Fondo nazionale per la suinicoltura, cinque milioni in due anni

fondo nazionale per la suinicoltura
Il dl 7 marzo 2019 sulle Emergenze in agricoltura prevede, fra le altre misure, anche l’istituzione di un Fondo nazionale per la suinicoltura. Con una dotazione di un milione di euro per il 2019 e di quattro milioni per il 2020

Il decreto legge sulle Emergenze in agricoltura è accolto positivamente da Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura della Lombardia, prima regione agricola in Italia con un valore della produzione agricola che supera i 13 miliardi di euro. Il mondo agricolo però è un po’ più freddo – pur esprimendosi sostanzialmente in maniera positiva – e manda un messaggio al governo, anche in vista della grande discussione che coinvolgerà l’Europa sul tema della riforma della Pac 2021-2027. Un telegramma estremamente chiaro e sintetico: per l’agricoltura si può e si deve fare di più.
Nei giorni scorsi, dopo appunto l’approvazione del decreto legge Emergenze alla Camera, era stato l’assessore lombardo Rolfi a spendersi in un elogio sull’operato del governo. “Ringrazio il ministro Centinaio e tutto il Governo italiano per la decisione di sospendere l’iter di esecuzione delle cartelle sulle quote latte, in attesa di una definizione in sede Europa. Le richieste dei produttori e delle Regioni sono state totalmente accolte”, aveva esordito Rolfi.

Fabio Rolfi

Non è tutto. Altri temi, meno “caldi”, contenuti all’interno del provvedimento normativo hanno incontrato il favore della Lombardia. Il dl Emergenze, infatti, riconosce a livello nazionale “ciò che in Lombardia è già realtà: l’anticipo della Pac”. Un’attenzione alle imprese agricole lombarde attuata fin dai tempi di Roberto Formigoni e temporaneamente sospesa nell’ultimo scorcio dell’era Martina al ministero delle Politiche agricole.
Il decreto legge 7 marzo 2019 prevede anche l’istituzione di un Fondo nazionale per la suinicoltura, con una dotazione di 1 milione di euro per il 2019 e di 4 milioni di euro per l’anno 2020, le cui risorse sono destinate a interventi volti:
- a fare fronte alla perdita di reddito degli allevatori di suini,
- a garantire la massima trasparenza nella determinazione dei prezzi indicativi da parte delle Commissioni uniche nazionali del settore suinicolo,
- a rafforzare i rapporti di filiera nel medesimo settore,
- a potenziare le attività di informazione e di promozione dei prodotti suinicoli presso i consumatori,
- a migliorare la qualità dei medesimi prodotti e il benessere animale nei relativi allevamenti,
- a promuovere l’innovazione, anche attraverso il sostegno dei contratti di filiera e delle organizzazioni interprofessionali che operano nel settore.

Dagli opinion leader lombardi

La Lombardia, che con oltre 4,5 milioni di suini rappresenta circa il 45% della produzione nazionale, non poteva che vedere di buon occhio questa forma di attenzione.
Lo stesso Rolfi aveva sentenziato: «La Lombardia accoglie con favore anche l’intervento sul suinicolo. Un comparto vitale per la Lombardia, che purtroppo è sta attraversando una fase di difficoltà. Bene, dunque, lo stanziamento di un fondo nazionale per favorire maggiore trasparenza nei percorsi di formazione del prezzo e per valorizzare la carne suina. Serve un piano di azione nazionale per aiutare le aziende a valorizzare tutte le parti del maiale e non solo la coscia. La Cina - ha concluso Rolfi - sta aprendo i mercati e può rappresentare un bacino economico di alto livello».

Cavaliere (Copagri): dal governo serviva più coraggio

Roberto Cavaliere

«Nel decreto Emergenze è chiaro che se prendiamo in esame misure come l’anticipo della Pac o la creazione del Fondo nazionale per la suinicoltura sono indubbiamente provvedimenti positivi – dichiara Roberto Cavaliere, presidente di Copagri Lombardia -. In un contesto di revisione totale della Politica agricola comune il poter dare iniezione di liquidità alle aziende è sicuramente una misura molto utile al comparto agricolo. Speriamo ora di poterci gettare alle spalle il periodo elettorale e che il nuovo Parlamento europeo e la Commissione che si andranno a delineare vadano incontro rapidamente alla definizione della nuova Pac rispondendo alle reali esigenze del mondo agricolo, che chiede un drastico taglio della burocrazia, la tutela della biodiversità e del benessere animale e la certificazione delle produzioni in funzione del reddito degli agricoltori».
Per Cavaliere «i pilastri che hanno fondato il sistema della Pac alla fine degli anni Cinquanta oggi sono assolutamente cambiati e gli obiettivi iniziali, fra i quali appunto la tutela del reddito degli agricoltori, non sono stati affatto raggiunti».
«Anzi – prosegue – siamo ben lontani dal garantire un reddito adeguato e dignitoso agli agricoltori. La prossima Politica agricola comune dovrà cambiare molte cose, abbandonando innanzitutto l’impostazione dei titoli basati sul riconoscimento storico, impianto assolutamente da superare. Nella situazione di incertezza attuale, poter terminare l’attuale programmazione in corso con strumenti di aiuto come l’anticipo della Pac è sicuramente un aiuto alle imprese».
Anche la costituzione del Fondo per la suinicoltura è di per sé un provvedimento condivisibile. «Però la situazione attuale è molto complessa e il momento per gli allevatori di suini particolarmente difficile, con un prezzo che per mesi è stato in caduta libera – precisa Cavaliere. Contare su una cifra di cinque milioni di euro è del tutto insufficiente come risposta alla portata della crisi».
«Di emergenza questo decreto ha solo il titolo – incalza – perché mancano risposte concrete e il provvedimento normativo di fatto rinvia i problemi, anticipando sì una parte di risorse, ma in misura insufficiente. Come Copagri avremmo voluto un decreto più coraggioso. Qui stiamo mettendo delle pezze, ma dovremmo invece rifare il vestito».

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Fondo nazionale per la suinicoltura, cinque milioni in due anni - Ultima modifica: 2019-05-22T16:17:41+02:00 da Mary Mattiaccio

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