono rispondere alle norme gestionali, ai metodi ispettivi e analitici nonché dotarsi di sistemi di prevenzione e controllo delle malattie.

Tab. 1 - Esportazioni di carni suine italiane verso la Cina (Carni di animali della specie suina, fresche, refrigerate o congelate)
Anno Volumi (kg) Valore (€)
2000 69.870 € 56.587
2001 217.026 € 137.234
2002 - -
2003 163.855 € 180.309
2004 - -
2005 25.865 € 13.033
2006 24.000 € 9.600
2007 99.000 € 61.958
2008 74.480 € 53.250
2009 - -
2010 25.227 € 31.727
2011 50.212 € 53.923
2012 77.457 € 121.360
2013 26.319 € 74.475
2014 50.586 € 61.833
2015 173.137 € 259.117
2016 228.081 € 307.118
2017 26.349 € 61.933
2018 8.277 € 105.144
2019 1.509.132 € 5.193.148
Gen - Ago 2020 (dato provvisorio) 11.584.511 € 31.854.663
Antenore Cervi (Cia): l’Italia punti sull’export in Cina - Ultima modifica: 2020-12-15T18:46:13+01:00 da Mary Mattiaccio

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