La Peste suina africana fa tremare l’Europa

Peste suina
Giovanna Parmigiani
Il gruppo di lavoro carni suine del Copa-Cogeca convoca una riunione straordinaria per valutare la situazione nei diversi Stati membri

Le conseguenze economiche e sanitarie della Peste suina africana sul mercato delle produzioni suinicole europee sono state all’ordine del giorno di una riunione straordinaria del Gruppo di lavoro carni suine del Copa-Cogeca che si è svolta a metà novembre per portarne poi i risultati all’attenzione della presidente del Consiglio dei Ministri dell’agricoltura Ue, Julia Klockner. In rappresentanza dell’Italia ha partecipato Giovanna Parmigiani, nota imprenditrice agricola suinicola piacentina e membro della Giunta nazionale di Confagricoltura.

Cosa preoccupa l'Ue

A preoccupare sono le crescenti difficoltà per le limitazioni imposte dalla diffusione della Psa nell’esportazione delle carni di origine Ue, soprattutto verso il mercato cinese. “In generale – commenta Parmigiani - nella gran parte degli Stati membri si registrano mercati stagnanti a prezzi bassissimi. In Germania le quotazioni sono ai minimi storici, tanto che è stato stabilito un prezzo fisso di € 1,27/Kg per le carni suine, che tuttavia arrivano in Italia anche a meno di un euro, per di più, a nostra volta, noi possiamo esportare verso la Cina solo carne disossata”. Prezzi stagnanti anche in Polonia, Francia, Olanda, Spagna, Stati baltici (Lettonia, Lituania, Estonia), fanno eccezione Irlanda e Finlandia dove la situazione di mercato è più stabile. “Durante l’incontro è emersa la comune convinzione che la situazione peggiorerà tra gennaio e febbraio – sottolinea Parmigiani – soprattutto a causa dei vari blocchi all’import di carni Ue imposti dalla Cina”.

In generale in Europa, oltre ai problemi relativi agli sbocchi di mercato, si deve fare i conti con il fatto che la Cina sta acquistando da Usa e Brasile. Sul fronte della domanda interna, si registra una severa contrazione delle richieste a causa della pandemia, inoltre, in molti Stati membri (soprattutto in Germania, ma anche in Danimarca) vi sono problemi di contagi da Covid-19 nei macelli, motivo per cui le macellazioni proseguono lentamente, con conseguente accumulo di animali non macellati.

Per completare la drammaticità del quadro, la Cina non accetta carni provenienti da macelli in cui siano stati registrati casi di Covid-19. “Tutti gli Stati membri prevedono che nei prossimi 10 mesi vi saranno crolli nei mercati – rimarca Parmigiani - con l’aggravante della possibile ulteriore diffusione della Psa".

"La Cina riconosca la regionalizzazione"

Peste suina"Abbiamo la necessità – riporta Parmigiani – che la Cina riconosca la cosiddetta “regionalizzazione”, ossia che permetta l’importazione delle carni suine dalle regioni europee in cui non vi sono focolai di Psa, con mappature più precise rispetto agli interi stati, come avviene attualmente.  Ad oggi la Cina riconosce indenne la Spagna, che a sua volta sta acquistando carne dalla Germania per il suo mercato interno ed esportando carne spagnola in Cina.  Per riportare il mercato in equilibrio è indispensabile, però, che questa opzione venga assicurata a livello di regione, occorre pertanto poter mostrare che la situazione in Europa, rispetto alla diffusione dell’epizoozia, è sotto controllo e ben definita, per questo siamo tornati a chiedere una politica più incisiva nel controllo della Psa, con la drastica riduzione del numero di cinghiali in tutta Europa".

"È poi necessario che la Cina riconosca che non c’è alcun un nesso tra casi di Covid -19 degli operatori dei macelli e le carni e che quindi riprenda le importazioni bloccate per questo motivo, per esempio dalla Danimarca".

Prevista una riduzione del 10-20% della produzione suina Ue

"In parallelo – prosegue Parmigiani – in tutta Europa purtroppo si inizia a parlare della necessità di ridurre la produzione suina, decisione che sarebbe molto grave, vista l’importanza dell’intero settore e relativo indotto per l’economia europea. Nell’immediato, chiediamo di destinare le carni al pet food o ai Paesi poveri e bisognosi (come l’Africa). Non si esclude la proposta di ridurre i riproduttori. Si è parlato di riduzioni fino al 10-20% della produzione europea”.

