«Siamo i primi produttori di seme del mercato libero e vogliamo restare tali ancora per molto tempo». Così Luigi Gorza, amministratore delegato di Geneetic, azienda leader per la
produzione di seme suino nata dalla fusione di Goland e Pic, spiega la scelta di installare, nel centro verri di Castellazzo (Re), un impianto per la filtrazione dell’aria che, da quanto ci dicono, non ha eguali in Italia e pone la neonata società ai vertici del mercato per la sicurezza dei suoi prodotti.
«La questione è esattamente quella della sicurezza: abbiamo scelto di fare questo investimento non per averne un ritorno diretto, che non esiste, ma per dare ai nostri
clienti il massimo livello di sicurezza possibile», aggiunge Kirk Douglas, direttore di Geneetic.
«Proprio per questo motivo – interviene ancora Gorza – in futuro metteremo in atto altri investimenti allo scopo di mantenere il miglior livello di biosicurezza possibile, stanti le
attuali tecnologie».
La partnership con Skov«Dopo la fusione e la nascita di Geneetic ci siamo chiesti dove e come fosse possibile migliorare i nostri centri. L’impianto di filtrazione dell’aria è stato una delle prime attività messe a budget. Subito abbiamo cercato un partner per la realizzazione di questo investimento e lo abbiamo trovato in Skov, una società che ha dimostrato di avere tutti i requisiti da noi richiesti, oltre a disporre di un prodotto che ci permettesse di raggiungere il nostro obiettivo. Un sistema di filtrazione valido ed efficiente rende il nostro prodotto più sicuro e aumenta la fiducia dei nostri clienti».
«Ci poniamo come partner più che come fornitori di un impianto - esordisce Paolo Torchio, della B&T, importatrice Skov -. I nostri rapporti con i clienti continuano nel tempo e siamo convinti che sia giusto così. Per quanto riguarda l’installazione di Geneetic, a mia
memoria credo non ne esista un’altra uguale in Italia, per il livello di biosicurezza fornito».
Filtri e nebulizzatori
Vediamo allora come funziona il sistema installato a Castellazzo di Reggio Emilia. «Abbiamo
cercato di realizzare un impianto di filtrazione che fosse in primo luogo semplice, sia per la gestione sia per la manutenzione - esordisce Torchio -. «In sostanza, i capannoni sono
sigillati e l’aria può entrarvi soltanto attraverso finestre di ventilazione di fronte alle quali sono stati installati dei filtri in cui l'aria deve passare prima di poter entrare in sala. I filtri hanno il compito principale di impedire l'ingresso di virus e batteri nel locale». Affinché questo ambiente a prova di germi si mantenga i capannoni devono essere ermeticamente chiusi. «Per evitare che l’apertura di una porta o una fessura possano compromettere la sicurezza biologica lavoriamo con una leggera sovra-pressione. Dai 2ai 4 bar, sufficienti a far sì che, in caso di contatto con l’esterno, l’aria non possa entrare nel capannone. Naturalmente è necessario che le porte restino aperte il meno possibile, ma al riguardo i dipendenti della società sono stati ben istruiti e sono molto scrupolosi. Dirò di più: è un piacere lavorare con aziende che hanno una cura così meticolosa per le procedure
interne».
Grazie a questo sistema, tutto sommato semplice, l’impianto Skov assicura un’efficace protezione sanitaria ai preziosi verri di Geneetic. Affinché gli stessi possano produrre un seme di qualità è però anche importante il controllo del clima, dal momento che, come fa notare Kirk Douglas, temperatura e umidità influiscono sulle performance degli animali. In altre parole, pulire l’aria non è sufficiente, soprattutto in Pianura Padana e soprattutto in estati come questa. «Quando realizziamo un sistema di ventilazione analizziamo i dati climatici dei dieci anni precedenti, per capire con precisione di cosa ci sia bisogno in quel territorio.
Per il complesso di Castellazzo si è naturalmente reso necessario un sistema di abbattimento delle temperature». Come racconta Torchio, lo stesso è stato realizzato con semplici ugelli ad alta pressione, getti che nebulizzano l’acqua in prossimità dei punti di ingresso dell’aria. «In questo modo il getto investe la nube, si abbassa di temperatura
e si diffonde nel locale senza che l’acqua nebulizzata cada a terra», spiega Torchio. Ciò ovviamente non accade a caso né in ogni caso. Per ottenere la riduzione della temperatura
senza far impennare il tasso di umidità – con conseguente disagio per gli animali – è necessario che la nebulizzazione e la ventilazione siano attentamente controllate. «La nostra centralina agisce di continuo, analizzando la temperatura esterna e quella interna. Lo stesso accade per l’umidità, naturalmente. In questo modo si effettuano continue correzioni dei valori, così da non arrivare mai vicini al massimo impostato dall’operatore.
La regolazione, pertanto, è costante e fatta in modo tale da mantenere sempre un ambiente confortevole e relativamente asciutto».
Dodici gradi di differenza
Quanto sia efficace il sistema appena descritto è testimoniato dal direttore di Geneetic, che
prende come esempio i dati di metà giugno, quando in provincia di Reggio Emilia si superarono i 35 gradi. «L’installazione è stata completata a inizio giugno, per cui non abbiamo ancora riscontri sulla qualità del seme. Tuttavia posso dire che la sensazione, quando si entra nell’allevamento, è completamente diversa da prima e ciò è testimoniato dal personale che vi lavora, ma anche dall’oggettività dei numeri: nei giorni in cui siamo arrivati a 36 gradi, la temperatura interna non ha mai superato i 24 gradi, con un tasso di umidità perfettamente sotto controllo. Chiaramente ciò è dovuto anche alla coibentazione
delle strutture e alla bassa densità degli animali (uno ogni 6 metri quadrati, ndr), ma è fuori di dubbio che l’impianto stia facendo molto bene il proprio dovere».
I dati su cui si basa Douglas sono raccolti dal software di controllo, che monitora costantemente i parametri climatici e invia tutte le informazioni sia sul computer aziendale, sia sui cellulari dei responsabili. «In questo modo abbiamo sempre sott’occhio la situazione, anche quando siamo in trasferta», commenta il direttore.
Infine, va ricordato il sistema di emergenza, basato su un gruppo di continuità che garantisce il funzionamento dell’impianto anche in caso di guasto alla rete. «Lavorando a
bassa tensione, con batterie di piccola taglia riusciamo a mantenere il funzionamento
dell’impianto per il tempo necessario a effettuare gli interventi di riparazione o a ripristinare
il collegamento elettrico.
In un ambiente ermeticamente chiuso è infatti essenziale che la circolazione forzata dell’aria sia sempre garantita».
«Un impianto come questo, per noi, rappresenta un investimento sull’immagine - spiega
Gorza -. L’aumento di biosicurezza nel nostro centro verri non è infatti percepibile; come
è stato detto in precedenza, non è una spesa che assicura un ritorno diretto o immediato.
Tuttavia è fondamentale per la nostra reputazione e soprattutto per fornire agli allevatori
un seme sempre più sicuro. In questi anni abbiamo imparato per esperienza diretta cosa può fare una semplice mascherina; un impianto di questo tipo può davvero dare garanzie importanti a tutti».