Le richieste rivolte all'Ue

Peste suinaDall’incontro sono, inoltre, emerse le seguenti richieste che il gruppo, attraverso il Copa Cogeca, intende presentare alla Commissione europea: la riduzione del numero di cinghiali in tutta Europa, principale vettore della peste suina, va perseguita con maggior rigore e per questo si avanzerà la richiesta di far intervenire anche l’esercito.

Serve, poi, un input chiaro agli Stati membri che porti ad un maggior impegno per il miglioramento delle misure di biosicurezza alle frontiere. Il gruppo di esperti apprezza che la Commissione abbia investito 10 milioni di euro in un progetto per individuare un vaccino contro la Psa, ma ritiene che sia necessario investire anche in altre iniziative di ricerca analoghe.

Infine, sarebbe auspicabile la reintroduzione della possibilità di utilizzare proteine animali per l’alimentazione animale, sia per ridurre i costi di produzione sia per destinare parte della carne alla produzione di proteine.


La situazione Peste suina in Ue

Di seguito una sintesi della situazione nei vari Stati membri così come descritta dei rispettivi rappresentanti:

Germania

Il rilevamento, a partire dal mese di settembre, di un numero crescente di casi di PSA nei cinghiali del Brandeburgo ha causato difficoltà di esportazione, principalmente sul mercato cinese. Inoltre, si lamenta il fatto che i cinghiali infetti arrivino dalla vicina Polonia.

Francia

La produzione di carne suina si sta riducendo, a causa sia della diffusione della PSA che della situazione epidemiologica legata al COVID-19. A parere dei rappresentanti francesi, sarebbe auspicabile che la Commissione europea adottasse misure a sostegno del settore.

Olanda

Si registra un abbassamento dei prezzi a causa della situazione epidemiologica legata al COVID-19 (misure in atto nei macelli per limitare la diffusione), della diffusione della PSA e della conseguente interruzione dell’attività da parte di molti allevatori.

Stati baltici (Lettonia, Lituania, Estonia)

La Lettonia registra un abbassamento dei prezzi, una riduzione della capacità dei macelli e importazioni dalla Germania. Anche la Lituania registra una forte diminuzione della produzione e dei prezzi, vi è un’autosufficienza pari al 50% che porta a dover importare da Germania e Belgio. Occorre riflettere su una strategia a lungo termine anche in vista della riduzione delle emissioni di CO2. Ugualmente, l’Estonia registra un abbassamento dei prezzi ed una riduzione volontaria della produzione.

Romania

I prezzi stanno scendendo, anche a causa della diffusione della PSA in Germania. Si registra una percentuale di importazioni pari al 70% del consumo nazionale. Dinanzi al rischio di continua diffusione dell’epizoozia si attende l’adozione di misure e si auspica che la Commissione europea stabilisca regole stringenti a livello UE.

Polonia

I prezzi di acquisto dei suini sono molto bassi (0,80-0,95 €/kg del peso dell’animale vivo, in alcune regioni, anche 0,66 €/kg). Le vendite di materiale di allevamento sono molto scarse e nelle zone colpite dalla PSA sono bloccate.

Portogallo

Si registra un abbassamento dei prezzi, come anche in Spagna, ed un aumento delle importazioni dei suini da macello, soprattutto da Belgio e Olanda. A destare preoccupazione anche l’aumento delle popolazioni di cinghiali.

Repubblica Ceca

Si registra un abbassamento dei prezzi. Una soluzione a breve termine per aiutare gli agricoltori a compensare le perdite subite potrebbe essere la modifica del Quadro Temporaneo sugli aiuti di Stato COVID-19 per quanto riguarda il massimale degli aiuti a favore dei produttori primari. Quanto al problema Psa, si segnala che la caccia ai cinghiali nel nord del Paese è più intensa.

Cipro

A causa della diffusione del COVID-19, uno dei due macelli del Paese è stato chiuso con la decurtazione della produzione nazionale che attualmente copre solo il 50% del fabbisogno interno.

Irlanda e Finlandia

La situazione di mercato risulta stabile.

Regno Unito

Si registra un abbassamento dei prezzi.  Rispetto alla Brexit, da più parti è stata richiamata la necessita di concludere un accordo con il Regno Unito, in ragione del fatto che quello britannico rappresenta un mercato d’importazione rilevante per molti Stati membri.

La Peste suina africana fa tremare l’Europa - Ultima modifica: 2020-12-03T09:58:36+01:00 da Mary Mattiaccio

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome